di Ambra Visentin
L’accordo tra Pakistan e Russia per la costruzione del gasdotto dal costo di oltre 2 miliardi di dollari che attraverserà il Paese medio-orientale per la lunghezza di 1100 chilometri, ha subìto, dal 2015 allo scorso 28 maggio (data della firma del nuovo accordo), un’evoluzione nella forma e nel nome. Come dichiara in un’intervista a “Vsgljad” Igor Yushkov, analista al Fondo nazionale per la sicurezza energetica, il nome “Pakistani Stream” (Flusso pakistano), che sostituisce quello di “Gasdotto Nord-Sud”, “è stato scelto per ragioni di pubbliche relazioni. È un marchio di fabbrica: i gasdotti russi devono essere chiamati flussi”. Come però sottolineato dallo stesso Yushkov, il gasdotto pachistano non trasporterà gas russo. Il re-branding testimonia più che altro delle implicazioni strategiche.
“In sostanza la Russia riceve i dividendi geopolitici dalla riduzione dell’influenza degli Stati Uniti sul Pakistan e attraverso di essa, di fatto, sulla vicina India”. Riassume così Natalia Milchakova, vicedirettrice del centro di informazione e analisi “Alpari” in un’intervista per “Nezavisimaya Gazeta”. Un’influenza che, come ricorda Milchakova, gli Stati Uniti hanno esercitato nel settore dello sviluppo delle reti di fornitura energetica della regione sin dalla fine del XX secolo. Esemplare in questo senso il ritiro forzato dal progetto per la pipeline Iran-India (che avrebbe dovuto attraversare il Pakistan) cui l’Iran è stato costretto dagli Stati Uniti a seguito del deterioramento dei rapporti tra Teheran e Washington.
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Portando avanti dei piani indipendenti e diversificati nella regione, la Russia dà un segnale importante anche a Nuova Delhi. Se è vero che il partenariato strategico millenario tra i due Paesi resta la relazione bilaterale più importante per Mosca, quest’ultima non permetterà che le sia d’intralcio nelle sue mire in quest’area strategica, spiega Andrew Korybko. Boris Volkhonsky, professore dell’Istituto Paesi asiatici e africani dell’università statale di Mosca, chiarisce che questi sviluppi non rappresentano una provocazione nei confronti dell’India: “Non stiamo parlando di cooperazione tecnico-militare (…). L’India è sensibile a qualsiasi progetto che venga realizzato nel territorio del Kashmir controllato dal Pakistan. In questo caso, gli interessi indiani non vengono lesi in alcun modo, quindi Mosca non dovrebbe preoccuparsi”.
Oltre che alle evidenti implicazioni strategiche, lo sviluppo della rete di rifornimento di gas naturale liquefatto in Pakistan ha prospettive economiche su diversi livelli. Da un lato, spiega Volkhonsky, il Paese rappresenta un importante collegamento sulla “Nuova via della seta” di Pechino, una sezione della quale dovrebbe attraversare il territorio pachistano. Dall’altro invece, creando le infrastrutture per il trasporto del gas, con il conseguente aumento di consumi, sarà possibile attirare più fornitori di Paesi vicini, come il Qatar, che per soddisfare la domanda ritireranno una parte del gas dal mercato europeo, permettendo alla Russia di recuperare terreno nel Vecchio Continente, conclude l’analista Igor Yushkov. In un momento in cui la Nord Stream 2 catalizza l’attenzione per gli evidenti sforzi degli Stati Uniti di opporsi all’ulteriore rafforzamento delle forniture russe in Europa, Mosca porta avanti una partita, forse mediaticamente meno “spettacolare”, ma che rappresenta un passaggio strategico chiave per i suoi interessi a lungo termine.
In copertina, foto di Rodion Kutsaev
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