Il 2014, anno del centenario dello scoppio della Prima guerra mondiale, si sta concludendo. Tra gli eventi e le iniziative promosse a livello provinciale e nazionale, incentrate sulla tragedia della Grande Guerra, non è stata ancora tentata la rilettura dei conflitti più recenti. Da qui l’idea della mostra The First Global War 1914-2014, la Prima Guerra Globale, promossa dall’Associazione 46° Parallelo
55 fotografie di reporter europei che hanno vinto Pulitzer o Robert Capa Gold Medal, 5 grandi infografiche, informazioni, video di Medici senza frontiere e altri autori: è tutto questo a raccontare “la guerra dura da cent’anni”, o almeno così sembra al curatore della mostra Raffaele Crocco, inventore e direttore dell’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, per anni reporter in zone di guerra.
Questa mostra è nata dal bisogno di raccontare l’oggi, per togliere enfasi e retorica a ieri. Dal 1914 a al 2014, il filo di continuità è stato impressionante. Non solo per le poche interruzioni temporali – pochi anni davvero senza scontri armati – quanto per il legame saldo fra le ragioni del conflitto, gli interessi dei Paesi protagonisti e vittima, la progressione costante nelle tecniche di combattimento. Insomma, una guerra senza fine, in termini di tempo e spazio.
Oltre a Raffaele Crocco è stato coinvolto Fabio Bucciarelli, fotoreporter torinese considerato fra i trenta migliori del settore nel mondo, che ha aderito mettendo a disposizione le proprie conoscenze, l’esperienza e i contatti. Lo staff dell’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo – cioè il grafico Daniele Bellesi, Federica Ramacci e Beatrice Taddei Saltini della redazione – hanno messo insieme dati e informazioni.
Un lavoro di squadra durato qualche mese, che ha portato al risultato voluto: raccontare la tragedia della guerra per quello che è, entrando nella vita di chi la subisce, analizzandone i risvolti geo-politici e umani, tracciandone la continuità in 100 anni di follia.
L’obiettivo della mostra è soprattutto parlare alle ragazze e ai ragazzi delle scuole. È lì che nascono le idee che fanno diventare cittadini informati e liberi. È da lì che bisogna partire per spiegare cosa davvero è la guerra.