La Guinea Bissau è un turbolento Paese dell’Africa Occidentale con una storia costellata da colpi di stato fin dalla indipendenza, ottenuta nel 1973 dopo che nel Paese colonizzatore, il Portogallo, scoppiò la Rivoluzione dei Garofani e finì la dittatura di Salazar. I rivolgimenti al potere sono stati incessanti fino ai giorni nostri. Nel marzo 2009 alcuni militari uccidevano il Presidente Vieira, dopo che un attentato aveva ucciso il capo di stato maggiore dell’esercito. Il Presidente dell’assemblea nazionale Raimundo Pereira venne nominato temporaneamente capo di Stato. In settembre diventava Presidente Malam Bacai Sanhá; dopo la sua morte avvenuta nel dicembre del 2012, Pereira ritornava ad essere capo di Stato ad interim, ma veniva deposto con un golpe poche settimane dopo. Nel 2014 veniva eletto Presidente José Mario Vaz.
La Guinea Bissau è tra i venti Paesi più poveri del mondo e una economia basata sull’agricoltura e sulla pesca. Il principale prodotto d’esportazione è l’anacardo. Ci sono anche interessanti risorse minerarie – petrolio, bauxite e fosfati – che però a causa della totale mancanza di infrastrutture non vengono sfruttate. La guerra civile e i continui colpi di stato hanno praticamente penalizzato l’economia al punto che questo piccolo Paese – 1,5milioni di abitanti e 36mila Km2 – ha quasi un miliardo di dollari di debito estero. La conformazione geografica e la cronica instabilità politica hanno reso la Guinea Bissau un Paese ideale per il narcotraffico. È accertato che sia una sorta di hub africano per l’arrivo di droga dall’America Latina e lo smistamento verso l’Europa attraverso le rotte sahariane. Il fatto che davanti alle coste del Paese ci sia un vasto arcipelago di isole, le Bijagos, alcune completamente disabitate favorisce l’arrivo di carichi clandestini di droga. Lo Stato è troppo debole, e spesso infiltrato, corrotto o connivente, per fronteggiare questo business che finisce per penalizzare lo sviluppo economico del Paese.