Eritrea

Dalla sua indipendenza dall’Etiopia nel 1993, l’Eritrea è rimasta uno Stato autoritario e militarizzato che non ha mai tenuto elezioni nazionali. Il Fronte Popolare per la Democrazia e Giustizia (Pfdj), guidato dal Presidente Isaias Afwerki, è l’unico partito sulla scena politica eritrea. Afwerki fu scelto nel 1993 dall’Assemblea di Transizione Nazionale per guidare il Paese fino a quando si sarebbero potute organizzare le elezioni sulla base di una nuova Costituzione. Da allora, è rimasto in carica senza mai ottenere un mandato dal popolo eritreo. Il Paese non conosce nessun potere al di fuori di quello dell’Esecutivo, che non è soggetto ad alcun tipo di controllo. Nel 2001, il Governo ha chiuso tutti i media indipendenti. Senza organizzazioni indipendenti della società civile e senza un sistema giudiziario autonomo, la società eritrea rimane dominata dall’esercito. L’intolleranza delle autorità nei confronti del dissenso e l’assenza di elezioni o di partiti di opposizione non lascia agli individui alcuna opzione politica se non la fedeltà alla Pfdj, il carcere o l’emigrazione illegale. La libertà di espressione è gravemente inibita dal timore e dalla probabilità di arresto e detenzione arbitraria, comuni per qualsiasi manifestazione di dissenso. Le autorità bloccano regolarmente l’accesso alle piattaforme di social media e chiudono gli internet café. Anche la libertà di movimento è fortemente limitata. Chi cerca di uscire dal Paese senza ottenere un visto di uscita rischia il carcere. Per viaggiare all’interno del Paese è necessario un permesso. I rifugiati eritrei e i richiedenti asilo rimpatriati da altri Paesi sono soggetti a detenzione in condizioni difficili. Gli investigatori delle Nazioni Unite hanno più volte sottolineato come l’uso della tortura fisica e psicologica nei centri di detenzione civili e militari è una pratica abituale e sistematica. I decessi in custodia o durante il servizio militare non sono nulla di raro. Le autorità non indagano su tali incidenti e le forze di sicurezza agiscono in modo arbitrario e impunito. La maggior parte degli uomini e delle donne, compresi i minori di 18 anni che stanno completando la scuola secondaria, è tenuta a prestare servizio militare. Il periodo di leva dovrebbe durare 18 mesi, ma in pratica è a tempo indeterminato e a volte può comportare un impiego obbligatorio e non retribuito per le imprese controllate dall’élite politica. Gli esperti di diritti umani delle Nazioni Unite lo hanno descritto come un sistema di schiavitù. A settembre 2022, secondo quanto riportato dalla Bbc, il Governo eritreo avrebbe cominciato a mobilitare tutte le riserve militari, chiamando alle armi la popolazione maschile al di sotto dei 55 anni per ingrossare le fila impegnate nella nuova offensiva contro le forze tigrine. L’Eritrea combatte infatti a fianco del Governo etiope dall’inizio del conflitto nella regione del Tigrai che, dopo cinque mesi di relativa pace, è stato segnato da una generale ripresa delle ostilità a fine agosto 2022. Approfittando della nuova escalation, le forze di Afwerki avrebbero lanciato una nuova offensiva di larga scala in diverse aree del Tigrai al confine con l’Eritrea. Le forze eritree sono accusate di aver fatto sparire con la forza decine di rifugiati eritrei che vivevano nel Tigrai e di averne rimpatriato coercitivamente diverse centinaia. Gli abusi commessi nei confronti della popolazione civile in Etiopia potrebbero essere considerati crimini di guerra.