Situazione attuale e ultimi sviluppi
Dopo l’associazione con l’Unione Europea nel 2016, la Georgia ha iniziato un percorso di democratizzazione e riforma, di rispetto dei diritti umani e di rinforzo delle strutture costituzionali a sostegno delle libertà fondamentali sotto l’occhio attento della Commissione Ue.
I suoi sforzi non sono però abbastanza, secondo Bruxelles: la candidatura a Stato membro proposta da Tbilisi a giugno 2022 è stata rifiutata dalla Commissione, la quale ha giudicato che il Paese non incontra ancora gli standard previsti quanto a indipendenza dei poteri politici e della giustizia, lotta alla corruzione e tutela dei diritti fondamentali.
Il rifiuto di Bruxelles ferisce la Georgia: la candidatura era stata inviata in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, che ha risvegliato il timore mai del tutto sopito che nelle mire espansionistiche del Cremlino figurino anche le regioni ribelli di Ossezia del Sud e Abkhazia, se non addirittura l’intera Georgia.
Le numerose e consistenti manifestazioni di strada che hanno seguito la decisione di Bruxelles non sono tanto rivolte alle istituzioni europee quanto alla leadership del Paese: sembra essere diffusa la consapevolezza che il partito al Governo, Sogno Georgiano, non abbia fatto abbastanza per raggiungere gli standard politici, sociali e gli obiettivi economici disposti dall’Ue. Nonostante il terremoto politico del 2019, che ha visto le dimissioni dell’allora premier Giorgi Gakharia e l’arresto del leader del principale partito dell’opposizione Mika Melia, il nuovo primo Ministro appartiene sempre al partito Sogno Georgiano che in tanti, dentro e fuori il Parlamento, ritengono troppo assoggettato alle ingerenze russe.
A luglio 2022, il Presidente di Partito ha criticato aspramente l’operato degli ambasciatori Usa e Ue in Georgia, pochi giorni dopo aver affermato che gli stessi alleati occidentali del Paese lo stiano forzando a una guerra suicida contro la Russia.
Secondo gli osservatori internazionali, il pericolo è che Sogno Georgiano, sotto l’influenza del miliardario fondatore Ivanishvili, trasformi il Paese in un baluardo anti-occidentale nel cuore delle Repubbliche ex-sovietiche. L’80% del Paese ritiene che la Georgia dovrebbe diventare Stato membro dell’Unione Europea e quasi il 70% di costoro ritiene che sia giusto entrare anche nella Nato. L’incapacità del Governo di rappresentare le richieste del popolo appare evidente in quella che sembra sempre di più una crisi politica sistemica.
Per cosa si combatte
Dal 2008, l’Ossezia del Sud e l’Abkhazia sono regioni georgiane di fatto indipendenti. Situati al confine Nord del Paese, i due Territori sono popolati perlopiù da gruppi etnici iraniani e osseti che, fin dal periodo zarista, rivendicavano la propria distanza da Tbilisi.
Dopo alcuni tafferugli separatisti al termine della Guerra Fredda, la Russia inizia a esercitare la propria influenza sulle due piccole Regioni, fino a che, nel 2008, la tensione sfocia in uno scontro armato. Tbilisi arriva a bombardare Tskhinvali, in Ossezia del Sud, mentre la Russia interviene inviando l’esercito, in una mossa che i georgiani considerano a pieno titolo un’invasione.
Dopo la firma di una tregua nell’agosto dello stesso anno, la situazione in Sud Ossezia e Abkhazia è in stallo.
Mosca e una manciata di piccoli Stati alleati riconoscono ad oggi l’indipendenza delle due Regioni, mentre Nazioni Unite, Nato e Unione Europea sostengono Tbilisi nel denunciare la campagna di influenza del Cremlino e l’appartenenza dei Territori alla Georgia. La tensione con la Russia non si sopisce e in tempi recenti i cittadini georgiani si sono espressi fortemente contro le ingerenze di Putin nella vita economica e politica del Paese.
È stato proposto un regime di visti per i cittadini russi, ma gli investimenti russi nel Paese arrivano fino alle tasche del primo partito al Governo.
Quadro generale
La Georgia è annessa all’Unione Sovietica nel 1922 per opera del suo cittadino probabilmente più famoso, Iosif Stalin, e vi rimane fino al 1991.
L’uscita dall’Urss (scelta tramite referendum dal 98,9% dei cittadini aventi diritto di voto) è traumatica per il Paese: già messo alla prova dai cambiamenti politico-sociali introdotti con la perestroika, vive un periodo di crisi economica e di turbolenza politica.
Si verificano allora i primi moti separatisti in Abkhazia e Ossezia del Sud, che con un referendum locale dichiara di volere l’annessione alla Russia. Scontri a bassa intensità si combattono tra linee etico-linguistiche e Tbilisi si trova a firmare accordi di pace con l’Ossezia del Sud (1992) e con l’Abkhazia (1994).
In entrambi i casi, la pace prevede lo stanziamento di truppe militari russe, denominate “forze miste per il sostegno alla pace”, e la creazione di basi militari russe sui territori ribelli. Le forze di pace sono stanziate sotto l’egida della Comunità di Stati Indipendenti, che comprende nove delle quindici ex Repubbliche sovietiche, inclusi Territori autoproclamati indipendenti quali la Transnistria e il Nagorno-Karabakh. Dal 1993, in entrambe le Regioni è stanziata la missione Unomig delle Nazioni Unite, incaricata di osservare l’operato delle forze di pace (di fatto, tutti soldati russi) e il mantenimento del cessate-il-fuoco. La missione si ritira nel 2009. Tra la fine del 2003 e il 2004, la Georgia è nuovamente squassata: è la Rivoluzione delle Rose, con la quale il popolo insorge contro la rielezione (a mezzo di elezioni poco trasparenti, brogli e corruzione) del Presidente Eduard Shevardnadze, già ministro degli esteri dell’Unione Sovietica. Dimessosi a seguito delle manifestazioni di piazza, Shevardnadze è sostituito da Mikheil Saakashvili, che resterà al Governo fino al 2013.
La Rivoluzione delle Rose e il conseguente governo Saakashvili rappresentano una decisa, ma non-violenta, virata della Georgia verso la democratizzazione e un’apertura verso l’Occidente. Il Paese si avvicina alla Nato (con la quale avvia un processo di preadesione nel 2006), agli Stati Uniti e all’Unione Europea. Tuttavia, già nel 2004 Saakashvili accentra su di sé moltissimi poteri parlamentari, dando al Governo un carattere chiaramente presidenziale e autoritario.
A ciò viene posto rimedio nel 2008 con una riforma costituzionale, approvata proprio nel periodo in cui Tbilisi sta combattendo i separatisti osseti e abcasi sostenuti dalla Russia.
A seguito dell’accordo che di fatto rende indipendenti le due Regioni, gli scontri si sono attenuati. L’ultimo episodio di violenza si è verificato nel 2015, quando le basi militari russe avevano tentato di installare un confine fisico tra Ossezia del Sud e territorio georgiano: le manifestazioni anti-russe sono sfociate in violenza di basso livello, al seguito della quale l’Unione Europea ha inviato la missione di monitoraggio Eumm. Incaricata di osservare il rispetto dell’Accordo di pace del 2008 e coinvolta in una serie di attività per normalizzare i rapporti tra gruppi etnici, Eumm è ancora attiva con diversi progetti volti al rispetto dei diritti umani.
A luglio 2016, la Georgia stringe l’Accordo di Associazione con l’Unione Europea al culmine di un processo di avvicinamento caratterizzato sempre da rapporti ambigui con la Russia e con i problemi di corruzione nel Paese. Dal 2018 assume la Presidenza del Paese Salomè Zurabishvili, del partito Sogno Georgiano finanziato dall’oligarca filorusso Bidzina Ivanishvili.