di Ilario Pedrini
Mentre i telegiornali parlano (poco) di cosa sta accadendo esattamente in Siria, l’Atlante delle Guerre pubblica i numeri. Si tratta di cifre diffuse dall’Agenzia Onu sugli aiuti umanitari (Ocha), alla vigilia della nuova conferenza che si terrà a Bruxelles.
Ma, mentre in queste ore ci si concentra sull’utilizzo delle armi chimiche da parte del regime, da tempo esiste il problema della fame: si calcola che 6.3 milioni di cittadini rischiano di non avere alcuna possibilità di procurarsi del cibo.
Anche chi ha un tetto sulla testa deve fare i conti con l’assenza di acqua o con acquedotti malfunzionanti: il 35% delle abitazioni non hanno acqua potabile.
Secondo il rapporto dell’Onu – diffuso alla vigilia della seconda conferenza sulla Siria (“Supportare il futuro della Siria e della regione”) le zone che necessiterebbero di maggiore attenzione da parte della comunità internazionale in termini di aiuti umanitari sono i territori del nord ovest, Afrin e Est di Ghouta.
La conferenza delle Nazioni Unite si terrà il 24 e 25 aprile a Bruxelles. Si parlerà del supporto umanitario e del processo politico di pace promosso dalle Nazioni Unite a Ginevra.
Come è stata trattata la notizia del raid dell’alleanza occidentale? Il 14 aprile l’agenzia pubblicava la na notizia con queste parole:
Stati Uniti, Regno Unito e Francia hanno coordinato un raid in Siria, in risposta all’attacco chimico avvenuto una settimana fa a Douma e attribuito al regime di Assad. Ecco quello che sappiamo finora:
Poco dopo le 21, le 3 di notte in Italia, il presidente americano Donald Trump ha tenuto un discorso in tv annunciando attacchi missilistici contro obiettivi in Siria insieme a Regno Unito e Francia. Nel suo discorso, Trump ha parlato di una decisione presa in seguito all’attacco “spregevole e malvagio” sferrato a Douma e attribuito al regime siriano. “L’obiettivo di questa azione – ha sottolineato Trump – è creare un forte deterrente contro la produzione, la diffusione e l’uso di armi chimiche”. Stando alle parole usate dalla premier britannica Theresa May, si tratta di un attacco “limitato e mirato”.