Lampedusa tutto l'anno

Testo e foto di Silvia Orri
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La piccolissima superficie di Lampedusa è inversamente proporzionale all’enormità di situazioni, visioni del mondo, dinamiche societarie, problematiche e risorse che la caratterizzano. I vari volti di Lampedusa fanno fatica a guardarsi negli occhi e molto spesso non dialogano tra loro, non scambiano occhiate e non cercano accenni d’intesa.

A Lampedusa bisogna cercare le alternative alle narrazioni consuetudinarie ed agli slogan. Perlustrando, ci si imbatterà sicuramente in “PortoM”, un progetto creato e portato avanti dal collettivo “Askavusa” il cui sottotitolo è “Pratiche di memoria politica comunità. Esposizione degli oggetti dei migranti”. Alcune delle missioni del collettivo sono di smettere di tenere nascosto, palesare la verità, togliere le patine di ipocrisia, evitare di trovare delle scuse ed ammettere responsabilità.

Askavusa ha deciso di esporre una selezione di oggetti appartenuti alle persone migranti, spesso recuperati all’interno della vecchia discarica dell’isola. Non più rifiuti ma fonti storiche, testimonianze. Non più oblio ma memoria, tragica memoria. Il collettivo esprime la propria linea di pensiero mettendoci davanti ad una realtà talmente materiale ed umana che sprigiona un senso di inadeguatezza e privilegio disarmante.

Luoghi trasformati, oggetti rivitalizzati, cos’altro dona Lampedusa? Cosa non compare nelle guide turistiche che vale la pena di vedere? Il cimitero. Vale la pena esplorarlo, visitarlo, passarci del tempo. Nel cimitero di Lampedusa trovano posto le persone rimaste senza un nome, annegate e le cui speranze, aspettative e prospettive si spera possano essere ripescate da chi verrà dopo di loro. Dal mare di Lampedusa emergono domande, dubbi e perplessità. Facciamoli emergere, non reprimiamoli e soprattutto, analizziamo le risposte che dentro e fuori di noi vogliamo dare.

La storia del reportage

Le foto sono state scattate a Lampedusa nell’agosto 2023