Dossier/ La ‘continuidad’ di Cuba

di Maurizio Sacchi

L’ottavo Congresso del Partito comunista cubano, aperto il 14 e chiuso il 19 aprile 2021 ha visto l’uscita di scena di Raúl Castro come leader del Partito e presidente e della vecchia guardia della Rivoluzione. Il Presidente di Cuba, Miguel Díaz-Canel è candidato a occupare anche la carica lasciata dal fratello di Fidel, e per la prima volta dalla rivoluzione è un civile a occupare il vertice del potere. Benché si prevedano, e siano indispensabili, misure di cambiamento radicali, il messaggio di Diaz Canel, e la parola d’ordine del Congresso, è stata Continuidad , a sottolineare che la natura socialista dello Stato cubano non è in discussione.

Economia al centro

L’economia, e in particolare la produzione alimentare, siano al primo posto nell’agenda dell’Avana. “La struttura produttiva non riesce a soddisfare i livelli di domanda della popolazione. La questione non è solo una priorità, ma una questione di sicurezza nazionale”, ha dichiarato apertamente  Manuel Marrero, uno dei leader di spicco del partito.

Il 19 aprile 2021 Cuba si sveglia da 60 anni al suono delle campane che celebrano la vittoria di Playa Girón, la “Baia dei Porci”, dove si infranse il tentativo controrivoluzionario degli esuli armati e organizzati degli Stati uniti di Kennedy. Ma ora il nemico è più infido, ed è la crisi economica che sta mettendo in crisi la vita dei 12milioni di cubani.

Già all’inizio dell’anno, abolendo la doppia circolazione di moneta – al peso ufficiale si affiancava da decenni il “peso convertibile”, unica valuta con cui si potevano acquistare i prodotti di esportazione- il governo aveva tentato di porre rimedio alla situazione. Aveva accompagnato questa misura con una liberalizzazione dei prezzi; che, benché limitata, ed accompagnata da un aumento del 400 percento dei salari pubblici, per assorbire il prevedibile aumento dei prezzi, non ha sortito i risultati sperati.

Turismo ed embargo

La misura economica avviata con le liberalizzazioni appena varate hanno già subito una battuta d’arresto, e nuovamente si è dovuto accettare che alcuni beni essenziali siano disponibili solo a chi è in possesso di pesos convertiti da moneta forte (dollari o euro). Il punto è che non basta una politica monetaria ad aumentare la disponibilità di beni, e che la produzione cubana è ai suoi minimi storici. Le cause immediate sono il crollo del turismo a causa della pandemia e l’embargo a cui è sottoposta Cuba, aggravato dalle misure volute da Donald Trump, e rese ancor più severe nell’ultimo periodo del suo mandato, con l’inclusione di Cuba fra i “Paesi canaglia”.

Per ora l’amministrazione di Joe Biden non solo non ha cambiato rotta, malgrado le affermazioni in campagna elettorale; ma ha firmato con altri 15 Paesi, fra cui l’Italia, per il mantenimento delle sanzioni. Senza l’abolizione dell’embargo e la ripartenza del turismo è difficile che Cuba possa superare questo momento critico. Ma l’inventiva e la capacità dei cubani di resistere nelle più difficili situazioni hanno permesso loro di sopravvivere al “periodo especial” seguito al crollo del blocco sovietico, e ora anche alla fine degli aiuti venezuelani.

Non è quindi da sottovalutare l’impegno del governo a guidare i cosiddetti “moduli di gestione non statali” (FGNE), che non è altro che il settore privato, sempre più dinamico, a fronte di un settore pubblico in crisi, e  chiamato a svolgere un ruolo chiave nel rilancio dell’economia.

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