L’Asia dell’Asean

a cura di Alice Pistolesi

L’Asean (Association of South East Asian Nations) è l’organizzazione, con sede a Giacarta che unisce gli stati del Sud-Est asiatico. Filippine, Indonesia, Malaysia, Singapore e Thailandia la fondarono nel 1967, successivamente si sono aggiunti Brunei nel 1984, Vietnam nel 1995, Laos, Myanmar nel 1997 e la Cambogia nel 1999. Quanto alla piccola nazione di Timor Est, l’opposizione di un gruppo di membri le nega per ora l’adesione. La Papua Nuova Guinea ha invece lo status di osservatore.

L’obiettivo principale dell’associazione è quello di “contribuire allo sviluppo economico, sociale e culturale dei paesi che ne sono parte”.

Come si evince dall’obiettivo, dunque l’alleanza è politica ed economica ma al suo interno ha Stati con eserciti potentissimi e che molto investono in spesa militare. Per rifarsi ai dati dell’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma, (SIPRI) tra il 2008 e il 2017 la spesa militare è notevolmente aumentata in alcuni Paesi membri dell’Asean. Si va dal 322% della Cambogia, al 123% dell’Indonesia, agli aumenti compresi fra il 40 e il 100% del Vietnam e delle Filippine.

Infine, all’interno dell’Asean nel 1993 è nato l’ARF (Asean Regional Forum), l’organo che riunisce gli Stati membri dell’Asean, i loro principali partner commerciali e numerosi altri Stati dell’area asiatica, con l’obiettivo di discutere delle questioni che riguardano la sicurezza della regione.

L’Asean non ha è mai stata impegnata in importanti esercitazioni militari ma i ministri della Difesa periodicamente si incontrano (negli Admm, Asean Defence Ministers Meeting)  Nell’ottobre 2017, durante l’undicesimo summit a Manila, nelle Filippine, è stato predisposto un imponente servizio di sicurezza con lo schieramento di novemila agenti della Polizia nazionale e di altri corpi.

Alla riunione erano presenti, oltre agli  Stati membri, i rappresentanti degli otto paesi appartenenti alla formazione Admm-Plus: Australia, Cina, India, Giappone, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Russia e Stati Uniti.

Il programma di questi incontri prevede anche discussioni su questioni regionali di sicurezza, tra cui il traffico di droga e i conflitti marittimi. La Cambogia e l’Indonesia avevano poi nell’occasione firmato un accordo di cooperazione che prevedeva la fornitura da parte delle forze armate indonesiane di attrezzature e assistenza nell’addestramento.

Nel corso della riunione, i ministri avevano espresso “grave preoccupazione” per i programmi nucleari e balistici della Corea del Nord in una dichiarazione congiunta e invitato Pyongyang ad adempiere agli obblighi internazionali e riprendere le comunicazioni.

Un’esercitazione militare congiunta è prevista nel corso del 2018 tra i Paesi Asean e la Cina, pensata per migliorare la situazione nel Mar Cinese Meridionale, con le sue isole contese dalla Cina e da altri paesi limitrofi tra cui Vietnam, Filippine e Giappone.

Il consigliere di Stato e ministro della Difesa cinese Chang Wanquan aveva infatti dichiarato che la Cina è disposta a lavorare a stretto contatto con l’Associazione dei paesi dell’Asia del sud-est asiatico “per forgiare una comunità con un futuro comune e costruire un’Asia più sicura”.

Le collaborazioni

Dal 2001, gli Stati membri dall’Asean hanno intensificato il dialogo e la cooperazione anche con altri Paesi dell’Asia orientale: Cina, Giappone e Repubblica di Corea e con i partner commerciali al di fuori dell’area asiatica come Australia, Canada, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Unione Europea, oltre che con numerose organizzazioni intergovernative.

L’Asean collabora con: le Nazioni Unite, la Banca di sviluppo asiatica (Asian Development Bank, ADB), la Conferenza delle organizzazioni subregionali africane asiatiche (Asian African Sub-Regional Organizations Conference , AASROC), l’Organizzazione per la cooperazione economica (ECO), il  Consiglio di Cooperazione del Golfo, (Gulf Cooperation Council, GCC), la Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (Southern African Development Community, SADC) e la Sco, Shanghai Cooperation Organization.

Dal punto di vista della crescita economica la compagine ha creato l’Asean Plus per una collaborazione più stretta tra i Paesi e l’Asia del Nord, ovvero Cina e Hong Kong.

L’Asean Plus è stata infatti “progettata per cogliere l’onda della prosperità e della crescita nella regione” essendo la patria di oltre il 10% delle duemila più grandi aziende dei paesi emergenti. Snodo fondamentale della compagine è Singapore che ha tradizionalmente facilitato il commercio in tutta la regione.

Myanmar (ancora) in mano all’esercito

La dittatura militare in Myanmar è finita, ma  – assai più che nel caso indonesiano –  l’influenza dell’esercito nella vita politica del Paese è ancora più che rilevante. Dopo mezzo secolo di potere incontrastato dei militari, nel 2015 le elezioni democratiche sono state vinte dalla Lega Nazionale per la Democrazia (NLD), guidata dal premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi che governa dal 2016 anche se la Nobel non può per legge essere a capo dello Stato (poiché sposata con uno straniero) ed è dunque consigliere del premier e ministro degli Esteri.

E’ però tuttora in vigore la Costituzione del 2008 che garantisce all’esercito un quarto dei seggi nei due rami del  Parlamento, ovvero una quota che permette di bloccare qualsiasi proposta di cambiamento della Costituzione. Il testo stabilisce poi il diritto dei militari a  nominare tre ministri (Difesa, Interno, Frontiere), il comando della polizia e delle guardie di frontiera e il controllo di ampi settori dell’economia. I militari hanno poi tuttora un grande potere nella gestione delle terre, che in Myanmar sono per la maggior parte di proprietà del governo.

La Costituzione birmana attribuisce ingenti poteri al capo dell’esercito, il generale Min Aung Hlaing, ancora oggi l’uomo più potente e influente del Myanmar e che potrebbe essere, secondo molti, il prossimo presidente del paese. Min Aung Hlaing è stato nominato capo dell’esercito del Myanmar nel 2011, prendendo il posto del generale Than Shwe.

Nel 2017 l’esercito del Myanmar è stato strettamente collegato alla vicenda della popolazione rohingya, che risiede per lo più nello stato di Rakhine.

Dal 2012, ma in particolare nel 2017, migliaia di persone appartenenti alla minoranza sono state uccise, altre centinaia di migliaia sono state costrette alla fuga in Bangladesh poiché molti villaggi sono stati distrutti e dati alle fiamme. E secondo la grande maggioranza di analisti è stato proprio l’esercito del Myanmar il responsabile di questa crisi umanitaria.

Ma le persecuzioni nei confronti delle minoranze non sono una novità per il Paese e per l’esercito. Nel 2009 Min Aung Hlaing aveva guidato le operazioni militari nel Myanmar occidentale contro altre due minoranze gli Shan al confine con la Thailandia e i Kokang al confine con la Cina. Anche in quella occasione decine di migliaia di persone furono costrette a lasciare le loro case e a superare il confine, e l’esercito fu accusato di uccisioni, stupri e incendi sistematici.

La Thailandia della giunta militare

La Thailandia è governata dalla giunta militare guidata dal generale Prayut Chan-o-cha. Quello che doveva essere un regime di transizione per mettere un freno all’instabilità politica che aveva provocato svariati cambi di governo in pochi anni, si è trasformato in una dittatura militare repressiva che rimanda di anno in anno l’elezione democratica.

La Thailandia resta comunque una monarchia. Nel 2016, alla morte dello storico sovrano Bhumibol Adulyadej, è salito al trono il figlio Vajiralongkorn.

La dimestichezza con le armi si traduce in Thailandia anche con l’organizzazione a Bangkok del Defense & Security, evento che riunisce i principali produttori e clienti di sistemi di armi e di attrezzature militari per le forze terrestri e dei mezzi di difesa navale e aeronautica.La manifestazione, simile a quella che si svolge in Malaysia (vedi chi fa cosa) è patrocinata dal 1985 dal Governo e dal Ministero della Difesa thailandese.

Anche la Thailandia, come le Filippine (vedi focus 1) ha nel 2017 stretto accordi con la Russia. Durante il salone dell’arma la Russia ha firmato un contratto con la Thailandia per la fornitura di due elicotteri Mil Mi-17V-5. Con questi due nuovi mezzi, quindi, la Royal Thai Army è arrivata ad un totale di sette velivoli.  I due paesi hanno firmato nel settembre 2017 un accordo intergovernativo sulla cooperazione tecnico-militare.

In questo quadro merita fornire anche un ulteriore elemento: la Thailandia detiene il record del numero di decessi per armi da fuoco in Asia, secondo i dati raccolti dall’università di Washington. Secondo le statistiche ufficiali, circa una persona su dieci detiene un’arma da fuoco. Possedere un’arma è infatti legale dal 1947.

In Thailandia infine, c’è uno stato di guerra latente con la minoranza musulmana, nelle province del Sud al confine con la Malaysia. Conflitto a bassa intensità è ora in fase di stallo ma  è costato nel periodo 2004-2012  tra tremila e seimila morti.

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