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I “BRICS” si allargano

(Osaka - Japão, 28/06/2019) Presidente da República, Jair Bolsonaro, durante foto de família dos Líderes dos BRICS. Foto: Alan Santos / PR

di Maurizio Sacchi

Il Presidente cinese Xi Jinping ha annunciato l’accelerazione del processo di espansione dei Brics (Brasile, Russia, Cina, India, Sudafrica) a Iran e Argentina in occasione del 14° incontro dei leader dei BRICS a Pechino a fine giugno. Iran e l’Argentina hanno annunciato di aver presentato la richiesta formale di adesione al gruppo. A maggio, per la prima volta hanno partecipato alla riunione dei ministri degli Esteri dei BRICS  i ministri degli Esteri di Kazakistan, Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Indonesia, Nigeria, Senegal, Emirati Arabi Uniti, Thailandia e altri Paesi. Tutto questo indica che l’espansione dei BRICS sta accelerando.

Il presidente argentino Alberto Fernandez ha ribadito nei giorni scorsi il desiderio che l’Argentina si unisca ai Brics. L’Argentina spera di diventarne un membro il prima possibile. Non è da escludere il  possibile allargamento dei Brics a Paesi come l’Arabia Saudita, che ha già espresso il suo interessamento, e a nazioni, come Bangladesh, Egitto, Emirati Arabi Uniti e l’Uruguay, che l’anno scorso hanno aderito alla New Development Bank, istituto fondato dai Brics nel 2015.  L’ingresso dell’Iran aggiungerebbe ulteriore valore ai Brics, dato che il Paese detiene circa un quarto delle riserve petrolifere del Medio Oriente e la seconda riserva mondiale di gas. Invitato a una riunione virtuale del vertice, il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha tenuto un discorso in cui ha espresso la disponibilità dell’Iran a condividere le sue vaste capacità e il suo potenziale per aiutare i Paesi Brics a raggiungere i loro obiettivi.  Nello stesso periodo, Teheran ha partecipato a due giorni di colloqui a Doha volti a riallacciare il rapporto con gli Usa, riportando in vita l’accordo del Piano d’azione congiunto globale (JCPOA) tra Iran e Stati Uniti, che si sono conclusi senza alcun risultato positivo. Allo svanire della speranza di normalizzare i suoi legami con il blocco occidentale, l’Iran vede ora questa opportunità di rompere l’isolamento.  

Anche Egitto, Arabia Saudita e Turchia bussano alla porta

Dopo l’adesione all’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) lo scorso anno, la partecipazione ai Brics è il secondo passo dell’Iran verso l’adesione a questo gruppo, che si propone esplicitamente come alternativa all’Occidente, e all’egemonia del dollaro nell’economia globale. Feng Xingke, segretario generale del World Financial Forum e direttore del Center for BRICS and Global Governance, ha dichiarato al Global Times di Pechino che l’inclusione dell’Iran nei BRICS significherà “canali più stretti ed efficaci tra risorse e mercati, a beneficio di tutti i membri.”   In un’intervista rilasciata alla testata russa Izvestia, Purnima Anand ha dichiarato che Cina, Russia e India hanno discusso  l’adesione a Brics di Egitto, Arabia Saudita e Turchia, aggiungendo che questa  potrebbe non realizzarsi in tempi diversi.

“Tutti questi Paesi hanno mostrato interesse ad aderire e si stanno preparando a fare domanda di adesione. Penso che questo sia un buon passo, perché l’espansione è sempre percepita positivamente; questo aumenterà chiaramente l’influenza dei BRICS nel mondo”, ha spiegato Anand. “Spero che l’adesione dei Paesi ai BRICS avvenga molto rapidamente, perché ora tutti i rappresentanti del nucleo dell’associazione sono interessati all’espansione dell’organizzazione “. In precedenza, anche Li Kexin, direttore generale del Dipartimento per gli Affari Economici Internazionali del Ministero degli Esteri cinese, aveva dichiarato che diversi Paesi stavano “bussando alle porte” dell’organizzazione, tra cui Indonesia, Turchia, Arabia Saudita, Egitto e Argentina.

Putin parlando al Forum mercoledì ha sottolineato la necessità di “creare una valuta di riserva internazionale basata su un paniere di valute dei nostri Paesi”.  Questa idea è parte del cosiddetto progetto R5, sigla che prende spunto dalla lettera iniziale comune della valuta dei cinque Paesi Brics (il real brasiliano, il rublo russo, la rupia indiana, il renmindi cinese e il rand sudafricano). A tal proposito al Forum Putin ha fatto notare che il totale delle riserve internazionali dei Paesi Brics ammonta circa al 35% delle riserve mondiali.L’idea è quella di sviluppare un sistema per la multilateralizzazione degli accordi di pagamento facendo ricorso alle proprie valute, bypassando completamente il dollaro e le istituzioni finanziarie occidentali e mettendosi così al riparo dalle sanzioni.  Un altro vantaggio che i Brics potrebbero dare alla Russia di Putin è quello di collegare il suo sistema di pagamenti bancari, attualmente disconnesso da quello occidentale a causa delle sanzioni, a quello delle economie Brics.

Come mostrano i dati di Rystad Energy, l’India ha acquistato dalla Russia tra marzo e maggio di quest’anno un quantitativo di greggio sei volte superiore rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, mentre le importazioni cinesi nello stesso arco di tempo si sono triplicate. Come ha sottolineato Rita Fatiguso sul Sole 24 Ore, la New Development Bank, la Banca per lo sviluppo dell’alleanza,  è stata (…) rifinanziata con 30 miliardi di dollari per il quinquennio 2022-2026 in occasione del rinnovo del board. Il che ha portato a 60 miliardi di dollari la dote stanziata a oggi dalla banca per progetti infrastrutturali. Fondi dei quali usufruirà anche la Russia di Vladimir Putin, che in questo contesto è totalmente al riparo da qualsiasi sanzione internazionale”.

Un processo di aggregazione dei Paesi non allineati con gli Usa che viene da lontano, dalla creazione dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (Sco), nel 2001, un’evoluzione  dei “Cinque di Shanghai”, un accordo di sicurezza reciproca stipulato nel 1996 tra Cina, Kazakistan, Kirghizistan, Russia e Tagikistan. Il 15 giugno 2001, i leader di queste nazioni e dell’Uzbekistan si sono incontrati a Shanghai per annunciare una nuova organizzazione con una più profonda cooperazione politica ed economica; la Carta della SCO è stata firmata il 7 luglio 2002 ed è entrata in vigore il 19 settembre 2003. Da allora i membri della SCO sono diventati otto, con l’ingresso di India e Pakistan il 9 giugno 2017.Un’operazione che ha sollevato da allora discussioni e commenti sulla natura geopolitica dell’Organizzazione . Matthew Brummer, nel Journal of International Affairs, traccia le implicazioni dell’espansione della SCO nel Golfo Persico Secondo il politologo Thomas Ambrosio, uno degli obiettivi della Sco era quello di garantire che la democrazia liberale non potesse guadagnare terreno in questi Paesi.

Lo scrittore iraniano Hamid Golpira  commentava:  “Secondo la teoria di Zbigniew Brzezinski, il controllo della terraferma eurasiatica è la chiave per il dominio globale e il controllo dell’Asia centrale è la chiave per il controllo della terraferma eurasiatica….Russia e Cina hanno prestato attenzione alla teoria di Brzezinski, da quando hanno formato l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, apparentemente per frenare l’estremismo nella regione e migliorare la sicurezza delle frontiere, ma molto probabilmente con il vero obiettivo di controbilanciare le attività degli Stati Uniti e del resto dell’alleanza NATO in Asia centrale“.

Già nel novembre 2005 il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov affermava  che “l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) sta lavorando per stabilire un ordine mondiale razionale e giustoe che “l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai ci offre un’opportunità unica di partecipare al processo di formazione di un modello fondamentalmente nuovo di integrazione geopolitica”. Il Quotidiano del Popolo commentava allora : “La dichiarazione sottolinea che i Paesi membri della SCO hanno la capacità e la responsabilità di salvaguardare la sicurezza della regione centroasiatica e invita i Paesi occidentali a lasciare l’Asia centrale. Questo è il segnale più evidente dato dal vertice al mondo“.

In copertina: i soci fondatori foto da Wikimedia

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