Site icon atlante guerre

Palestina: è una strage di innocenti (aggiornato)

Foto di EducAid

Di fronte alla crescente pressione del suo stesso Partito Democratico, il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha espresso il suo sostegno a un cessate il fuoco per porre fine alla violenza nella Striscia di Gaza. Un cambiamento rispetto alla posizione tenuta sinora nel Consiglio di sicurezza dell’Onu. La Casa Bianca ha detto che Biden “ha espresso il suo sostegno per un cessate il fuoco e ha discusso l’impegno degli Stati Uniti con l’Egitto e altri partner a tal fine” in una telefonata con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

Tre bambini feriti ogni ora, da lunedì scorso. Succede a Gaza. A dirlo è Save the Children. Nell’ultima settimana sono stati uccisi almeno 58 bambini nel territorio e due bambini nel Sud di Israele. 366 i bimbi feriti a Gaza. È davvero una strage di innocenti questa nuova puntata dell’eterna guerra fra Israele e Palestina. “Quante altre famiglie devono perdere i propri cari prima che la comunità internazionale agisca? Dove possono correre i bambini quando gli attacchi aerei piovono sulle loro case? ” ha detto Jason Lee, direttore del paese di Save the Children Palestine. “Le famiglie a Gaza e il nostro staff ci dicono che sono al punto di rottura – vivono all’inferno senza un posto dove cercare rifugio e apparentemente senza fine in vista”, ha riferito Lee. La crisi non accenna a placarsi. Dopo una settimana di violenza sono almeno 198 i palestinesi rimasti uccisi nei raid israeliani e 10 le vittime dei razzi lanciati da Hamas.

Nella striscia di Gaza

La giornata di sabato 15 maggio è stata scandita dal bombardamento israeliano che ha colpito il campo profughi di Al-Shati, uccidendo almeno 10 palestinesi, tra cui otto bambini e dall’abbattimento del grattacielo che ospitava gli uffici di alcuni media, tra cui Al Jazeera e Associated Press. Reporter Senza Frontiere ha chiesto alla Corte penale internazionale di indagare sul bombardamento israeliano di un edificio che ospita organizzazioni mediatiche, tra cui Al Jazeera e Associated Press, come possibile crimine di guerra. “Prendere di mira deliberatamente i media costituisce un crimine di guerra”, ha detto il segretario generale di Rsf Christophe Deloire. “Distruggendo intenzionalmente i media, le forze di difesa israeliane non stanno solo infliggendo danni materiali inaccettabili alle operazioni di informazione. Stanno anche, più in generale, ostacolando la copertura mediatica di un conflitto che colpisce direttamente la popolazione civile ”, ha aggiunto Deloire.

Nella notte tra domenica e lunedì si è verificato uno dei bombardamenti più intensi, che ha ucciso almeno 42 palestinesi e ne ha ferite dozzine. Hamas, il gruppo che governa la Striscia di Gaza, ha invece lanciato razzi contro le città israeliane di Ashkelon e Beersheba. Israele ha denunciato 10 morti, inclusi due bambini. Nella striscia di Gaza, intanto gli ospedali stanno esaurendo le risorse. Secondo gli operatori sanitari l’elettricità è disponibile da una a tre ore al giorno e i generatori stanno esaurendo il carburante. La crisi energetica ha innescato anche una carenza d’acqua. Pare infatti che gli attacchi israeliani abbiano danneggiato una linea che alimenta l’elettricità dall’unica centrale elettrica alle aree meridionali di Gaza City.

Entra nella community

Iscriviti alla nostra newsletter

A Gerusalemme

Nella giornata di domenica un palestinese si è schiantato con la sua auto contro un posto di blocco della polizia a Sheikh Jarrah, ferendo sei agenti israeliani. La polizia ha aperto il fuoco, uccidendo l’autista. Abu Ubaida, portavoce del gruppo Hamas al governo di Gaza, ha elogiato quella che ha descritto come “l’operazione eroica e audace” a Sheikh Jarrah. Nel quartiere di Gerusalemme Est,vittima degli sfratti di alcune famiglie palestinesi, la polizia ha bloccato l’ingresso al potenziale sito di sfratto e a una tomba adiacente che si ritiene essere il luogo di sepoltura di Simone il Giusto, un antico sommo sacerdote ebreo.

Fumata nera dal Consiglio di sicurezza

Domenica 16 maggio si è tenuta la terza riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in una settimana, che si è conclusa nuovamente conclusa senza risultati concreti. Gli Stati Uniti hanno infatti bloccato una dichiarazione congiunta che chiedeva un cessate il fuoco immediato tra Israele e Hamas. L’ambasciatore degli Stati Uniti alle Nazioni Unite, Linda Thomas-Greenfield, ha detto che gli Stati Uniti “stanno lavorando instancabilmente attraverso i canali diplomatici” per fermare i combattimenti. Anche il segretario di Stato americano Antony Blinken ha affermato che gli Stati Uniti restano molto preoccupati per l’escalation di violenza e stanno lavorando “ampiamente” dietro le quinte per porre fine alle ostilità. Il diplomatico statunitense, in una conferenza stampa a Copenaghen, ha esortato le parti a garantire la protezione dei civili e ha ribadito che Israele ha un “onere extra” per evitare vittime civili.

Nessuna dichiarazione congiunta è però emersa dal Consiglio, nonostante i negoziati portati avanti da Norvegia, Cina e Tunisia. I tre Paesi hanno diffuso un proprio comunicato, a margine della riunione, nel quale si dicono “profondamente preoccupate” . L’incontro del Cds era iniziato con un nuovo appello del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres per il cessate il fuoco. “Questo ciclo – ha detto – insensato di spargimento di sangue, terrore e distruzione deve cessare immediatamente. Tutte le parti devono rispettare il diritto internazionale umanitario e il diritto internazionale dei diritti umani”.

Alcuni spiragli tra la violenza

Dopo gli scontri avvenuti in molte città con una forte presenza araba, a Lod (dove è stato dichiarato lo stato di emergenza), Ramla, Akko, Giaffa e Tel Aviv si sono susseguite negli ultimi giorni varie manifestazioni di rifiuto della violenza. Quella di Tel Aviv, promossa dalla Ong israeliana Standing Together, ha visto la partecipazione di oltre mille persone. Una manifestazione analoga, con 150 persone, si è tenuta a Gerusalemme, ma è stata dispersa dalla polizia israeliana provocando tensioni e alcuni arresti. Manifestazioni pacifiste si sono svolte anche ad Akko, dove nei giorni scorsi erano state incendiate alcune proprietà di ebrei. Proprio qui, infatti, arabi ed ebrei sono scesi insieme in strada per ripulire la città dai resti delle violenze. E ancora ad Haifa giovani ebrei e palestinesi hanno offerto fiori alle auto di passaggio.

*In copertina foto di EducAid

di Red/Al.Pi.

La scheda conflitto dell’Atlante delle guerre

L’editoriale del direttore Raffaele Crocco

Entra nella community

Lasciaci qualche informazione su di te, così saremo in grado di contattarti quando lanceremo la campagna di crowdfunding e potrai ricevere la nostra newsletter con gli ultimi aggiornamenti dal mondo.

IN ESCLUSIVA PER TE L’ABSTRACT SULL’INSERTO “SPECIALE CORONAVIRUS”

Next: Israele vs Gaza, luce in fondo al tunnel?
Exit mobile version