A tre mesi dalle elezioni presidenziali, il rappresentante della sinistra colombiana Gustavo Petro é sempre più favorito. Questa posizione é rafforzata dalla quasi sicura vittoria alle primarie di coalizione – il Pacto Historico, che riunisce la leader ambientalista Francia Márquez, l’ex governatore di Nariño Camilo Romero, il leader indigeno Wayú Arelys Uriana e Christian Alfredo Saade, rappresentante dei cristiani progressisti – , ma anche dalla crescente impopolarità del governo di Ivan Duque, e dal recente abbandono di Ingrid Betancurt della appena nata coalizione di Centro, Coalición Centro Esperanza.
Oltre a questo rafforzamento sul fronte interno, che dovrebbe essere confermato il 13 marzo alle primarie, Petro sta guadagnandosi una ampia legittimazione internazionale. Un mese fa in Spagna ha avuto incontri non solo con i leader socialisti Pedro Sanchez e Felipe Gonzalez, ma anche con i rappresentanti degli imprenditori. E avrebbe avuto un colloquio in Vaticano con Papa Francesco, anche se dell’incontro non esiste una documentazione fotografica. Anche il neo eletto presidente del Cile Boric ha invitato Petro al suo insediamento, e uno dei punti di forza della sua campagna sta nel prefigurare un asse andino con i governi di centrosinistra dell’area, a cui andrebbe ad aggiungersi il colosso del Brasile, se Lula uscirà vincitore alle presidenziali di quest’anno.
Al tempo stesso, Petro ha preso decise distanze, oltre che dal Nicaragua degli Ortega, anche dal Venezuela di Maduro , il cui spauracchio é agitato dai suoi oppositori -fra cui praticamente tutta la stampa colombiana in caso di una sua vittoria- “il Venezuela ha visto crollare la sua economia per la sua dipendenza dal petrolio, e noi stiamo proponendo il contrario”.
“La ricchezza è in realtà nei posti di lavoro”, sostiene Petro. “Quello che proponiamo è di aumentare i posti di lavoro in Colombia, il che significa agricoltura, industria, turismo, e smettere di dipendere dal petrolio e dal carbone. In primo luogo, perché il mondo lo richiede. Come possiamo sostituire a breve termine la valuta estera del petrolio e del carbone? Con il turismo, l’agro-industrializzazione della cannabis, il rafforzamento del valore aggiunto del caffè e l’uso dei crediti di carbonio per preservare la foresta amazzonica.” Su tutti questi punti anche gli altri quattro leader del Pacto Historico concordano in pieno.
La credibilità di questo modello di sviluppo ha trovato un testimone di prestigio, l’economista francese Thomas Piketty, il celebre autore de il Capitale nel 21 secolo, in visita in Colombia, che dopo l’incontro ha annunciato che verrà a consigliare il suo eventuale governo “nella ricerca della produzione e dell’equità”. Petro, che promette di alzare le tasse sui redditi più alti, ha a lungo sostenuto di essere stato influenzato. dalle idee di Piketty sulla necessità di combattere la disuguaglianza,
“Un nuovo asse progressista si formerà in America Latina. Fondamentalmente, dipende dall’elettorato, per Lula, Boric, e per me”, ha detto Petro, che ha delineato un percorso verso società della conoscenza, capaci di industrializzare i loro Paesi e modernizzare l’agricoltura attraverso la riforma agraria. Insomma, sulla base della produzione e della conoscenza, “per costruire una democrazia multicolore nella nostra America Latina”. Per la Colombia, questo significa specificamente un’era di pace”. “Il vecchio progressismo, tra virgolette, ancorato all’economia fossile, non è un’opzione per l’America Latina. L’opzione dell’America Latina è la conoscenza, la produzione, l’integrazione latinoamericana nelle economie decarbonizzate”, ha sottolineato. Anche durante l’ondata di proteste che ha scosso la Colombia l’anno scorso, Petro ha mantenuto un atteggiamento di attenzione nei confronti del malcontento sociale. Ma l’ex sindaco di Bogotà ha mostrato segni di una svolta verso il pragmatismo, con “discorsi” sui suoi social network sulla situazione del paese, accompagnati da critiche all’impopolare governo Duque, ma anche da appelli alla moderazione. .
Ma Petro viene attaccato anche per il suo passato nella guerriglia dell’M19, sciolta ormai da un trentennio. La destra di Ivan Duque ha attaccato su questo tema anche Humberto de la Calle, promotore dell’Alleanza di centro, che è stato Il capo negoziatore del governo che ha siglato l’accordo di pace con le FARC – ora disarmate e trasformate in un partito politico. La legittimità dell’accordo é stata spesso questionata dal governo di Duquq, come la Jurisdicion Especial para la Paz, che investiga sugli abusi si entrambe le parti durante gli anni del conflitto. E dall’accordo di pace almeno 300 dei leader della ex guerriglia sono stati uccisi, dopo aver deposto le armi. L’opzione centrista é però in piena crisi, dopo l’uscita della Betancurt.
In copertina un’immagine di Bogotà di Random Institute. Nel testo Gustavo Ptero