Cambogia: templi, mattoni e contraddizioni

Foto e Testi: Raffaele Crocco
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E’ monarchia teoricamente costituzionale. E’ Paese dalla democrazia dimenticata, con un capo di governo, Hun Sen, al potere da 40anni. E’ un monaco che si ripara con l’ombrello a Phnom Phem, la capitale, in mezzo al vociare della gente. La Cambogia è tante cose. Diceva qualcuno: le contraddizioni non si dimenticano. Qui davvero tutto è contraddizione. E nessuno dimentica, pur lasciando perdere i ricordi.

 

Foto di copertina (Monaco)
Foto 2 (Phnom Penh, bambini)
Foto 3 (Phnom Penh. Edifici coloniali francesi)
Foto 4 (Phon Pehn, gente davanti alla scalinata)

Phnom Penh è una città che non si ferma, sembra in perenne movimento. Gli orrori della dittatura rossa di Pol Pot sono ancora davanti agli occhi di molti. Gli anziani sono sopravvissuti, i giovani vivono il presente, con la voglia da cambiare la loro storia personale. Studiano, lavorano, vogliono un Paese moderno.

 

Foto 5 (Battambang, signora seduta al mercato)
Foto 6 (Battambang, sempre mercato)
Foto 7 (Battambang di notte)

La modernità sembra avere un nome: Cina. Pechino investe. Vende armi e prodotti industriali alla Cambogia e impiega miliardi di dollari – sono stati 2,32 nel 2022 – nell’edilizia. Lungo le strade che portano fuori dalla capitale o alla periferia di Siem Reap, tutto sembra un immenso cantiere. Nascono enormi centri residenziali apparentemente senza logica: sono mastodontici, concepiti per ospitare – con tanto di centro commerciale – migliaia di persone. Chi ci vivrà? Qui le persone campano con 1.600 l’anno. Quelle case non sono per i cambogiani. Così, come non è per loro Sihanoukville, il porto che guarda al Golfo del Siam. Per anni, a contendersi il controllo erano state mafia turca e russa. Oggi, a disputarselo a suon di dollari sono gli imprenditori cinesi e giapponesi.

Foto 8 (La costa lungo il Golfo del Siam)
Foto 9 (Agkor nella nebbia dell’alba)
Foto 10 (Agkor, particolare di un tempio)
Foto 11 (Agkor, la complessità el’architettira)

Le contraddizioni di un Paese, dicevamo. Si rovano anche in un parco archeologico che mozza il fiato per la bellezza. Angkor è un patrimonio dell’Umanità, capace di rendere un capitale. Sono 2 milioni i turisti che ogni anno vengono nel parco archeologico più grande del mondo. Sono 400 chilometri quadrati di area archeologica- Ora chi abita lì deve andarsene. Lo ha deciso il governo, ufficialmente per la necessità di “evitare la distruzione dei templi e la loro uscita dalla lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco”. Il capo del Governo, sempre lui, Hun Sen, prima ha promesso appezzamenti di terreno, materiali da costruzione e una piccola somma per costruire le proprie abitazioni altrove. Poi, annusata la rabbia degli sfrattati, è passato alle minacce: chi non se ne andrà entro dicembre 2023, verrà sgomberato con la forza. Si parla di 10mila persone. Un vero esodo. I turisti arriveranno comunque, spalancheranno occhi e cuore alla meraviglia. Delle contraddizioni della Cambogia non si accorgeranno. O forse sì, ma solo per un attimo. Poi, torneranno a casa.

 

Foto 12 (Angkor, particolare)

La storia del reportage

Le foto sono state scattate nel febbraio del 2023. Sono parte di un lungo viaggio dell’autore e di Beatrice Taddei Saltini, terminato a marzo del 2023, in Vietnam, Cambogia e Laos