La Tunisia e la forza di un sogno verde

Mentre la politica arranca e la crisi economica peggiora, i giovani e la società civile reagiscono

Di seguito un articolo di Unimondo.org, partner dell’Atlante delle guerre.

di Ferruccio Bellicini

Mentre la politica arranca su un percorso ad ostacoli, fra trabocchetti, insulti e giochi di potere, che stanno facendo precipitare le Istituzioni, e con esse il Paese, nel baratro di una recessione economica, sociale e morale, la parte giovane e sana della Tunisia, la società civile, reagisce optando per azioni che diano speranza alle future generazioni.

In un recente articolo abbiamo raccontato la storia di “Tunisie-ecologie” e della sua battaglia contro il bracconaggio e la pesca illegale. Ma altre associazioni “verdi” sono nate in questi anni e si battono per il rispetto del territorio e contro fenomeni come la desertificazione e lo stress idrico.

Sognare é il motto che le accumuna, e agire la spinta che le anima. Non a caso una di queste associazioni si é data il nome di “Dream in Tunisia” e sviluppa tutta la sua azione nel campo dell’ agro-ecologia al femminile. Una storia iniziata nel 2006 con la famiglia Toumi che ha deciso di mettere a disposizione tutte le loro energie per lo sviluppo del proprio villaggio natale, Bir Salah.Un villaggio, di 5000 abitanti, vagamente allineato lungo la strada nazionale tra Sousse e Sfax, nel centro/sud-est della Tunisia, privo di linee telefoniche, allacciato all’acqua ma asciutto per molti mesi all’anno, con tassi record di disoccupazione e povertà, come molti villaggi del centro- sud del Paese.

Oggi l’associazione “Dream in Tunisia” è gestita da un Consiglio di amministrazione composto da giovani dai 18 ai 35 anni. Opera su tutto il territorio nazionale, con centinaia di volontari, in 3 settori: l’ambiente (foreste e suoli), l’economia sociale e solidale (strutturazione di settori) e la ricerca applicata (formazione e soluzioni per trasformare le sfide in opportunità nelle aree rurali, aride e semi-aride).

Nel loro sito online si legge: “ Il 75% del territorio tunisino è interessato dal fenomeno della desertificazione, mentre il Paese è uno dei più colpiti al mondo dallo stress idrico.Secondo la FAO il modo migliore per combattere il deserto è piantare alberi adatti a climi estremi, come l’ ”Acacias senegalensis e raddiana”. In Tunisia, il fenomeno della desertificazione segue la deforestazione avvenuta nel XIX e XX secolo per installare grandi fattorie. L’ultima foresta di acacia raddiana si trova a Sidi Bouzid, nella riserva Bouhedma, un grande Parco nazionale che appartiene alla rete delle riserve della biosfera dell’Unesco dal 1977.”

E ancora:” L’80% dei lavoratori agricoli sono donne, pagate molto meno degli uomini, o che spesso lavorano gratuitamente nelle aziende agricole a conduzione familiare. È tempo di restituire la loro dignità alle donne contadine tunisine, reinserirle nell’economia formale e responsabilizzarle, per fornire un futuro migliore alle loro famiglie.”

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Per concludere: “Per questo crediamo in 3 cose: istruzione, organizzazione, connessione alle opportunità. In collaborazione con l’impresa sociale “Acacias for all”, riconosciamo gruppi di donne coltivatrici che affrontano la desertificazione, identifichiamo partner commerciali, per poi formarli in agro-ecologia, e per finanziare i loro appezzamenti e supportarli a produrre in tempo, secondo le condizioni di qualità richieste.”

Nel 2012, Sarah Toumi, giovane imprenditrice franco-tunisina, Consigliere del Presidente della Repubblica francese per le percezioni e le aspettative dei giovani africani, ha fondato l’impresa sociale “Acacias for all” per combattere la desertificazione in Tunisia. La sua iniziativa è diventata una lotta contro problemi più ampi che affliggono la regione: povertà, deflussi di popolazione e mentalità patriarcali. “Acacias for all” dona il 40% dei suoi profitti annuali all’ associazione “Dream in Tunisia” e alle donne coltivatrici, e ha reinvestito il restante 60% in ricerca e sviluppo.

La sua ambizione é quella di ”trasformare gli agricoltori delle aree aride e semi-aride della Tunisia in attori di cambiamenti positivi, sostenibili e resilienti per contrastare gli effetti del cambiamento climatico. Combattere la desertificazione, la povertà e la disuguaglianza di genere strutturando i settori agro-ecologici. Proteggere gli ecosistemi e ripristinare i terreni piantando acacie sahariane intorno ai giardini forestali, in modo che promuovano la ritenzione idrica, la fissazione dell’azoto nel suolo e la protezione delle specie più fragili.”

Ma non solo la desertificazione che avanza affligge la Tunisia. Secondo recenti studi, é il Paese mediterraneo fra i più colpiti dai cambiamenti climatici. Lo stress idrico, l’erosione costiera e l’inquinamento industriale sono tutti ostacoli ad uno sviluppo sostenibile. Le risorse naturali locali sono sotto un’intensa pressione delle attività umane: agricoltura, estrazione mineraria, industrie, turismo, sono tutti settori che generano svariati tipi di inquinamento e sfruttamento dell’acqua e del suolo.

Inoltre da diversi anni l’agricoltura soffre di siccità ricorrenti che incoraggiano l’esodo rurale. “Per compensare la scarsità di piogge”, ha spiegato Samia Mouheli, insegnante presso l’Istituto superiore di scienze biologiche applicate di Tunisi (ISSBAT), gli agricoltori stanno ancora utilizzando più fertilizzanti e pesticidi. Lo Stato tunisino sta iniziando a offrire soluzioni in termini di irrigazione, ma avrebbe dovuto essere fatto molto tempo fa”.

Dalla sua creazione nel 2003, l’Istituto superiore di scienze biologiche applicate di Tunisi (Issbat) è stato impegnato in un processo di creazione di procedure per migliorare la sua formazione, ricerca e vita studentesca, nonché nello sviluppo della responsabilità sociale e del partenariato con l’ambiente socio-economico.

Seguendo questo filone l’Issbat ha iniziato una collaborazione con l’”Associazione Tunisina di Permacultura”, che ha nel suo programma la progettazione, la conservazione consapevole ed etica di ecosistemi produttivi che hanno la diversità, la stabilità e la flessibilità degli ecosistemi naturali, e con un’altra associazione, “Eco-Conscience”, una ONG che sensibilizza alle questioni ambientali. Insieme hanno realizzato, nel febbraio 2017, nei giardini dell’Istituto, un progetto pilota partecipativo e sostenibile che é consistito nel ricreare un orto, imitando il funzionamento naturale delle foreste (permacultura, semi organici, raccolta dell’acqua piovana, compost, cernita, ecc.).

Da lì il progetto ha preso il largo con il nome “Reverdir la Tunisie”, che mira a promuovere un modello di agricoltura adattato ai cambiamenti climatici, in particolare creando “oasi-foreste” e utilizzando tecniche di irrigazione tradizionali. L’iniziativa cittadina ha sperimentato, e sperimenta, modelli di coltura, combinando conoscenze scientifiche, innovazioni e saperi ancestrali per offrire a tutti coloro che sono direttamente colpiti dai cambiamenti climatici, soluzioni concrete, efficienti, sostenibili e realizzabili nel breve termine. Sono stati realizzati progetti in scuole elementari, licei e collegi di Tunisi, di Mareth, un grosso villaggio a sud della Tunisia situato a una quarantina di chilometri dalla città di Gabès, a metà strada tra la costa del Golfo di Gabès e le montagne di Matmata, famose per le abitazioni troglodite nella roccia, e di Zarat,  un paesotto costiero della Tunisia sud-orientale situato a una trentina di chilometri a sud di Gabès. Il loro scopo è formare gli studenti, istruirli sullo sviluppo sostenibile e dimostrare che esistono metodi efficaci e produttivi per affrontare gli impatti del cambiamento climatico.

Il progetto intende anche sviluppare la consapevolezza ambientale tra i giovani mobilitando le nuove generazioni, più sensibili all’ecologiaPer questo i progetti pilota sono stati realizzati nelle scuole. A oggi, sono state sviluppate sei oasi-foreste. A lungo termine, le ambizioni sono quelle di riabilitare i suoli degradati, risparmiare in fabbisogno idrico, contribuire a garantire la sicurezza alimentare del Paese, aumentare la consapevolezza ambientale, e proteggere la biodiversità.

Nel 4° anniversario dalla nascita del progetto “Reverdir la Tunisie” intenso é il programma sviluppato a marzo: il 10 é stato organizzato un evento che si é consumato nella piantumazione di alberi da frutto, piante da orto, piante aromatiche e fiori di miele nei giardini dell’Issbat.

L’11, presso la scuola sportiva Pierre de Coubertin di El Menzah, un quartiere di Tunisi, si é tenuto un seminario per sensibilizzare sugli obiettivi dello sviluppo sostenibile e l’urgenza di fermare i cambiamenti climatici e le loro conseguenze.

Il 31 inizierà la creazione di una nuova “Oasi-Foresta” presso la scuola sportiva El Menzah. La squadra di “Reverdir la Tunisie” pianterà, con i suoi partner, studenti e cittadini (adulti e bambini), alberi da frutto, piante aromatiche e officinali e piante da orto che serviranno per rifornire la mensa scolastica. Alle azioni di marzo é stata coinvolta anche l’associazione ‘Lion Heart pour l’humanitaire”, che riunisce giovani tunisini e sub-sahariani che desiderano lavorare insieme per dare il loro contributo allo sviluppo di un’economia ecologica che veda le nuove generazioni, solidali, in prima linea.  Le autorità tunisine hanno fatto il punto della portata del cambiamento climatico e della sfida ambientale fissando un livello molto alto nel loro contributo all’accordo sul clima di Parigi, con un impegno a ridurre la produzione di CO2 del 43% e un obiettivo del 30% di energie rinnovabili entro il 2030. Obiettivi ritenuti irrealistici dalle associazioni ambientaliste, e attualmente abbandonati nel marasma delle lotte politiche.

Nonostante il costante impegno delle associazioni la consapevolezza ecologica tra la maggioranza dei tunisini è ancora vaga. “Sono ossessionati dalla crisi economica e sociale che sta rovinando la loro vita quotidiana immediata. Certo, le persone si rendono conto di non avere sempre l’acqua dal rubinetto, ma non capiscono perché, e perché ci sono così tanti blackout in estate”, ha detto ancora l’insegnante dell’ ISSBAT Samia Mouheli.

Nel comune sentire l’ambiente è per la borghesia e le persone altamente istruite, non è per il popolo nel suo insieme. La strada da percorrere é ancora lunga, ma l’esistenza di associazioni formate da giovani con la visione di un futuro diverso, la renderà meno insidiosa.

*In copertina foto tratta da www.dreamintunisia.tn

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