Afghanistan

Il 15 agosto 2021, completato in anticipo il ritiro americano deciso dall’Accordo di Doha nel 2020, Kabul cade in mano dei Talebani, ultima di una serie di grandi città (Herat, Kandahar, Jalalabad) e centri minori conquistati nelle settimane precedenti. L’ingresso a Kabul, in capo alla fazione Haqqani, lascia stupefatti gli stessi Talebani mentre il Presidente Ashraf Ghani è già fuggito, tra le polemiche, dalla capitale. Tra il 14 e il 31 agosto, gli Stati Uniti e i loro alleati evacuano più di 120.000 persone dall’Afghanistan tramite ponti aerei dall’aeroporto internazionale Hamid Karzai della Capitale. I talebani si mettono al lavoro e, nonostante le promessa di un Governo inclusivo, agli inizi di settembre nominano il nuovo Esecutivo guidato da Mohammad Hasan Akhund, stretto collaboratore del defunto fondatore del gruppo, Mullah Omar. Un posto di rilievo è destinato a Sirajuddin Haqqani (Interno), mentre Vice Primo Ministro viene indicato mullah Ghani Baradar, il negoziatore di Doha. Agli Esteri va mullah Yakoob. L’Esecutivo (ad interim) viene criticato poiché non inclusivo e senza alcuna presenza femminile. I talebani impongono una stretta lettura della sharia, discriminano le donne e colpiscono la minoranza sciita degli hazara. Il Paese precipita intanto in una crisi economica senza precedenti per mancanza di fondi e moneta circolante, motivo dovuto anche al congelamento dei beni della Banca centrale afgana (circa 9miliardi) bloccati negli Usa e in banche europee. Con l’avvento dell’inverno la tragedia umanitaria si aggrava e le Nazioni Unite mettono in guardia su un possibile futuro alto bilancio di vittime per la fame e il freddo. Nel gennaio 2022, dopo che l’Onu ha lanciato un appello per oltre 4,4miliardi di dollari (la cifra più alta mai richiesta in un singolo Paese), il Segretario Generale Antonio Guterres chiede anche lo scongelamento dei fondi della Banca centrale afgana. Scongelamento che in parte avviene da parte americana (3,5 su 7miliardi) con un meccanismo per cui il denaro non passa direttamente nelle mani dei talebani. Dovuto forse a una forma di ritorsione, alla vittoria dell’ala più ortodossa, a una battaglia interna al movimento, nell’aprile 2022 la promessa riapertura delle scuole per le ragazze non avviene: anzi, i talebani dettano misure più restrittive sull’abbigliamento femminile e sul permesso per le donne di girare da sole escluse brevi distanze. Il 15 agosto 2022 si celebra il primo anno del nuovo Emirato Islamico d’Afghanistan, un Governo che nessuno riconosce, neppure Cina, Russia, Pakistan e Turchia che hanno lasciate aperte le loro ambasciate. Chiuse quelle occidentali mentre al nuovo Afghanistan talebano è negato anche il seggio all’Onu. Alla vigilia dell’anniversario, la missione Onu a Kabul (Unama) rilascia un rapporto che testimonia di 2.106 vittime civili (700 morti, 1.406 feriti) causate principalmente da attacchi attribuiti all’Isil-K. Si aggiungono 160 esecuzioni extragiudiziali, 178 arresti e detenzioni arbitrarie, 23 casi di detenzione in incommunicado, 56 casi di tortura e maltrattamenti di ex militari (Andfs) e funzionari governativi. Poi, 59 esecuzioni extragiudiziali, 22 arresti e detenzioni arbitrarie, 7 episodi di tortura e maltrattamenti ad accusati di affiliazione all’Isil-K. Infine, 217 casi di punizioni crudeli, disumane e degradanti e 118 casi di uso eccessivo della forza, violazioni dei diritti umani contro 173 operatori dei media e 65 difensori dei diritti umani.