Sono oltre 75mila i siriani (tra cui moltissime donne e bambini) bloccati al confine nord-orientale della Giordania, nella zona desertica conosciuta come ‘Berm’.
A lanciare l’allarme è ancora una volta Medici Senza Frontiere che da tempo denuncia le condizioni di non-vita di queste persone, da due anni in questo ‘limbo’.
Questo sarebbe il secondo inverno che dovrebbero affrontare al freddo.
“Ribadiamo – si legge in un comunicato di Msf – ancora una volta la necessità di accedere direttamente alle persone isolate, al fine di valutare e soddisfare le loro necessità mediche e garantire la fornitura equa di assistenza sanitaria adeguata”.
L’organizzazione si dice poi molto critica nei confronti delle Nazioni Unite.
“Nonostante le Nazioni Unite abbiano annunciato la scorsa settimana di aver ripreso, dopo più di tre mesi, la fornitura di aiuti umanitari nel Berm, MSF ne critica i meccanismi e auspica che i controlli sullo stato di salute delle persone siano effettuati con la supervisione di professionisti medici qualificati”.
La Giordania ha chiuso i confini con la Siria per bloccare l’arrivo di persone da oltre cinque mesi. Ma anche prima della chiusura delle frontiere, le organizzazioni umanitarie non erano in grado di fornire assistenza adeguata.
Nel Berm, i siriani vivono in tende di fortuna e non hanno accesso alle cose più elementari per difendersi dal freddo, dall’abbigliamento invernale, alla legna da ardere.
Msf lancia quindi un ulteriore appello: “chiediamo con forza al governo giordano di rimuovere gli ostacoli imposti alla fornitura di assistenza medica salvavita, permettendo l’evacuazione medica dei siriani, in particolare i più vulnerabili, come donne e bambini”.