Iran

Il mese di settembre 2022 è stato caratterizzato da proteste scoppiate in molte parti dell’Iran dopo la morte di una giovane donna, Mahsa Amini, 22enne di origine curda, che era stata arrestata all’inizio del mese a Teheran dalla cosiddetta “polizia morale”. L’accusa: non aver seguito il corretto codice del Paese sul velo. Le autorità hanno detto che era stata colpita da un ictus mentre era in custodia, per poi morire in ospedale il 16 settembre, tre giorni dopo essere caduta in coma. Ma la sua controversa morte ha scatenato una reazione forte e diffusa e una repressione altrettanto dura con vittime, arresti, blocco di Internet e accuse ai nemici dell’Iran di sostenere le manifestazioni. Virali i video di donne che si sono tagliate i capelli in segno di protesta. Con effetto domino, le rivendicazioni iraniane si sono espanse anche in altre città del Mondo, dalla Svizzera all’Australia, mentre Berlino ha proposto all’Unione Europea la possibilità di sanzioni contro Teheran. Con un imbarazzante alleato come la Russia (l’Iran si astenne in marzo 2022 nella Risoluzione Onu di condanna dell’invasione dell’Ucraina), impantanata nell’accordo sul nucleare, morsa dalla crisi economica, Teheran si è vista di nuovo condannare per la violenza sistematica contro le donne di cui la morte di Mahsa è stato l’esempio recente più brutale. Sul fronte del dossier nucleare, dopo colloqui indiretti tra Usa e Iran a Vienna all’inizio di agosto 2022, il capo della politica estera dell’Ue Josep Borrell ha diffuso una bozza di accordo finale per ripristinare il trattato sul nucleare noto come il Joint Comprehensive Plan of Action (Jcpoa). Teheran e Washington hanno risposto, ma la trattativa in corso è rallentata dallo scenario internazionale, da quello interno e dalle pressioni esterne: Israele ha per esempio esortato l’America ad abbandonare i negoziati. Accusando l’Iran di frapporre continui ostacoli al ripristino del Jcpoa, l’Amministrazione Biden ha annunciato il 29 settembre 2022 nuove sanzioni contro il Paese mediorientale per “limitare severamente” le esportazioni di petrolio, prendendo di mira aziende e “società di facciata” con sede in Cina, Eau, Hong Kong e India che gli Stati Uniti accusano di essere coinvolte nella vendita di petrolio e prodotti petrolchimici iraniani. Dal giugno 2021 l’Iran ha eletto un nuovo Presidente della Repubblica Islamica, il conservatore Ebrahim Raisi, secondo solo alla guida spirituale e supremo leader della Repubblica, l’ottantatreenne Ali Khamenei, in quello scranno dal 1989 e noto per le sue posizioni strettamente ortodosse. Durante il mandato di Raisi l’economia iraniana ha continuato il suo declino, anche se ha resistito alla politica di sanzioni. Il prezzo è però stato un costante impoverimento della classe media e alti tassi di disoccupazione. Il Covid-19, particolarmente virulento in Iran, ha aggravato una situazione che nel settembre 2022 registrava un bilancio di oltre 144mila vittime imputabili alla pandemia. Per effetto delle sanzioni alle imprese straniere che hanno abbandonato il mercato iraniano, sono subentrate aziende legate alle Guardie della Rivoluzione, che hanno accresciuto il proprio potere economico oltre che militare e politico. Potere che si è riflesso nell’elezione di Raisi, già capo della magistratura e noto per il suo ruolo nei momenti più bui della repressione interna, eletto di fatto senza concorrenti (tutti i candidati vicini ai riformisti erano stati esclusi) e con la partecipazione al voto più bassa nella storia dell’Iran.