Rpc/Usa. Armi a Taiwan, ostacolo alla pace globale

L'ombra del dossier sull'isola cinese nell'incontro tra Blinken e Xi Jinping

di Maurizio Sacchi

Degli aiuti  militari per 95 miliardi di dollari per l’Ucraina, Israele e Taiwan, circa 8,1 miliardi interessano la zona Asia-Pacifico e Taiwan. Ma la maggior parte dei finanziamenti è destinata a progetti negli stessi Stati uniti. Ad esempio  3,3 miliardi di dollari saranno destinati alla costruzione di sottomarini negli Usa, da destinare a quell’area: 1,9 miliardi per un sottomarino della classe Columbia – la più recente classe di sottomarini a propulsione nucleare. Altri 200 milioni di dollari sono destinati a un sottomarino della classe Virginia. Anche se questo investimento migliorerà la deterrenza nell’Indo-Pacifico, l’impatto immediato sarà il sostegno all’economia americana.

Altri 2 miliardi di dollari saranno destinati al programma di finanziamento militare estero per Taiwan e altri partner nell’Indo-Pacifico, mentre 542 milioni di dollari serviranno a rafforzare le capacità militari statunitensi nella regione. Ma Taiwan lamenta da anni un arretrato di 19 miliardi in  sistemi statunitensi. Si tratta di  missili Javelin, Harpoon e Stingers, per la cui consegna  Taiwan compete con l’Ucraina, la Polonia e altri Paesi in attesa di ordini. 

I problemi legati alla catena di approvvigionamento, la carenza di manodopera e le priorità globali in competizione hanno complicato la capacità di Washington di fornire hardware militare a Taiwan, che tenta così di stringere partnership con aziende statunitensi di armamenti come RTX e Lockheed Martin per produrre “Javelin e Harpoon e Stingers e gli altri missili critici che [gli Stati Uniti] non riescono a produrre a sufficienza” per poterli consegnare tempestivamente, dichiara Rupert Hammond-Chambers, Presidente dell’U.S.-Taiwan Business Council con sede a Washington.

Che Taiwan possa produrre da sè queste armi preoccupa il Pentagono e delle aziende del settore della difesa sulle operazioni di spionaggio di Pechino. Negli ultimi anni Taiwan ha indagato su decine di casi di funzionari militari in servizio o in pensione implicati nello spionaggio a favore della Cina. “C’è l’ipotesi che Taiwan sia così trasparente per la Cina, che se si trasferisse il know-how , i cinesi lo otterrebbero”, ha dichiarato Richard Weir, Vicepresidente dell’azienda Usa IMSAR, che produce radar a scopo militare, e fornitrice di Taipei.

Come prevedibile, la mossa ha irritato Pechino. Il Segretario di stato Blinken,  nella sua recente visita a Pechino, ha smorzato i toni, assicurando  che gli Usa mantengono “il rispetto della politica della ‘Unica Cina’” e sostengono la “stabilità delle relazioni nella Stretto di Taiwan”. Ma la Cina ha mandato il suo segnale. Il 27 aprile una dozzina di aerei da guerra cinesi hanno effettuato sortite vicino all’isola poche ore dopo che Antony Blinken ha lasciato Pechino in seguito ai colloqui con il Presidente Xi Jinping.

La Cina non rinuncia a Taiwan, e l’appoggio militare alla Russia può essere letto come un modo per deviare gli sforzi militari degli Usa e suoi alleati dall’area Pacifico-asiatica. I ritardi nelle consegne militari all’isola mostrano che la strategia funziona. La via che Pechino indica a Washington é quella di rinunciare a ciò che é stato detto “Sinofobia”, accettandone l’ascesa e il rafforzamento in spirito di collaborazione e non di competizione. Se rassicurata su questo punto, la Cina potrebbe anche giocare un ruolo decisivo nella ricerca della pace nel conflitto Russia/Ucraina. E per quanto riguarda Taiwan segue per ora una via diplomatica.

La recente visita nella Cina continentale dell’ex leader taiwanese Ma Ying-jeou va nella direzione della  “riunificazione pacifica”. Ma, il primo ex Presidente taiwanese a essere ricevuto dal leader della Cina continentale, rimane la scelta principale di Pechino per aiutare a conquistare i taiwanesi, nonostante il suo partito Kuomintang abbia perso le ultime tre elezioni presidenziali. Da quando William Lai Ching-te, indipendentista – bollato da Pechino come “separatista” – ha vinto le elezioni presidenziali dell’isola a gennaio, la Cina continentale ha intensificato gli sforzi per guadagnare posizioni nell’opinione pubblica dell’isola..

Ma è tornato sull’isola in veste di pacificatore e ha invitato Lai a prendere atto del “ramo d’ulivo” di Xi, a “confermare il quadro di una sola Cina basato sulla Costituzione e ad astenersi dal “percorrere la strada dell’indipendenza“. Nonostante le tensioni politiche, i giovani taiwanesi sono considerati più aperti alla possibilità di un riavvicinamento e sia Xi che Ma hanno posto l’accento sugli scambi giovanili. Questa sarebbe quindi la via pacifica per risolvere il problema che tiene alta la tensione fra le due massime potenze mondiali. Se Washington rinunciasse a vedere in Pechino il suo avversario, per inaugurare un periodo di sincera collaborazione, oltre ad evitare un possibile disastroso confronto militare nel Mar Cinese meridionale, potrebbero far spegnere almeno il fuoco che divampa in Europa. Ma nessuno dei due candidati alla Casa bianca sembra orientato a porgere, o raccogliere, un ramo d’ulivo con la Cina. Per ora.

Nell’immagine della US Navy, un sommergibile della classe Columbia United States Navy

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