Bolivia: l’arresto di Jeanine Añez

L'ex presidente ad interim della Bolivia  è  accusata di terrorismo, sedizione e cospirazione per quello che venne definito un golpe nel novembre 2019

L’ex presidente ad interim della Bolivia Jeanine Añez è stata arrestata con l’accusa di terrorismo, sedizione e cospirazione per quello che venne definito un golpe nel novembre 2019, quando prese il posto di Morales, la cui rielezione era stata messa in dubbio per presunti brogli elettorali. Ne ha dato l’annuncio con questo comunicato del 13 marzo su Twitter e Facebook il ministro di governo, Carlos Eduardo del Castillo:”Informo il popolo boliviano che la signora  Jeanine Añez è stata arrestata, ed è attualmente nelle mani della polizia”, 

La Añez è stata arrestata nelle prime ore del mattino nella città natale di Trinidad e poi portata in aereo nella capitale, La Paz.  “La persecuzione politica è iniziata” ha twittato la senatrice conservatrice,  aggiungendo che, come ex presidente, avrebbe diritto all’immunità. Intervistata al suo arrivo dalla televisione ha definito le  accuse contro di lei un “oltraggio assoluto”. “Non c’è un  briciolo di verità nelle accuse. Si tratta di una semplice intimidazione politica. Non c’è stato nessun colpo di Stato. Ho partecipato a una successione costituzionale”.Anche l’ex ministro dell’Energia Rodrigo Guzman e l’ex ministro della giustizia Alvaro Coimbra, sarebbero stati arrestati. E risultano  accusati anche un ex ministro della Difesa e altri.

Da una caserma di polizia a La Paz, Jeanine Añez ha inviato mail  all’Unione europea e all’Organizzazione degli Stati americani, chiedendo loro di inviare missioni di osservatori per seguire il caso. Ma il ministro della Giustizia Ivan Lima ha  dichiarato  alla TV di Stato che l’indagine contro Jeanine Añez riguarda un fatto avvenuto quando era una senatrice dell’opposizione, non il presidente ad interim. “Per questo motivo i privilegi costituzionali non si applicano”. L’attuale presidente Luis Arce, eletto col 55  percento  dei voti nell’ ottobre 2020, ha promesso di “ricostruire” la Bolivia dopo un anno di violenze, segnato dalle proteste dei sostenitori di Morales, che gridavano allo scippo della vittoria elettorale, e dall’altra parte dalla reazione dei sostenitori della presidentessa ad interim.

Il mese scorso il nuovo senato, in cui il Movimiento al socialismo (Mas) ha la maggioranza,   ha votato per concedere l’amnistia agli imputati per atti di violenza durante il caos che ha seguito le dimissioni di Morales. Decine di persone sono morte e centinaia sono rimaste ferite nei disordini. Evo Morales è tornato dall’esilio in Argentina il novembre scorso, dopo la vittoria di Arce, ma ha dichiarato di non voler assumere ruoli politici in questa nuova fase.

(Red/Est/Ma. Sa.)

In copertina, una veduta di La Paz. Foto di Snowscat (Unsplash)

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