Dossier/ Materie prime: prezzi e geopolitica

a cura di Alice Pistolesi

I prezzi delle materie prime, a partire dalla fine del 2020, hanno subito un aumento mai visto negli ultimi anni. Il rialzo è proseguito fino ad agosto 2021 e, secondo alcune previsioni, potrebbe attenuarsi solo nell’ultimo trimestre dell’anno.

In questo dossier analizziamo alcune cause che hanno portato a questo incremento, concentrandosi sui casi di Cina, Europa e Guinea Conakry.

*In copertina Foto di Kevin Campbell da Pixabay, di seguito foto di Colin Behrens da Pixabay 

Qui il podcast della puntata di Bastioni di Orione su Radio Black Out, durante la quale si è parlato del dossier.

Guinea: colpo di stato e bauxite

Il golpe in Guinea del 5 settembre 2021 ha avuto in un primo momento forti effetti sui mercati globali delle materie prime. Il Paese è infatti il secondo produttore mondiale di bauxite, materiale fondamentale per la produzione dell’alluminio. La Guinea è il principale fornitore della Cina, che a sua volta è il più grande importatore mondiale di bauxite e ha prodotto circa il 57% di tutto l’alluminio a livello globale nel 2020.

Nonostante l’estrazione e la lavorazione non si siano mai interrotti i prezzi della bauxite e dell’alluminio hanno fatto un balzo di oltre l’1% a Shanghai e Londra. Dalla presa del potere, il generale Mamady Doumbouya ha rassicurato gli investitori stranieri, ma nonostante questo i prezzi dell’alluminio sono saliti ai massimi di 10 anni. La Guinea possiede le più grandi riserve di bauxite del mondo stimate in 7,4miliardi di tonnellate, ovvero quasi un quarto delle riserve globali totali. Nonostante le enormi ricchezze presenti, circa tre quarti della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà.

Le operazioni di estrazione e lavorazione non si sono mai fermate: il tonnellaggio delle navi che fanno scalo nei porti della Guinea per le esportazioni è rimasto stabile nelle prime tre settimane di settembre e ha registrato un calo solo del 2% rispetto allo stesso periodo di agosto, secondo un rapporto di Clarksons Research.

La mancanza di impatti del golpe sulle operazioni è stata confermata anche da alcuni colossi del settore attivi nell’area. Per tranquillizzare la borsa il più grande produttore mondiale di allumina (il composto intermedio tra bauxite e alluminio), Aluminium Corp of China, ha affermato che il suo business di bauxite in Guinea funziona normalmente e anche la TOP International Holding di Singapore, che possiede due miniere di bauxite in Guinea, ha affermato che le operazioni proseguono “con interruzioni minime”. La Compagnie des Bauxites de Guinée (CBG) ha poi affermato che le sue miniere non sono state influenzate dal colpo di stato.

La cause degli aumenti

Varie le cause che hanno portato all’aumento dei prezzi delle materie prime. Tra queste una combinazione tra la contrazione dell’offerta causata dai fermi e dalle chiusure degli impianti durante i momenti di lockdown collegati alla pandemia da Covid-19 e il boom della domanda globale da parte delle macro-regioni industrializzate in Asia, Nordamerica e Europa nel momento della riapertura.

Alcuni analisti rilevano poi nell’inefficienza dei sistemi logistici internazionali e locali un’altra delle cause. Inefficienza causata dal rallentamento delle movimentazioni nei porti (sempre a causa del Covid-19), ma anche della ripartenza, quasi in contemporanea, di tutti i sistemi industriali mondiali.

La ripresa economica del post pandemia ha infatti provocato una forte domanda che si è però combinata con i problemi di approvvigionamento dovuti alle scarse riserve di gas in Europa (vedi Focus 2) e al rallentamento della produzione di metalli in Cina (vedi Chi fa cosa ). A causa della crescente scarsità nei mercati fisici, Goldman Sachs Group Inc, ad esempio, prevede che i prezzi saliranno ancora nel 2022.

Tags: