Spagna

Moti indipendentisti al Nord e una difficile gestione della frontiera a Sud sono i due punti caldi della Spagna. Nel giugno 2022 si è aperta una nuova era per Junts per Catalunya, il partito indipendentista catalano, quando lo storico Presidente Carles Puigdemont ha annunciato di volere lasciare la testa del partito. Dal 2017 l’Europarlamentare vive a Bruxelles per evitare la giustizia spagnola, anche se non ha mai smesso di lottare per la causa indipendentista. A sostituire Puigdemont sarà Laura Borràs, attuale Presidente del Parlamento catalano, mentre il Segretario Generale scelto è Jordi Turull, uno dei leader che ha scontato una pena in carcere per il tentativo secessionista. Una causa, quella indipendentista, che continua a esistere anche se sotto traccia rispetto al passato. Secondo un sondaggio di Ipsos per il quotidiano La Vanguardia, solo il 26% dei cittadini considera la secessione una priorità per il Governo regionale, mentre per il 72% delle persone consultate ci sono altri temi più importanti. In caso di referendum, inoltre, solo il 39% voterebbe a favore della secessione, mentre il 51% si dichiarerebbe contrario.

Resta invece più che tesa la situazione nelle enclavi di Ceuta e Melilla, dove il 24 giugno 2022 si è verificata una delle più sanguinose tragedie di migranti mai avvenute. A Melilla, in 37 sono morti in seguito ai tentativi effettuati da migliaia di persone di oltrepassare le barriere. Il rapporto indipendente dell’Associazione Marocchina per i Diritti Umani (Amdh) parla di 64 persone che risultano disperse da quel 24 giugno. La frontera sur della Spagna è una delle più mortali nel Mondo. Il rapporto 2022 pubblicato dall’associazione Caminando Fronteras denuncia la morte, nel primo semestre dell’anno, di 978 persone. Il gruppo di attivisti Solidary Wheels, inoltre, denuncia e monitora da tempo le violazioni dei diritti umani perpetrate lungo il confine tra Spagna e Marocco, nonché le condizioni di vita insalubri e insicure a cui sono costrette le persone in movimento che vivono per strada o in diversi centri di accoglienza a Melilla. Una violenza che si deve al business migratorio tra i due Paesi e all’esternalizzazione della gestione di tutti i confini della “Fortezza Europa”.

Il Regno di Mohamed VI ha infatti assunto il ruolo di gendarme nel controllo dei flussi in quell’area. Dopo la firma del Protocollo di Barcellona nel 1995, furono costruiti prima il muro di Ceuta e nel 1998 quello di Melilla. Nel 2004 al Marocco è stato conferito il riconoscimento di principale alleato non-Nato. L’altezza del muro di Melilla è stata aumentata, così come i controlli e la militarizzazione. L’enclave spagnola, separata dal territorio marocchino da una recinzione di ferro, è nota infatti per essere un punto di transito per i migranti africani diretti in Europa. La Spagna esercita la sovranità su Ceuta dal 1580 e su Melilla dal 1496, mentre il Marocco le considera tuttora parte del proprio territorio nazionale. Nel 2022, dopo un periodo di tensione dovuto principalmente alla questione del Sahara Occidentale, il rapporto tra Madrid e Rabad è tornato solido. Alla fine di marzo, per consolidare la cooperazione in materia di migrazione, sono stati installati i cosiddetti “reticolati a pettine” sull’ultimo tratto di recinzione, per fare in modo che sia ancora più difficile scavalcarla. Secondo le rilevazioni di Melting Pot, dopo che le relazioni tra i due Governi sono tornate amichevoli, a partire da metà marzo ma soprattutto in aprile, maggio e giugno 2022, i raid sono aumentati e i tentativi di scavalcare il muro sono diminuiti. Di fatto, in appena tre mesi, sono stati effettuati 31 attacchi, pari al numero totale di incursioni di tutto il 2021.