In Kosovo resta alta la tensione dopo gli scontri

Forte reazione popolare dei serbi contro la decisione di insediare amministratori locali albanesi dopo il boicottaggio elettorale del mese scorso

Nuovi gravi incidenti, dopo quelli di venerdì scorso, sono avvenuti a Zvecan, in Kosovo, dove i militari della Kfor – Kosovo Force,  forza militare internazionale guidata dalla NATO, responsabile di ristabilire l’ordine e la pace in una  regione amministrata dall’Onu  che ha dichiarato unilateralmente la propria indipendenza dalla Serbia il 17 febbraio 2008 – si sono scontrati con  i dimostranti serbi che assediavano da ore la sede del Municipio locale per impedire al nuovo sindaco di insediarsi nel suo ufficio. Negli scontri, i militari hanno fatto largo uso di sfollagente, lacrimogeni e bombe assordanti, mentre i serbi hanno risposto con un fitto lancio di sassi, bottiglie, molotov e altri oggetti. Il bilancio della battaglia è pesantissimo, con una trentina di soldati Nato rimasti feriti, 14 dei quali italiani – scrive l’agenzia Ansa –  del nono Reggimento alpini L’Aquila.

Gli incidenti sono iniziati dopo che la popolazione serba  hanno boicottato le elezioni locali del mese scorso tenutesi nel Nord del Kosovo, dove i serbi rappresentano la maggioranza. Venerdì scorso, i sindaci di etnia albanese appena eletti si sono trasferiti nei loro uffici con l’aiuto della polizia antisommossa del Kosovo. A quel punto i  serbi hanno cercato di impedire loro di impossessarsi dei locali, ma la polizia ha sparato gas lacrimogeni per disperderli. Ieri, i serbi hanno organizzato una protesta davanti agli edifici del comune, innescando una tesa situazione che ha provocato feroci scontri tra i serbi e le forze di pace del Kosovo e la polizia locale.

In copertina una pattuglia di carabinieri italiani in Kosovo (Mitovica). Nel testo lo stemma della  Multinational Specialized Unit (MSU)

(Red/Est)

 

 

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