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Licenza di uccidere a Gaza

di Andrea Tomasi

L’Assemblea generale delle Nazioni Unite – che rappresenta 193 Paesi – ha condannato ieri, con una risoluzione votata a larga maggioranza da 120 membri, l’”uso eccessivo della forza” da parte di Israele verso gli abitanti di Gaza dove sono stati uccisi negli ultimi due mesi e mezzo oltre 120 palestinesi a Gaza. Non c’è solo l’Onu: «A due mesi dall’inizio delle proteste a Gaza, la Corte penale internazionale “osserva da vicino” la situazione (…) i Palestinesi hanno cominciato la loro nuova forma di resistenza e protesta: dalla prima manifestazione, tenutasi lo scorso 30 marzo per celebrare (come ogni anno) il “giorno della terra”, gli abitanti di Gaza hanno continuato ad organizzare settimanalmente manifestazioni di massa a ridosso della barriera che separa la Striscia da Israele. 

Al di là della propaganda che ha cercato di dipingere queste manifestazioni come pericolosissimi atti terroristici riconducibili ad Hamas, si tratta di eventi messi insieme dalla gente comune di Gaza per protestare contro la punizione collettiva loro imposta – il blocco che li imprigiona e soffoca – contro il mancato accesso alla terra e per rivendicare i loro diritti negati».

Sono parole di Chantal Meloni, docente dell’Università degli studi di Milano, volto e voce note dell’Atlante delle Guerre. Nella mostra interattiva NO WAR NO PEACE – Non c’è pace dopo la guerra, ospitata presso il MAG (Museo Alto Garda) di Riva del Garda, è lei che – al termine della mostra allestita al piano terra della Rocca – parla dell’utilizzo dei droni killer anche in aree geografiche molto vicine a noi, dove però formalmente non ci sono guerre in corso.

L’uso degli aerei senza pilota – spiega la professoressa –  pone la questione della violazione sistematica dei diritti umani. L’Italia ha siglato un accordo con gli Stati Uniti per l’uso dei droni armati. Ha concesso l’utilizzo della base di Sigonella, ma formalmente non si sa nulla di questo “contratto” e il governo finora si è appellato al “segreto di Stato”. Intanto però i civili in alcuni Paesi muoiono nell’indifferenza generale.

Ma torniamo a Gaza e alle dichiarazioni di Chantal Meloni. La sua è una riflessione pubblicata sulla rivista Il Mulino.

«Ad oggi fonti dell’Onu stimano intorno ai 128 morti e oltre 13.000 feriti. Solo nel corso della manifestazione del 14 maggio scorso, coincisa con l’anniversario della Nakba, ma anche con l’inaugurazione della nuova sede dell’ambasciata statunitense a Gerusalemme decisa da Trump, 60 Palestinesi sono stati uccisi e quasi 3.000 feriti dai soldati dell’esercito israeliano».

Questi i numeri crudi che la professoressa associata di diritto penale – impegnata a livello italiano e internazionale nella difesa dei diritti umani – cita e che rischiano di non causare alcuna reazione a livello di comunità internazionale.

Meloni racconta per immagini ed emozioni l’orrore di una guerra eterna a cui il mondo sembra assuefarsi.

Ricorda l’uccisione di  Razan Al Najjar, una giovane ragazza che lavorava come volontaria paramedica. «È stata uccisa con un colpo alla schiena sparato dall’altra parte della barriera da un cecchino israeliano, mentre prestava soccorso ai feriti durante l’ultima manifestazione del 1 giugno». Fra le vittime ci sono altri 14 soccorritori, bambini e giornalisti che cercano di raccontare al mondo cosa sta succedendo.

E poi c’è la normalità della morte. Parliamo dei tanti civili disarmanti che manifestano e cadono sotto i colpi dell’artiglieria israeliana. «Queste uccisioni e ferimenti di civili disarmati sono stati duramente condannati dalla comunità internazionale in varie sedi (si veda tra gli altri Amnesty International)  sebbene – ancora una volta – l’Onu sia bloccata nel prendere concrete azioni dal veto esercitato dagli Stati Uniti».

La professoressa Meloni ricorda la responsabilità politica del ministro della difesa israeliano Avigdor Lieberman secondo il quale «non esistono innocenti a Gaza»

Parla di «ampio e illegittimo uso della forza letale», concesso già prima delle manifestazioni di fine marzo (vedi il report Human Rights Watch).

I soldati israeliani, sul fronte interno, hanno ormai licenza di uccidere. È quanto dice la docente dell’Università di Milano, citando la decisione della Corte Suprema d’Israele. «È proprio a causa di questo suggello di ufficialità, questo sforzo profuso a 360 gradi dai vertici israeliani (…) che i comandanti israeliani potrebbero presto trovarsi a doversi difendere davanti agli organi della giustizia internazionale».

L’unica via è quella del diritto internazionale, l’unica speranza stando alle parole di Meloni, che parla di una probabile indagine formale sulla situazione da parte della Procuratrice della Corte penale internazionale (Cpi).

È dall’inizio degli anni 2000 che si chiede alla Corte penale internazionale di affrontare la questione di Gaza. Per accelerare le procedure, intanto, il governo di Ramallah ha presentato una sorta di deferimento della situazione. L’Ufficio del Procuratore può avviare un’indagine senza dover essere previamente autorizzato dai giudici della Camera preliminare. Per leggere l’articolo scritto dalla professoressa Meloni per Il Mulino, CLICCA QUI.

Guarda l’intervista alla professoressa Meloni sui droni killer. La versione integrale presso la mostra NO WAR NO PEACE al MAG di Riva del Garda

 

 

 

 

 

 

 

 

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