Algeria

Frodi e processi elettorali poco trasparenti, repressione del dissenso nelle piazze e nei tribunali, restrizioni alla libertà della stampa e corruzione dilagante continuano a perseguitare il Paese più esteso del Continente africano. Il movimento di protesta dell’Hirak, nato nel 2019 contro il tentativo dell’allora Presidente Abdelaziz Bouteflika (alla guida del Paese dal 1999) di servire un quinto mandato, sembrava aver aperto uno spiraglio di speranza nella scena politica algerina. Tra i più grandi successi del movimento, le dimissioni dopo sei settimane di mobilitazione dell’ex Presidente, deceduto il 17 settembre 2021. Per il resto, purtroppo poco sembra essere cambiato. Un tempo primo Ministro di Bouteflika e certamente parte del suo establishment, Abdelmadjid Tebboune è stato eletto a capo del Paese nelle elezioni presidenziali del 2019, segnate da bassa affluenza alle urne e accuse di frode da parte dell’opposizione. La storia si è ripetuta con le elezioni parlamentari a giugno 2021, vinte dal Fronte di Liberazione Nazionale (Fln) e dal Raggruppamento Nazionale Democratico (Rnd), i partiti più grandi e più vicini all’establishment. Le ultime elezioni sono state precedute da casi di detenzione e azioni giudiziarie mosse dal Governo contro gli esponenti dei partiti di opposizione. A un mese dalla tornata elettorale, il Governo ha etichettato come “organizzazioni terroristiche” il gruppo islamista Rachad e il Movimento per l’Autodeterminazione della Cabilia, entrambi all’opposizione, arrestando molti attivisti e avvocati accusati di esservi collegati o farne parte. L’affluenza ha raggiunto i minimi storici quando, dopo le nuove accuse di irregolarità e la decisione dell’Hirak di boicottare le elezioni, solo il 23% della popolazione si è recata alle urne. La situazione civile nel Paese è peggiorata: il popolo algerino è stato vittima di una graduale erosione dei diritti civili e di un uso sempre più frequente e spropositato della violenza da parte delle forze dell’ordine. A febbraio 2021 sono ricominciate le proteste dell’Hirak, dopo la sospensione di qualsiasi attività a causa del Covid-19. La polizia ha reagito effettuando arresti di massa e, secondo il Comitato Nazionale per la Liberazione dei Detenuti, oltre 1.000 persone sono state trattenute per il semplice fatto di aver partecipato alle proteste del 14 maggio 2021. Mentre molti manifestanti sono stati rilasciati rapidamente, alcuni sono rimasti in detenzione per lunghi periodi. Una sorte simile spetta ad attivisti, docenti, studenti, giornalisti che hanno ancora il coraggio di alzare la voce contro il sistema. Il 4 aprile 2020 cinque membri dell’Hirak sono stati arrestati per un video postato su Youtube il giorno prima: consolavano un ragazzo di soli 15 anni che raccontava di aver subito molestie sessuali dagli agenti di polizia dopo essere stato arrestato durante una protesta. Una legge passata dal Parlamento nel 2020 criminalizza tutti i mezzi di comunicazione che diffondano “fake news” minando l’ordine pubblico e la sicurezza. La violenza si manifesta anche su migranti e rifugiati presenti nel territorio algerino. Le autorità algerine continuano a espellere verso il Niger e il Mali migliaia di migranti, molti dei quali bambini, senza garantire un livello adeguato di protezione e un giusto processo per definire il loro lo status. I migranti hanno spesso riferito di essere stati vittima di violenza, furto di beni, detenzione arbitraria e maltrattamenti da parte delle autorità algerine durante gli arresti e le espulsioni all’estero.