Dossier/ Verso le europee: la Commissione Ue

a cura di Alice Pistolesi

Tra le Istituzioni europee, la Commissione è sicuramente una delle più importanti quanto misteriose. All’organo composto da un componente per ciascuno stato la redazione dell’Aylante delle Guerre e dei conflitti del mondo ha deciso di dedicare il secondo dossier del ciclo di approfondimenti che mirano a districarsi in Europa e nelle sue leggi in vista delle elezioni europee del 26 maggio 2019.

Vai al primo dossier dedicato al Parlamento Europeo

Commissione e lobby

Tra le accuse che spesso si muovono verso la Commissione Europea c’è quella di essere facilmente permeabile agli interessi di aziende e lobbisti. Spesso infatti, dopo l’esperienza europea, i commissari vengono assunti da aziende che hanno a che fare con le istituzioni comunitarie.

Sono 11.801 (più di quelli di Washington) i gruppi di pressione elencati nel Registro della Trasparenza istituito dalla Commissione Europea. Si tratta di lobby che lavorano perché non si contrastino gli interessi delle imprese e associazioni che rappresentano: industrie, aziende private, grandi studi legali, ma anche sindacati, ong, associazioni di consumatori.

Tra chi spende di più ci sono il Cefic o Consiglio delle industrie chimiche europee (12 milioni di spese minime dichiarate nel 2018), Google (6 milioni nel 2017), Microsoft (5 milioni). Tutti insieme spendono circa 1,5 miliardi all’anno. Tra gli Stati con più lobby ci sono invece Germania, la Gran Bretagna, la Francia, il Belgio e l’Italia.

Il lobbista contatta commissari ed eurodeputati proponendo di emendare le norme. Per garantire che il lavoro rimanga nella legalità è necessario essere iscritto nel Registro della Trasparenza. Lo stesso però non vale per incontrare eurodeputati e i delegati nazionali al Consiglio che resta un’attività largamente non regolata. Nell’aprile 2019 sono falliti i negoziati, iniziati due anni prima, fra Commissione, Consiglio e Parlamento europeo per l’istituzione di un registro unico.

Opinioni sull'euro

Cosa ne pensano i Paesi europei della moneta unica? Per scoprirlo la Commissione europea realizza regolarmente dei sondaggi d’opinione sia nei paesi dell’area dell’euro, sia negli Stati membri di più recente adesione e che prevedono di adottare la moneta europea.

I Flash Eurobarometro prevedono interviste telefoniche e vengono riportati sul sito web dell’Eurobarometro, dove sono pubblicati anche studi qualitativi basati su interviste dirette e gruppi specifici. Dall’ultimo sondaggio ai Paesi che hanno adottato l’euro, che risale al 2017, emerge che i due terzi degli intervistati (64 per cento) pensano che avere l’euro sia una buona cosa per loro paese. Si tratta della percentuale più alta dal 2002, e in crescita significativa dal 56 per cento nel 2016.  

Per andare più nello specifico poco più di un quarto degli intervistati (27 per cento) afferma che l’euro li fa sentire più europei. La percentuale era del 24 per cento nel 2016. Quasi tutti gli intervistati (94 per cento) affermano di trovare facilmente banconote in euro da cambiare, mentre otto intervistati su dieci (81 per cento) affermano di trovare facilmente monete. I due terzi degli intervistati (64 per cento) sostengono l’idea di abolire le monete da 1 e 2 centesimi. La metà degli intervistati pensa che l’euro abbia reso i viaggi più facili e meno costosi. Più dei tre quinti degli intervistati (63 per cento) dichiara di non convertire i prezzi da euro a euro la loro vecchia valuta nazionale.

Il sondaggio è stato condotto dalla rete politica e sociale di Tns nei 19 Stati membri del area dell’euro (Belgio, Lettonia, Germania, Lussemburgo, Estonia, Malta, Grecia, Spagna, Olanda, Austria, Francia, Portogallo, Irlanda, Slovenia, Italia, Slovacchia, Cipro, Finlandia e Lituania) tra il 16 e il 18 ottobre 2017. Gli intervistati di diversa provenienza sono stati circa 17.547 e sono stati intervistati tramite telefono nella loro lingua madre.

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