Perché una giornata per l’oro blu

Riflessioni - fuor di retorica -  all'Onu sul World Water Day del 22 marzo. Dalle origini della Storia, non  il controllo delle acque è sempre stato all'origine di contese e conflitti ma non c'e' solo quel problema. Il richiamo al Covid e ai temi dell'Agenda 2030

di Gianna Pontecorboli da New York

”Voglio essere sincero: è un fallimento morale il fatto di vivere in un mondo con un tale livello di innovazione e di successo ma continuare a permettere a miliardi di persone di esistere senza acqua potabile o le risorse di base per lavarsi le mani”, ha detto Volkan Bozkir , presidente dell’Assemblea Generale dell’Onu, in occasione della cerimonia di presentazione del World Water Day (22 marzo) al Palazzo di Vetro. Dalle origini della Storia, non è certo un mistero, il controllo delle acque è sempre stato all’origine di contese e conflitti. Ancora oggi, si sa, lo sfruttamento delle acque del fiume Giordano come quello delle acque del Brahmaputra, al confine tra l’India e la Cina, sono all’origine di tensioni e pericolose incomprensioni. Recentemente, la Banca mondiale ha attribuito al controllo dell’acqua ben 510 diversi conflitti. Quest’anno pero’, la giornata che l’Onu ha dedicato lunedi all”’oro blu” e che è stata preceduta da un incontro per discutere i problemi dell’acqua nel contesto dell’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile, non ha parlato di conflitti tra gli Stati membri. E non si è trasformata, come spesso era avvenuto negli anni passati, in un esercizio di retorica di buona volontà da parte degli oratori.

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A portare in primo piano un discorso molto più concreto è stata la pandemia del Covid e la realizzazione di quanto sia importante, nel mondo di oggi, l’organizzazione pratica per assicurare alla popolazione mondiale le risorse necessarie per combattere insieme le minacce sanitarie e economiche che la scarsità’ di acqua comporta. I dati parlano chiaro. Nel mondo odierno, ha denunciato Bozkir, 2,2 miliardi di persone, quasi un terzo della popolazione mondiale, non hanno accesso all’acqua potabile, 4,2 miliardi di persone, piu’ della meta’ della popolazione del pianeta, vive senza avere accesso a una situazione sanitaria accettabile, 2 miliardi di persone non hanno un gabinetto decente a casa e 3 miliardi non hanno accesso a un lavandino per lavarsi le mani neppure in tempi di pandemia. Ancor prima del Covid, i bambini e le donne sono stati le prime vittime. La mancanza di igiene ha reso i più piccoli estremamente fragili di fronte alle malattie come il colera e secondo i calcoli dell’Onu non meno di 1000 bambini al giorno muoiono per cause che potrebbero facilmente essere prevenute.

Donne che portano acqua a casa. Ogni giorno

Le donne, soprattutto le più giovani, sono ancora oggi troppo spesso costrette a rinunciare alla scolarizzazione per raccogliere l’acqua necessaria alla famiglia alle poche fonti disponibili, talvolta camminando per chilometri ogni giorno. ”Come in gran parte dei diritti umani, i fortunati che possono contare sul diritto umano all’acqua spesso non ne apprezzano appieno il valore”, ha osservato Virginia Newton Lewis, direttrice dell’organizzazione umanitaria Water Aid: ”Non avere acqua pulita a portata di mano distrugge l’opportunità di creare un futuro migliore per se stessi , le proprie famiglie e le comunità. Ogni ora spesa per raccogliere acqua o per guarire da una malattia causata dall’inquinamento è un’ora persa per istruirsi, lavorare o fare qualcosa di più’ soddisfacente”.

A contribuire alla scarsità si sono sommati diversi fattori. Da un lato, infatti, la popolazione mondiale è in crescita ed è ormai vicina agli 8 miliardi. A fronte di un aumento dei consumatori nel settore agricolo, che utilizza il 70 per cento delle risorse idriche mondiali, nell’industria, che ne consuma circa il 20 per cento e nelle comunità urbane, le capacita di conservazione e stoccaggio sono diminuite. Per di più, le riserve delle falde acquifere sotterranee si sono impoverite anche a causa dei cambiamenti climatici.

Di fronte a una situazione già difficile, i governi locali, e non soltanto quelli dei Paesi più poveri, hanno reagito con pericolosa inefficienza, spesso beneficiando per motivi elettorali chi ha trasformato le riserve di ”oro blu” in una redditizia industria, chi ha promosso dighe, argini e sistemi di canalizzazione che hanno favorito alcune aree penalizzandone altre. In un clima di sostanziale indifferenza, le comunità urbane sono state privilegiate per garantirsi i voti di un elettorato più vicino ai centri di potere , privando le aree agricole delle risorse necessarie. Le infrastrutture non sono state create, le tubature lasciate deteriorare.

Adesso, dal Water Day dell’Onu , è partito però un invito concreto per dare all’acqua il suo vero valore, calcolandone con esattezza i costi e i benefici , senza illusioni, ma anche dando fiducia a chi sta cercando di trovare soluzioni nuove. Secondo le previsioni, assicurare acqua pulita e servizi sanitari efficienti ai 140 paesi a medio e basso reddito che hanno i problemi piu’ drammatici costerebbe 114 miliardi di dollari all’anno. I vantaggi economici, sociali e sanitari ottenuti, pero’ , avrebbero un valore assai superiore.

Secondo i calcoli della piattaforma globale Sanitation and Water for All, che sta studiando con i Ministri delle Finanze di diversi Paesi una serie di progetti concreti, l’espansione delle riserve di acqua e dei sistemi sanitari porterebbe, solo per fare un esempio, a una crescita annuale dell’1,5 per cento del prodotto interno lordo di ogni Paese e a un ritorno di 4,30 dollari per ogni dollaro investito. Altre organizzazioni come Safe Water Network, che investono nell’ottimizzazione dei sistemi locali e nella diminuzione dei costi di distribuzione hanno raccontato, in occasione della giornata dell’Onu, alcune storie di successo.” La domanda dei consumatori è fondamentale per finanziare l’esistenza e la longevità di un sistema di distribuzione dell’acqua. L’acqua pulita ha un prezzo e investire in questo settore nelle comunità locali per distribuire l’acqua crea un senso di proprietà e di autosufficienza a lungo termine’, ha raccontato William Winkler, vice presidente Strategic Partnership at Safe Water Network. ”E quando il proprietario di una piccola azienda può contare su una fonte vicina di acqua sicura può tagliare i suoi costi e evitare di assumere gente per andargli a raccogliere l’acqua a distanza”.

La foto di copertina e’ tratta dalla pagina degli SDG  dedicata al sesto obiettivo: Clean Water and Sanitation da cui e’ tratta anche la tabella qui sopra

Questo articolo e’ pubblicato oggi anche su Lettera22

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