Costa d’Avorio

Il 2022 sembra essere stato per la Costa d’Avorio un anno di riconciliazione, almeno sulla scena politica. Ad agosto il Presidente Alassane Ouattara ha ufficialmente graziato il suo predecessore Laurent Gbagbo, tornato dopo 10 anni nel Paese a seguito dell’assoluzione dalle accuse di crimini di guerra che avrebbe commesso nelle violenze post-elettorali del 2010. La decisione di Ouattara di concedere la grazia al suo avversario politico fa seguito a un incontro avvenuto a luglio tra lui, Gbagbo e l’ex Presidente Henri Konan Bedie. Le rivalità tra i tre protagonisti della politica ivoriana hanno radici profonde. Bedie è stato eletto Presidente nel 1993 ed è rimasto in carica fino al colpo di Stato del 1999, che ha portato Gbagbo al potere. Gbagbo ha poi governato per circa dieci anni, sventando nel 2002 un golpe che ha sprofondato il Paese in una guerra civile responsabile di aver paralizzato la Costa d’Avorio per 10 anni. La situazione si è sbloccata solo con le elezioni del 2010, vinte dall’attuale Presidente Ouattara, a cui seguirono tre mesi di violenze che provocarono circa 3.000 vittime. Nel suo decennio al potere, Ouattara ha riportato una certa stabilità. Ma le brutte abitudini non si abbandonano facilmente. Decine di persone sono state uccise negli scontri che hanno preceduto le elezioni del 2020, in cui Ouattara ha cercato e ottenuto un terzo mandato dopo aver dichiarato che non si sarebbe candidato. Le elezioni non sono state né libere né regolari. La nomina di diversi candidati, tra cui Laurent Gbagbo e il leader dell’opposizione Guillaume Soro, è stata rifiutata dalla Corte Costituzionale del Paese. Il Governo ha vietato tutte le manifestazioni pubbliche durante il periodo elettorale e quelle che si sono svolte sono state contrastate con violenza. La situazione si è leggermente distesa l’anno successivo. Le elezioni legislative che si sono tenute a marzo 2021 sono state giudicate trasparenti e pacifiche. Se nel 2020 la politica e il partito al potere erano diventati argomenti pericolosi, nel 2021 la popolazione ha goduto di una maggiore libertà di esprimere la propria opinione e i commenti politici sono riapparsi sui giornali e sui social media. Nonostante il clima disteso e il ritorno di importanti partiti di opposizione, l’affluenza è rimasta bassa: solo il 38% degli aventi diritto si è recato alle urne. Intanto, la sicurezza nel Paese è stata messa alla prova da una serie di incidenti che tra il 2020 e il 2021 si sono verificati a Nord, lungo i confini con il Burkina Faso e il Mali. A febbraio 2021, il capo dell’intelligence francese ha avvertito che i gruppi terroristici attivi nei Paesi confinanti stavano pianificando di espandere le loro operazioni in Costa d’Avorio. A dicembre, il Governo ha aumentato il budget per i programmi antiterrorismo. La Costa d’Avorio è un membro attivo della missione Onu dispiegata in Mali per contrastare le attività dei gruppi terroristici che dal 2012 destabilizzano la Regione. Il 2022 è stato un anno di deterioramento nei rapporti bilaterali tra i due Paesi. In luglio il Regime militare che governa il Mali dal 2020 ha arrestato 49 soldati che Yamoussoukro aveva inviato come contributo alla missione delle Nazioni Unite nel Paese. Dopo aver arrestato le truppe, il Regime maliano ha dichiarato che i soldati sarebbero stati considerati mercenari e trattati come tali. La controversia è solo l’ultimo episodio di una lunga serie di incidenti che hanno portato allo stremo i rapporti tra Bamako e i suoi vicini di casa.