Dossier/ Nucleare sì o no? Cosa si muove in Europa

Il dibattito sul nucleare, civile e militare, è tornato ad essere protagonista in Europa e non solo. Un passaggio importante c’è stato il 21 marzo 2024, quando si è svolto a Bruxelles il Nuclear Summit, al quale hanno partecipato trentadue Paesi, di cui quattordici membri dell’Ue. Al termine del summit, promosso dal Primo Ministro belga, Alexander de Croo e dal segretario dell’AIEA, Rafael Mariano Grossi, i partecipanti hanno firmato una Dichiarazione nella quale si impegnano a “lavorare per liberare totalmente il potenziale dell’energia nucleare” per raggiungere insieme la sicurezza energetica e climatica. Il vertice è un evento storico nell’ambito della cooperazione internazionale sull’energia nucleare. Si tratta infatti, come riporta Il Caffè Geopolitico, del primo incontro sul tema tenutosi dal 1953, anno in cui il Presidente statunitense Dwight Eisenhower, nel celebre discorso “Atom for Peace” alle Nazioni Unite, auspicò la cooperazione tra stati sull’uso del nucleare per fini pacifici.

Ma l’opposizione al nucleare è ancora forte. Nei giorni precedenti il summit, oltre seicento organizzazioni non governative hanno pubblicato una dichiarazione congiunta ammonendo i governi a non perdere tempo dietro alla “favola del nucleare” poiché le radiazioni emesse rendono troppo costoso il nucleare in termini di salute ed impatto ambientale. In questo dossier il punto su alcuni aspetti legati all’energia nucleare e al suo utilizzo soprattutto in Europa

* In copertina Foto di Nicolas HIPPERT su Unsplash, di seguito Foto di Dan Meyers su Unsplash

Scelte diverse nei Paesi Ue

Tredici Stati membri dell’Unione Europea hanno prodotto energia nucleare nel 2022. In ordine decrescente di produzione si tratta di: Francia, Spagna, Svezia, Belgio, Germania, Repubblica Ceca, Finlandia, Bulgaria, Slovacchia, Ungheria, Romania, Slovenia, Paesi Bassi. Circa un quarto dell’energia dell’Ue è di origine nucleare e più della metà è prodotta in Francia. In totale ci sono più di 150 reattori in funzione.

Ma non tutti gli Stati vanno nella stessa direzione. La produzione dei Paesi Bassi è aumentata del 19,8% rispetto all’anno precedente, quella della Repubblica Ceca del 19,1, quella dell’Ungheria del 17,5% e quella della Finlandia del 10,6 Dopo il calo del 34,5% nel 2022 rispetto all’anno precedente, anche la Francia ha aumentato nel 2023 la sua produzione di energia nucleare. Nel gennaio di quest’anno il senato ha poi approvato una legge che abbandona l’obiettivo al 2030 di ridurre la quota del nucleare al 50% del mix energetico. Nonostante il piano iniziale del presidente francese Emmanuel Macron di chiudere 14 reattori nucleari, alla fine del suo primo mandato aveva infatti abbracciato l’energia nucleare come futuro dell’indipendenza energetica della Francia. Sulla stessa linea anche Svezia e Paesi Bassi, dove si prevede la costruzione di nuovi reattori. Così come in Ungheria, dove l’entusiasmo per l’energia nucleare è rimasto costante e forte nel corso degli anni. Recentemente, il parlamento di Budapest ha approvato due nuovi reattori, oltre ai quattro attualmente in funzione.

Andamento diverso per la Germania, dove il calo della produzione di energia nucleare è lampante e si è confermato il 15 aprile 2023 con lo spegnimento degli ultimi tre reattori nucleari in funzione. Anche a causa di questo, infatti, la produzione complessiva di energia nucleare dell’Unione è stata la più bassa dal 1900. Anche la Spagna, secondo produttore di energia nucleare dell’Unione europea, sta seguendo la strada della Germania con la previsione di mettere fuori servizio il primo dei suoi sette reattori nucleari nel 2027 e di chiudere completamente la sua flotta nucleare entro il 2035.

Le divergenze tra Francia e Germania sull’energia nucleare hanno portato a dibattiti accesi in sede Ue. Una fase della diatriba è stata vinta da Parigi nell’aprile del 2021, quando dopo mesi di lobbying e di forti pressioni da parte dei sostenitori del gas e del nucleare, la Commissione Europea ha avanzato un progetto di emendamento della tassonomia dell’Ue, la guida ufficiale sulla sostenibilità degli investimenti, per includervi gas e nucleare, rendendoli in tal modo sostenibili. Dopo anni di diatribe politiche e di proposte per bloccare questo ingresso, l’energia nucleare è diventata sostenibile, secondo gli standard Ue, dal 1 gennaio 2023.

Il nucleare militare in Europa

Le armi nucleari sono dislocate in vari Stati Europei. Regno Unito e Francia sono i due Stati del Continente che possiedono le proprie forze nucleari. I due Paesi hanno fatto negli anni scelte diverse in termini di deterrenza nucleare. Il sistema Trident del Regno Unito si basa sui sottomarini e i missili a lungo raggio che il sottomarino trasporta possono essere lanciati solo su ordine del Primo ministro. La Francia mantiene invece un deterrente sottomarino e aereo, la “Force de Dissuasion”. Secondo l’Associazione per il controllo delle armi, il protocollo di lancio del Paese è stato deliberatamente rallentato e potrebbe richiedere anche diversi giorni.

Oltre alle testate inglesi e francesi nel Continente si trovano anche le armi nucleari statunitensi. In virtù del principio della condivisione nucleare, infatti, le testate dell’alleato Nato si trovano in sei basi in cinque Paesi membri dell’Alleanza: Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia. Secondo vari analisti gli Stati Uniti potrebbero disporre di circa un centinaio di bombe nucleari dislocate in questi sei siti. La presenza delle armi nucleari in Europa deriva da decisioni prese durante gli anni della Guerra Fredda per rassicurare i membri della Nato in caso di un attacco dell’Unione sovietica.

Con il deterioramento dei rapporti con la Federazione Russa anche il dibattito sulle armi nucleari europee è tornato in auge. Nel febbraio 2024, ad esempio, il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, ha dichiarato che l’Europa dovrebbe dotarsi di un sistema di deterrenza nucleare, così da “non rimanere indifesa di fronte al ricatto di Stati autoritari dotati di arsenali strategici”. Secondo il ministro tedesco (opinione in linea con la nuova strategia militare tedesca), Regno Unito e Francia dovrebbero svolgere un ruolo più ampio nello scudo nucleare europeo se Donald Trump vincesse le elezioni presidenziali di quest’anno. Nota è infatti la posizione di Trump di “abbandonare” i Paesi della Nato che non raggiungono la soglia minima di spesa per la difesa dell’Alleanza. Il dibattito sul cosiddetto “ombrello nucleare europeo” è quindi aperto.

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