Camerun

Situazione attuale e ultimi sviluppi

Non si fermano gli scontri tra gruppi separatisti delle due Provincie anglofone del Nord-ovest e del Sud-ovest e le Forze armate camerunesi. Il 26 luglio 2022, nella località di Ikiliwindi nel dipartimento di Meme (uno tra i più segnati dal conflitto), i combattenti separatisti hanno ucciso quattro civili e il colonnello Essama Eyenga, appartenente all’unità d’élite del Battaglione d’intervento rapido. L’attacco a queste forze speciali è avvenuto mentre si stava svolgendo la visita del Presidente francese Emmanuel Macron, che durante i colloqui con l’anziano Presidente Paul Biya, rieletto (e ricontestato) nel 2018, ha proposto la propria idea per la pacificazione del Paese: un “processo politico di dialogo, di riforma” del sistema. Nel report 2022 la ong Human Rights Watch ha rilevato che le forze governative e i separatisti armati hanno commesso gravi violenze contro i civili. Tra i vari abusi perpetrati dai separatisti sono comprese uccisioni di civili sospettati di collaborare con le istituzioni, il sequestro di studenti e la chiusura di numerose scuole, tanto che in sei anni più di 700mila bambini e ragazzi hanno abbandonato le lezioni. I soldati camerunesi hanno risposto agli attacchi con brutali rappresaglie, incendiato interi villaggi, ucciso i civili sostenitori della rivolta secessionista, arrestato arbitrariamente e torturato sospetti separatisti. I dialoghi di pace sono nei fatti inesistenti. L’ultimo tentativo risale al luglio 2020. Entrambe le fazioni rimangono fisse sulle loro posizioni: il Governo scommette su una vittoria militare e rifiuta ogni discussione sulla riforma dello Stato, i separatisti chiedono l’indipendenza. Intanto l’instabilità continua a incidere sulla sicurezza alimentare delle Aree anglofone: oltre 2milioni di persone hanno bisogno di sostegno umanitario. Secondo i dati diffusi dall’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari – Unocha nel luglio 2022, quasi 593mila persone hanno abbandonato le proprie case e almeno 74mila sono fuggite nella vicina Nigeria. Per molti osservatori il Paese è allo sbando, controllato da truppe mercenarie e da un esercito che non risparmia repressioni sanguinarie e spesso sommarie. A tutto questo si sommano gli scontri tra pastori e pescatori che hanno provocato un esodo dal Camerun. Il motivo della violenza tra questi gruppi è il disaccordo sulla gestione e l’uso dell’acqua del lago Ciad, che si sta prosciugando a causa della crisi climatica. Nel dicembre 2021 l’insostenibilità della situazione ha spinto oltre 30mila persone a lasciare le proprie case per dirigersi verso il Ciad.

Per cosa si combatte

Nel 2016, le Province anglofone nel Nord-ovest e Sud-ovest del Camerun hanno iniziato una battaglia per richiedere più autonomia, a tratti in chiave federalista a tratti indipendentista. Dopo un periodo di trattative con il Governo centrale fatto anche di proteste e cortei pacifici in cui si manifestava per un uso più equo della lingua inglese nei tribunali e nelle scuole e contro la discriminazione e l’esclusione dai ruoli di potere, i gruppi hanno optato per la scelta armata.

Nell’ottobre 2017, i separatisti della Repubblica di Ambazonia (da Ambas Bay, la baia alla foce del Mungo, il fiume che durante il colonialismo segnava il confine tra le aree a dominazione inglese e francese) hanno annunciato in modo unilaterale la propria indipendenza. L’autoproclamazione nasconde motivazioni anche economiche: l’Area è infatti una delle più ricche di risorse. Con la nascita della Repubblica i secessionisti hanno annunciato l’inizio della guerra contro il Governo di Yaoundé. È seguita la dura repressione dei militari governativi. Gli scontri hanno provocato la morte di centinaia di persone e migliaia di sfollati e rifugiati.

Ma la guerra indipendentista non è l’unica nel Paese. È infatti ancora attivo il gruppo terroristico Boko Haram, in particolare al confine con la Nigeria. E non mancano nemmeno gli scontri tra comunità agricole, pastorali e pescatori a causa della scarsità di acqua e terra provocata dal cambiamento climatico.

Quadro generale

Nel 1960 il Camerun francese ottiene l’indipendenza e diventa Repubblica del Camerun. Dopo un anno, a seguito di un referendum, la Regione meridionale si unisce al Paese, che diventa così una Repubblica federale. Il Camerun Settentrionale decide invece di annettersi alla Nigeria.

Per paura di scontri e rivendicazioni, il primo Presidente del Camerun, Ahmadou Ahidjo, abolisce il regime federale nel 1972: nasce la Repubblica Unita del Camerun, con capitale Yaoundé. Nel 1982, Ahidjo rassegna le dimissioni e decreta il primo Ministro Paul Biya suo successore. Quando, pochi mesi dopo, Ahidjo ci ripensa, viene accusato da Biya di aver orchestrato un colpo di Stato ed è costretto all’esilio. Nel gennaio 1984, con il 99,98% dei voti Biya viene eletto Presidente e la nazione riprende il nome di Repubblica del Camerun. Da allora, Biya governa il Camerun tra contestazioni e denunce di brogli a ogni votazione. Le proteste assumono una forza maggiore nel 2008, quando il Presidente aveva dichiarato la volontà di modificare la Costituzione per estendere ulteriormente il proprio mandato. Le manifestazioni del 2008 sono represse nel sangue, come succede nel 2011 e nel 2018, quando il candidato dell’opposizione Maurice Kamto, che ufficialmente avrebbe ottenuto appena il 14% dei voti, si proclama vincitore e i suoi ricorsi sono respinti. Nel 2019, dopo una manifestazione non autorizzata, Kamto è arrestato insieme ad altre 200 persone e due giornalisti incaricati di seguire la dimostrazione. Un rapporto di vicinato a lungo complicato per il Camerun è quellocon la Nigeria. Nel 1994, cominciano gli scontri tra i due Stati per il possesso della penisola di Bakassi, ricca di petrolio. Due anni dopo, le parti accettano la mediazione dell’Onu e nell’ottobre 2002 la Corte di Giustizia Internazionale concede al Camerun la sovranità sul Territorio, che resta però sotto occupazione nigeriana. Nel 2007, militari nigeriani uccidono 21 soldati camerunesi nella Penisola e il Senato nigeriano rigetta l’accordo sulla consegna dell’Area a Yaoundé. La vicenda si trascina fino al 2012, quando Lagos decide di accettare la sentenza della Corte internazionale e riconsegna Bakassi al Camerun. Nel maggio 2014, il Governo invia mille soldati a pattugliare il confine con la Nigeria, per contrastare i miliziani di Boko Haram, che continuano ancora oggi a sferrare frequenti attacchi.

Intanto, le proteste contro l’imposizione del francese nelle Regioni anglofone del Paese iniziano nel 2016 e proseguono nel 2017 con prolungate manifestazioni. L’autoproclamazione dell’indipendenza arriva il primo ottobre dello stesso 2017: il nuovo Stato si è dato anche un nome (Ambazonia), una bandiera (bianca e blu), un inno nazionale, confini, un capo di Stato. Il 5 gennaio 2018 il Presidente del movimento separatista del Camerun anglofono Sisiku Ayuk Tabee è arrestato ad Abuja (Nigeria) ed estradato insieme a 46 suoi sostenitori. Nello stesso anno, il Dipartimento di Stato statunitense condanna la crescente violenza nelle Regioni anglofone del Camerun e l’Unione Europea si appella al Governo camerunese perché usi solo “forza proporzionata” per sedare la rivolta.

Le due Regioni anglofone camerunensi, che raccolgono circa il 20% della popolazione, hanno più volte denunciato le discriminazioni ed esclusioni che hanno innescato la rivolta armata. In sei anni, il conflitto ha provocato la morte di 6mila civili e la distruzione di oltre 250 villaggi. I bambini e le bambine sono sempre più esposti a rischi e violenza. Con gli attacchi al sistema educativo e l’aumento del tasso di analfabetismo nel corso degli anni, si è creato un ambiente favorevole per matrimoni precoci, abusi sessuali, traffico di minori, lavoro minorile e altre gravi violazioni contro l’infanzia.

Anche sul fronte economico le cose non vanno meglio. La pandemia da Covid-19 ha spinto in uno stato di povertà 400mila persone in più in Camerun, dove oltre il 25% della popolazione viveva già sotto la soglia di povertà. Su una popolazione totale di circa 25milioni, la Banca Mondiale stima che circa 6,9milioni di camerunesi vivano attualmente in condizioni di estrema povertà. Il Paese, inoltre, è vittima di land grabbing, l’accaparramento di terre da parte delle multinazionali agroindustriali e dei Governi stranieri e locali. Oltre 10 dei 22milioni di ettari di foreste camerunesi sono già stati assegnati per lo sfruttamento minerario o agricolo.