Situazione attuale e ultimi sviluppi
Ancora una volta è stallo. Lo scontro tra Marocco e Sahara Occidentale si è di nuovo cristallizzato, questa volta in un conflitto a bassa intensità che si svolge lungo il muro nel deserto. La guerra era ripartita, dopo ventinove anni dal cessate il fuoco, il 13 novembre 2020. A scatenarla, l’esercito marocchino penetrato nella zona cuscinetto controllata dalla missione Onu Minurso per interrompere il blocco al traffico imposto dai manifestanti saharawi nel valico di El Guerguerat, unica via commerciale tra Marocco e Mauritania. Da quel giorno, la guerra che si combatte lungo il muro di sabbia di 2.700 chilometri è stata condotta con scambi di colpi di artiglieria. Le truppe marocchine sono trincerate lungo la linea del fronte e i droni di sorveglianza pattugliano i cieli del Sahara Occidentale. Sono i dispositivi da combattimento che Rabat ha ricevuto dalla Turchia a partire da settembre 2021. Il loro utilizzo non è nuovo nel conflitto. In aprile è stato ucciso con questo tipo di arma il capo della gendarmeria del Fronte Polisario Addah Al-Bendir. Pare inoltre che anche l’Algeria abbia trasferito alcune truppe sul confine. Da parte sua, il Marocco continua a minimizzare o addirittura smentire che sia in corso una guerra. Tuttavia, anche il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha avvertito che la situazione nel Sahara Occidentale è “significativamente peggiorata” tra il 2020 e il 2021. All’inizio di novembre 2021, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto nuovi colloqui di pace e ha prolungato la Minurso, la missione Onu di mantenimento della pace. Ha poi nominato un nuovo inviato dell’Onu per il Territorio, Staffan de Mistura. Intanto, nel 2022 si è registrato un cambio (per certi versi inedito) nei rapporti tra Spagna e Marocco che ha risolto la crisi diplomatica iniziata quando, nel 2021, Madrid aveva accolto il leader del Fronte Polisario Ibrahim Ghali, bisognoso di cure contro il Covid-19. Oltre a riaprire gli accessi alle enclavi di Ceuta e Melilla, i nuovi accordi siglati dai due Paesi riconoscono sostanzialmente la legittimità dell’occupazione marocchina del Sahara Occidentale. In una visita a Rabat nell’aprile 2022, il primo Ministro spagnolo Pedro Sanchez ha dichiarato che “riconosce l’importanza della questione del Sahara per il Marocco”: pertanto, “la Spagna considera il piano di autonomia marocchino, presentato nel 2007, come la base più seria, realistica e credibile per la risoluzione della controversia”.
Per cosa si combatte
Dal 1975 il popolo Saharawi aspetta di beneficiare del diritto all’autodeterminazione. Il Governo del Marocco ha occupato il Sahara Occidentale illegalmente da quando gli spagnoli hanno lasciato la vecchia colonia e, nonostante le numerose risoluzioni di condanna delle Nazioni Unite, la sua permanenza in quel Territorio non è ancora terminata. Il Sahara Occidentale è considerata l’ultima colonia africana ancora in attesa dell’indipendenza. Nel 1991 è stata attivata la missione delle Nazioni Unite Minurso con lo scopo di sorvegliare il rispetto del cessate il fuoco e organizzare il referendum di autodeterminazione del popolo saharawi deliberato dalle Nazioni Unite con una apposita Risoluzione. La votazione non si è mai tenuta.
I saharawi restano divisi tra chi vive nei campi profughi del deserto algerino e chi abita nei cosiddetti ‘Territori Occupati’ del Sahara Occidentale. Entrambe le condizioni sono, anche se per differenti motivazioni, drammatiche. La repressione del dissenso, la censura e la violazione dei diritti umani restano all’ordine del giorno nel Sahara Occidentale: notizie di arresti e torture si susseguono quotidianamente. La vita nei campi profughi è al limite della tollerabilità per le condizioni climatiche, l’isolamento e la costante diminuzione degli aiuti umanitari. Le due popolazioni sono divise da un muro lungo oltre duemila chilometri, costruito dal Marocco a partire dal 1980: un’opera militare composta da bunker, postazioni fortificate e campi minati. Nel novembre 2020, poi, il cessate il fuoco stabilito nel 1991 si è concluso e Marocco e Fronte Polisario sono tornati a scontrarsi lungo il muro nel deserto.
Quadro generale
Il Sahara Occidentale è da tempo un territorio Quadro generale conteso. Formalmente colonia spagnola fino al 1976, con l’allentamento del controllo di Madrid già nel 1975 il Territorio è invaso da Marocco e Mauritania.
Il 6 ottobre 1975, il re del Marocco dette il via libera alla Marcia Verde: 350mila marocchini avanzarono verso il Sahara Occidentale con l’obiettivo di conquistare il territorio. Il 31 ottobre, ebbe inizio l’invasione marocchina nella zona orientale del Territorio. La Spagna si ritirò dalle posizioni che ancora occupava e, il 2 novembre 1975, affermò il proprio supporto all’autodeterminazione del popolo saharawi. Con Madrid fuori dai giochi, alla fine del 1975 il Fronte Polisario (l’organizzazione militare del popolo saharawi) sembrò sul punto di guadagnare l’indipendenza, ma con trattative separate e segrete, la corona spagnola firmò un accordo clandestino con Marocco e Mauritania. I tre Paesi decisero di dividere il territorio del Sahara Occidentale tra i due Stati africani. Nel 1976, il FrontePolisario proclamò la Repubblica Democratica Araba Saharawi (Rasd). Per le Nazioni Unite il Sahara occidentale è tuttora nell’elenco dei Territori non autonomi.
L’annessione illegale del Territorio al Marocco dette il via alla guerra fra Rabat e Mauritania. Migliaia di saharawi fuggirono verso Est, in Algeria, dove fu concesso loro asilo politico. A partire dal 1980, per rendere ancora più difficile il rientro dei profughi, il Marocco iniziò la costruzione di un muro elettrificato, il Berm. La fortificazione divide ancora le famiglie, alcune delle quali hanno potuto incontrarsi in rare occasioni organizzate e sorvegliate dall’Onu.
Nel 1984, l’Organizzazione degli Stati Africani ha accettato la Rasd come Stato membro, espellendo il Marocco. L’Unione Africana ha riammesso il Regno dopo 33 anni, nel gennaio del 2017, ma ha anche stabilito l’invio di una delegazione di pace a Laayoune e l’istituzione di una missione di sorveglianza dei diritti civili e umani nei territori del Sahara Occidentale.
Nel 1991, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu approvò il Piano di pace e da quell’anno sul Territorio agisce la Missione delle Nazioni Unite per il Referendum nel Sahara Occidentale (Minurso): sorveglia il rispetto del cessate il fuoco e dovrebbe organizzare il referendum di autodeterminazione, che è però rimasto solo sulla carta. La votazione è stata costantemente bloccata e rinviata dal Marocco, che nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite può contare su un alleato con potere di veto: la Francia. La Minurso viene rinnovata ogni anno ed è una missione atipica: è l’unica che non estende le sue competenze in materia di controllo delle violazioni e rispetto dei diritti umani.
Tra dicembre 2018 e marzo 2019, a Ginevra si sono svolti colloqui di pace che avevano fatto sperare nella ripresa del dialogo tra Rabat e Fronte Polisario, ma che si sono conclusi senza alcun progresso: entrambe le parti restano sulle proprie posizioni. Referendum e autodeterminazione per il Polisario, annessione per il Marocco.
Nel novembre 2020, inoltre, è finito il cessate il fuoco e le parti hanno ripreso le armi. I combattimenti, che il Marocco continua a negare, si svolgono lungo il muro di confine nel deserto. Nel dicembre 2020, poi, gli Stati Uniti di Donald Trump hanno di fatto riconosciuto la sovranità marocchina sul Sahara Occidentale in cambio della normalizzazione dei rapporti del Marocco con Israele. La scelta potrebbe non essere confermata dall’Amministrazione Biden, che finora non ha dato segnali di interesse per la questione.
Intanto, le violazioni dei diritti umani nel Sahara Occidentale sono sistematiche e ampiamente documentate da numerose organizzazioni internazionali. Nel Territorio vige la censura: i giornalisti stranieri non sono ammessi e quelli locali non possono documentare quello che succede senza rischiare il carcere. La situazione è particolarmente difficile anche nei campi profughi del deserto algerino. I rifugiati saharawi dipendono dagli aiuti internazionali, che da anni calano. Per sopperire a questa mancanza, il Programma Alimentare Mondiale ha approvato il Piano Strategico 2019-2022 per i Rifugiati Saharawi. Il programma sosterrà il paniere di base per rafforzare la dieta scolastica e incoraggiare le attività produttive. Nelle zone sotto il controllo del Fronte Polisario mancano spesso acqua corrente ed elettricità, mentre tende e case sono sempre a rischio di crollo durante il periodo delle piogge, che diventano più distruttive anno dopo anno.