Le catene di approvvigionamento delle merci (o supply chains, vedi chi fa cosa) stanno passando da una situazione di crisi globale all’altra, provocando notevoli difficoltà a chi produce, a chi trasporta e a chi riceve. La pandemia da Covid-19 prima e la crisi geopolitica provocata dall’invasione russa dell’Ucraina, poi, hanno provocato uno scenario di complicata gestione. A questi due eventi più recenti se ne sommano altri immediatamente precedenti: la crisi finanziaria del 2008, la guerra nel Vicino e Medio Oriente, la Brexit e l’ostruzione del Canale di Suez.
In questo dossier alcuni spunti per capire effetti e conseguenze.
*In copertina Photo by Ant Rozetsky on Unsplash, di seguito Photo by Ant Rozetsky on Unsplash
Come incide la guerra in Ucraina
Il blocco dei porti ucraini di Odessa e Mariupol ha aumentato notevolmente i ‘colli di bottiglia’ già esistenti. Secondo uno studio dell’Ispi uno dei principali effetti è stato l’aumento dei noli aerei e marittimi. Il Freightos Air Index sulle tariffe per il trasporto merci aereo rileva che il prezzo per il collegamento Cina-Europa è aumentato di oltre l’80% durante il primo mese del conflitto, del 43% tra marzo e aprile, per poi diminuire del 38% a inizio maggio. La situazione risulta ancora più critica se si guarda ai noli marittimi, dal momento che il valore a maggio 2022 è aumentato, a livello globale, del 105% rispetto a maggio 2021. A tutto questo si aggiunge poi la crescita dei prezzi del carburante causata anche dalla crisi russo-ucraina.
Gli effetti della Pandemia da Covid-19
Il settore logistico internazionale ha subìto una grossa frenata durante l’emergenza sanitaria provocata dal Covid-19 a causa dell’aumento della domanda di beni derivante dal reindirizzamento della spesa dei consumatori sull’e-commerce. Secondo uno studio di Ispi, ad esempio, i porti di Los Angeles e Long Beach, in California, responsabili di circa il 40% del commercio via mare degli USA, hanno avuto gravi rallentamenti rispetto all’anno precedente, con una quota di container in ritardo che dal 20%, a ottobre 2019, è arrivata al 75% a novembre 2021 e con un picco di container in attesa – 109 navi – raggiunto il 9 gennaio 2022. Anche i volumi dei carichi arrivati a terra hanno superato la quantità di risorse preposte allo scarico e al trasporto verso magazzini, negozi e consumatori finali e hanno causato ulteriori rallentamenti.
Secondo il report del Fondo Monetario Internazionale, lo shock pandemico ha infatti provocato gravi conseguenze per la logistica mondiale, in particolare al trasporto via mare. La diminuzione del personale dovuta alle restrizioni governative, alla salute degli stessi lavoratori e ai lockdown prolungati hanno generato ritardi nelle consegne della merce e un forte aumento dei costi di trasporto. A questo si aggiunge poi la scarsità di autotrasportatori in Gran Bretagna anche a causa della Brexit e in altre aree dell’Europa. Secondo Transport Intelligence in Europa mancano circa 400mila autisti.