Il legno insanguinato del Senegal

Foto e Testi: Lucia Michelini
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In Senegal è in corso uno dei più vecchi conflitti del continente africano. Il MFDC combatte da una quarantina d’anni per l’indipendenza della Casamance (la regione senegalese più ricca in risorse naturali) e nonostante i vari tentativi di negoziato le ostilità persistono, tant’è che a inizio 2022 le tensioni sono riprese con un nuovo vigore soprattutto lungo il confine tra i due paesi. 

Percorrendo la Trans- Gambia è facile rendersi conto di come la popolazione locale viva veramente con poco: agricoltura di sussistenza e bestiame. Piccoli orti e alberi da frutto, piante di mango e anacardi, qua e là qualche palma da cui viene estratto il famigerato olio. Lungo la carreggiata donne e bambini vendono carbone prodotto sul posto per pochi euro al sacco.

A causa del traffico della periferia di Banjul, le strade dissestate e gli interminabili posti di blocco della polizia, ci vogliono tre ore abbondanti per fare appena un centinaio di chilometri. 

La fitta vegetazione che caratterizza questa parte del Gambia garantisce un nascondiglio ideale agli esponenti del MFDC e fa di quest’area frontaliera un sito altamente poroso. Seguendo piste secondarie difficilmente sorvegliabili, persone e merci possono circolare senza troppe difficoltà tra i due paesi.

Come il legno, contrabbandato dalla Casamance verso la Cina attraverso il porto di Banjul, capitale del Gambia.

E all’origine dei recenti conflitti di quest’anno ci sarebbe proprio il legno. Infatti, il 24 gennaio scorso, a sud del villaggio gambiano di Bwiam, un camion carico di legname è stato intercettato dai militari appartenenti alla missione della Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale; l’autista, non volendosi fermare, ha imboccato una pista verso la zona sotto controllo dai ribelli scatenando così il conflitto.

“Si dice che a sostenere il commercio illegale di alberi ci siano gli indipendentisti, ma qua in Gambia sappiamo tutti che anche le autorità statali di ambo le parti sono complici”, racconta la guida che mi accompagna. Leggendo la stampa internazionale si interpreta che a trarre giovamento dal traffico illegale di legname siano i ribelli del MFDC. In realtà dietro a questo business disonesto si cela un copione molto articolato dove gli attori in campo sono numerosi. Sia il MFDC che le autorità statali sarebbero implicate nello sfruttamento degli alberi, come anche la popolazione locale, spesso coinvolta nel duro lavoro di taglio manuale del legname che garantisce un piccolo sollievo alla povertà cronica che attanaglia questi posti.

“I camion circolano principalmente col buio, è difficile vederli di giorno”, continua Ousmane, ed effettivamente durante l’intero tragitto non ne incrociamo neanche uno.

Ci fermiamo a Bwiam, appena 5 chilometri dal confine con la Casamance, dove abbiamo appuntamento con un informatore locale. L’uomo dice di aver partecipato ai recenti colloqui di mediazione tra ribelli, esercito senegalese e una delegazione della Comunità di Sant’Egidio. In questa vicenda, infatti, anche l’Italia sta giocando da anni un ruolo importante nella facilitazione del dialogo tra le parti.

“Lo vedi questo?”, nel dirlo l’uomo apre la mano e mostra un proiettile. “È dell’esercito senegalese”. Nonostante il conflitto riguardi il Senegal meridionale, quest’anno l’esercito senegalese ha attaccato anche vari villaggi del Gambia con lo scopo di smantellare le basi dei ribelli. “Le tensioni hanno costretto molti abitanti di entrambi i paesi alla fuga. I giornali parlano di circa 6000 rifugiati, ma sicuramente sono di più”.

Dalle parole degli sfollati si percepisce timore nei confronti delle forze armate e questa versione stride con quanto si avverte a Dakar, capitale del Senegal, dove sembra piuttosto che grazie alle operazioni militari i villaggi siano stati messi in sicurezza dai ribelli. Ciò che è certo, è che queste persone hanno perso tutto.

Purtroppo, come se non bastasse, vari criminali locali hanno sfruttato la confusione generale legata al conflitto per prendere d’assalto i veicoli e derubare i viaggiatori diretti verso Ziguinchor (Casamance).

All’ora del tramonto riprendiamo la strada per Banjul e come in una profezia che si avvera ecco comparire i primi camion carichi di tronchi diretti verso ovest, probabile destinazione il porto della capitale gambiana. Alberi enormi, dal tronco rosso e bianco. Sembra quasi che sanguinino dalla resina rossa che cola copiosa dalle loro ferite ancora fresche.

La storia del reportage

Le foto sono state scattate in Senegal e Gambia nel giugno 2022