Cipro

Situazione attuale e ultimi sviluppi

Seppure non si siano verificati nuovi episodi di violenza sull’Isola (salvo un attacco vandalistico, ancora sotto indagine, a un veicolo dei Caschi Blu nel maggio 2022), la tensione tra la comunità greco-cipriota e quella turco-cipriota resta alta.

I negoziati di Ginevra del 2021, nei quali i due leader hanno aperto al dialogo per la prima volta dopo 4 anni, si sono conclusi in un nulla di fatto. L’incontro, tenutosi a fine aprile sotto l’egida dell’Onu, ha solo sottolineato l’incompatibilità delle posizioni: Cipro Sud spera di creare uno Stato federale sull’Isola; Cipro Nord sostiene l’importanza di mantenere due Stati indipendenti e chiede il riconoscimento internazionale della Repubblica Turca di Cipro Nord (Rtcn), finora considerata legittima solo dall’alleato turco. I giacimenti di petrolio scoperti al largo delle coste cipriote rimangono poi oggetto di tensione. Pur trovandosi nella zona economica esclusiva cipriota (dunque nel territorio comunitario dell’Ue), i giacimenti fanno gola ad Ankara, che più volte ha tentato trivellazioni e prese di controllo, arrivando nel 2018 a fermare una nave della compagnia italiana Eni con mezzi militari. Nonostante le sanzioni economiche imposte dall’Ue, Ankara continua le sue politiche aggressive. Nel 2020, la nave Orus Rei, scortata da navi militari, ha tentato di trivellare al largo delle coste cipriote: l’escalation militare è stata evitata per un soffio. Nuove trivellazioni sono state annunciate da Erdoğan nella primavera 2022 e denunciate da Grecia e Cipro come l’ennesimo atto di provocazione turco. In quell’occasione, Nicosia Sud ha sottolineato che “l’Ucraina non è l’unico caso di invasione territoriale in Europa”, riferendosi all’invasione turca del 1974 che costituì la Rtcn.

Il territorio del Nord è sempre più in difficoltà. Nell’ultimo anno, la dipendenza economica da Ankara ha causato una crisi profonda. L’inflazione è altissima e numerosi sono i report di ingerenze turche nelle elezioni del 2020. Sono così scoppiate proteste contro il leader filo-turco Ersin Tatar, considerato marionetta di Ankara. E l’influenza di Erdoğan si allarga sempre più sulle sponde cipriote. Se Cipro Nord era un tempo porto sicuro per gli oppositori del Presidente turco in fuga da Ankara e per i turco-ciprioti meno persuasi dalle sue politiche, il quotidiano locale Avrupa ha rivelato l’esistenza di una lista nera anche di turco-ciprioti: attivisti, giornalisti, avvocati e politici sono tenuti “sotto controllo” pure sull’Isola.

Per cosa si combatte

Sebbene il conflitto a Cipro non sia più violento, l’Isola rimane profondamente divisa lungo la Linea Verde, che divide il territorio turco-cipriota da quello greco-cipriota.

La pace è mantenuta grazie alla presenza della missione Onu Unficyp, che conta (secondo i dati di giugno 2022) 864 unità armate tra personale militare e di polizia stanziate nella zona cuscinetto. L’annosa divisione etnica tra greco-ciprioti e turco-ciprioti persiste nella vita del Paese, fomentata anche da leader politici che inaspriscono la questione invece di impegnarsi nella sua risoluzione. In particolare, è problematica la posizione del Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, secondo il quale “non esiste una nazione chiamata Cipro”.

Sostenuto da Ersin Tatar, il nazionalista eletto nel 2020 a Presidente dell’autoproclamata Repubblica Turca di Cipro Nord, Erdoğan attua una politica provocatoria nei confronti della Repubblica di Cipro, soprattutto in merito ai giacimenti petroliferi individuati lungo la costa dell’Isola. In risposta, non cessa l’ostilità greco-cipriota nei confronti di Cipro Nord: nel 2013, giovani di Cipro Sud hanno manifestato con striscioni e canti denunciando l’illegale esistenza della Rtcn, proprio in occasione dell’anniversario della sua creazione.

Quadro generale

Precedentemente territorio dell’Impero ottomano, Cipro diventa colonia britannica nel 1914 e ottiene l’indipendenza nel 1960. Alle trattative che risultano nell’Accordo Londra-Zurigo siglato tra Regno Unito, Turchia e Grecia partecipano anche il leader della comunità greco-cipriota Makarios III e il capo della comunità turco-cipriota Fazıl Kü.ük. Secondo il Trattato, il Regno Unito rinuncia alla colonia mantenendo però le due basi militari di Dhekelia e Akrotiri, tuttora territorio britannico.

Sull’Isola convivono da sempre due gruppi etnici: i turchi ciprioti, tradizionalmente favorevoli alla divisione di Cipro in due Stati sovrani, e i greci-ciprioti, che rivendicano l’annessione dell’Isola alla Grecia, in un processo (l’Enosis) che ritengono dovuto. A partire dagli anni ‘50, in favore dell’Enosis si crea anche il gruppo armato l’Eoka che, attraverso azioni di guerriglia, cerca di esercitare la pressione politica necessaria per l’annessione alla Grecia. Di contrasto, nasce nella comunità turco-cipriota l’Organizzazione della Resistenza Turca (Tmt). La violenza tra le due comunità scoppia nel 1963, mentre il Presidente Mariakos III sta proponendo un emendamento della Costituzione, mai approvato.

A seguito degli scontri, che causano centinaia di vittime in entrambe le fazioni, la comunità turco-cipriota (sottoposta spesso a discriminazioni da parte dei greco-ciprioti) si ritira in una serie di enclave, perlopiù nel Nord dell’Isola: la Linea Verde viene tracciata, unilateralmente, da Makarios III. Il territorio e la stessa capitale Nicosia vengono così divisi. La zona cuscinetto, che copre 350kmq da Est a Ovest, deve il suo nome al generale britannico Peter Young, che l’avrebbe disegnata su una mappa con una matita verde.

Il 1964 vede l’arrivo dei Caschi Blu: la missione Onu Unficyp ha principalmente il compito di sorvegliare la Linea Verde e assistere le due comunità nel mantenere la pace, anche con interventi militari.

Nonostante la presenza delle forze Onu, nel 1974 una giunta militare greco-cipriota organizza un colpo di Stato con il quale spera di annettere definitivamente Cipro ad Atene, forte del sostegno della dittatura dei colonnelli che governa la Grecia in quel periodo. Il Governo di Ankara reagisce invadendo il Nord dell’Isola, a difesa dei turchi ciprioti. Il tentativo di Enosis fallisce. Nel 1979, il Nord (che dopo l’invasione Turca si è esteso fino ai confini attuali) si autoproclama Stato federale, divenendo nel 1983 l’attuale Repubblica Turca di Cipro del Nord. La nascita del nuovo Stato è però ritenuta “non valida giuridicamente” dalle Nazioni Unite e l’unico Stato a riconoscerlo è, ancora oggi, la Turchia. La Repubblica di Cipro è invece riconosciuta a livello internazionale, membro dell’Onu e parte dell’Unione Europea dal 2004.

Dopo le violenze degli anni ‘70, negli anni 2000 la questione cipriota viene affrontata più volte dal punto di vista diplomatico, purtroppo invano. Nel 2002, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan propone un primo piano per la risoluzione del conflitto.

Il progetto, noto come Piano Annan I, è seguito dai Piani Annan II e Annan III nel 2003 e poi da Annan IV e V, frutti di continue rinegoziazioni tra le due comunità e la Segreteria Generale Onu. Ad aprile 2004 i ciprioti sono chiamati alle urne per votare il piano Annan V.

La comunità greca approva il referendum con il 64,9% dei voti a favore, ma quella turca lo respinge con decisione (75,8% contrari). Tuttavia, qualche spiraglio di speranza si percepisce dalle aperture sulla Linea Verde: nel 2003, dopo 30 anni, Cipro Nord permette la libera circolazione dei ciprioti rimuovendo ogni restrizione nell’accesso.

Nel 2008, il varco di Ledra Street viene riaperto, permettendo la più libera circolazione nel centro storico di Nicosia.

Tuttavia, la complessità della frattura etnica sull’Isola e le rivendicazioni delle due comunità, esacerbate oggi dalla questione del petrolio al largo delle coste cipriote, continuano a paralizzare un più strutturale processo di pace nel Paese.