Il dibattito sull’energia nucleare è tornato ad occupare l’agenda politica europea a non solo.
In questo dossier analizziamo i Paesi che usano questo tipo di energia, quali sono i reattori in uso e quale direzione sta prendendo la Commissione Europea a riguardo.
*In copertina Photo by Frédéric Paulussen on Unsplash, di seguito Photo by Kilian Karger on Unsplash
Dove sono i reattori nucleari
I reattori nucleari attivi nel mondo sono 442, concentrati in 29 Paesi. In Europa sono 148 i reattori attivi in 16 Paesi per una produzione complessiva di 375.000 GW(e). Sono poi 65 i reattori in fase di costruzione, 8 dei quali in Europa (2 in Bulgaria, Romania e Slovacchia, 1 in Finlandia e in Francia). In Cina ci sono 27 centrali in costruzione, 11 nella Federazione Russa, 5 in India e Corea, Bulgaria, Giappone, Slovacchia e Ucraina (2 ciascuno) e infine uno in Argentina, Brasile, Finlandia, Francia, Iran, Pakistan e Stati Uniti. La costruzione è affidata ad un piccolo numero di aziende che comprende la francese Areva, le americane General Electrics e Westinghouse, le giapponesi Toshiba e Hitachi. Altre aziende costruttrici sono attive in Corea, Russia e Cina.
Gli Stati Uniti sono al primo posto per numero di reattori attivi con 104, seguito da Francia (58), Giappone (54) e Federazione Russa (32), Corea (21), India (20), Gran Bretagna (19), Canada (18), Germania (17), Ucraina (15), Cina (13), Svezia (10). Al di sotto si trovano: Spagna (9), Belgio (7), Repubblica Ceca e Taiwan (6 ciascuno) e Svizzera (5). Chiudono l’elenco Finlandia, Ungheria e Slovacchia (4 reattori ciascuno), Argentina, Brasile, Bulgaria, Messico, Pakistan, Romania e Sudafrica (2), Armenia, Olanda e Slovenia (1 ciascuno).
I reattori attivi hanno un’età media compresa fra 24 e 31 anni. Le centrali più vecchie, quelle di prima generazione, sono state ormai smantellate (ne restano in funzione una o due a scopo sperimentale) e tutte le centrali attualmente attive nel mondo sono di seconda generazione.
La Taxonomy Regulation dell'Ue
Alla fine dicembre 2021 è circolata la bozza definitiva della Commissione Europea collegata alla legge ‘Taxonomy Regulation’ che ritiene che il gas e il nucleare, a determinate condizioni “chiare e rigorose”, potrebbero essere strumenti che facilitano la transizione ecologica.
Secondo la bozza, criticata da molte associazioni ambientaliste, una centrale nucleare è riconosciuta fonte di energia pulita se ha un piano di sviluppo, fondi sufficienti e un luogo dove depositare i rifiuti radioattivi. Le nuove centrali nucleari saranno green solo se avranno ricevuto i permessi di costruzione prima del 2045.
Per gli impianti già esistenti si dovranno rispettare la soglia massima di emissione di 100 gCO2e/kWh. La stessa soglia è stata individuata per le centrali elettriche a gas. Bruxelles ha così riconosciuto che le centrali a gas e nucleari non sono completamente sostenibili, ma quantomeno accettabili perché meno inquinanti del carbone. Ma non tutti i Paesi sono d’accordo sul futuro del nucleare: esiste infatti il blocco dei favorevoli guidati dalla Francia e quello dei contrari capitanato da Germania e Austria.