Fermata Kirghisistan

Foto e Testi: Silvia Orri
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Mi trovo a condividere 12 ore di viaggio con 3 ragazzi che non vogliono ritrovarsi all’interno di un carro armato da un giorno all’altro ed un autista di forte spirito rivoluzionario kirghiso. Io, spensierata viaggiatrice in cerca di una meta, in questo piccolo mondo, ancora preservata dalle masse di turisti. Non tutto si riesce a tradurre, alcune conversazioni vanno avanti per ore e faccio fatica ad inserirmi, alcuni concetti sono difficili da esprimere ma l’argomento di base è chiaro: la maggioranza non vuole questa guerra, la situazione non sta migliorando e per molti cittadini russi sarà inevitabile l’obbedienza nei confronti del richiamo alle armi.

Ivan già ad aprile aveva raggiunto Bishkek da San Pietroburgo e ad agosto, intuendo un miglioramento delle condizioni, era tornato a casa dalla moglie. Intuizione sbagliata. Ha dovuto ricredersi e rifare lo stesso biglietto verso questo piccolo paese ex sovietico, prossima tappa Almaty. Nicolaj viene dalla Jacuzia, Siberia orientale; in un giorno solo ha visto per la prima volta Mosca, le montagne e parlato con una persona italiana (e siamo solo ad inizio giornata!), prossima tappa Almaty. Alexander invece abita a Mosca e per due giorni e due notti consecutive ha provato insieme alla moglie a comperare su internet il biglietto aereo per Oš, unica meta disponibile, senza dormire e mangiare dall’agitazione, il pagamento non andava mai a buon fine. Raggiunta l’impresa ha raccolto il minimo indispensabile, è partito, all’aeroporto di arrivo ha chiesto ad un tassista di portarlo in un ostello dove avessero un letto disponibile, ha dormito qualche ora, ha approfittato del passaggio ed ora è tra noi, prossima tappa Istanbul.

In un paio di giorni, nell’ostello in cui alloggiavo, sono arrivate 8 persone spinte dallo stesso intento e dalla stessa paura, ora hanno creato un gruppo su Telegram in cui si supportano e scambiano consigli e suggerimenti. A molti giovani russi la lettera di richiamo è già arrivata

Arrivati, ci guardiamo e diciamo che le ore insieme sono passate in un lampo. Io sto tornando a casa, a casa, a casa mia. La parola casa è così confortante ed allo stesso tempo mette in risalto i diversi destini delle persone. Loro stanno andando verso la prossima stazione degli autobus, verso il prossimo ostello o verso un baracchino che cambi i loro rubli. Le priorità. Queste persone in poche ore hanno cambiato i pesi sulla bilancia della mie priorità. Tornerò a casa certo, ognuno ha la propria meta, ma non sento il bisogno impellente di raccontare delle magiche notti nelle yurte, della maestosità delle madrase di Bukhara o dei colorati bazar kirghisi; non solo per lo meno, racconterò prima di tutto le loro storie perché sono pezzi di un enorme puzzle sotto gli occhi di tutti che però ognuno guarda con angolazioni, esperienze pregresse, sospetti ed aspettative diverse.

La storia del reportage

Le foto sono state scattate in Kirghisistan nel settembre 2022