L’avanzata ucraina senza testimoni. Il punto

L’unica certezza, nel giorno 484 dall’inizio dell’invasione russa è che si combatte duramente per conquistare o difendere pochi metri di terreno

di Raffaele Crocco

Dove sia l’avanzata non è chiaro. Soprattutto, non è certo che ci sia. L’unica certezza, nel giorno 484 dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, è che si combatte duramente per conquistare o difendere pochi metri di terreno. Sapere cosa accade è difficile. Ucraini e russi almeno su una cosa vanno d’accordo in questi giorni: tenere i giornalisti lontani dal fronte. Nessuno vuole testimoni, il racconto è affidato alle parole degli stati maggiori e alle poche testimonianze che qualche reporter testardo riesce a raccogliere avvicinandosi, per sentieri secondari, alle zone di combattimento. Comunque sia, è poca roba, troppo poca per poter uscire davvero dai racconti ufficiali.

Il Presidente Zelensky, parlando alla Bbc, ha ammesso, a mezza voce, che “la liberazione dei territori occupati va a rilento, almeno rispetto a quelle che erano le aspettative”. Il comando ucraino dice di aver liberato nove insediamenti, con progressi nell’area del mare di Azov, a Melitopol e Berdyansk. La realtà è che lungo la direttrice di Mariupol l’avanzata sembra ferma. E l’altra verità è che i russi mantengono la supremazia aerea. Gli elicotteri Alligator K-52 consentono di bombardare i carri ucraini, i Leopard2 e i Bradley dati da europei e britannici. Così, Zelensky, alla storica richiesta di jet da combattimento, gli F16 ancora non concessi da Stati Uniti e Nato, ha aggiunto in queste ore la domanda di elicotteri d’assalto Apache.

Il campo, sembra dimostrare per l’ennesima volta la verità che nessuno vuole ammettere, per varie ragioni: giunti a questo punto appare improbabile la vittoria militare di una delle parti. Il rischio di una guerra infinita, di logoramento eterno, si sta trasformando in possibilità concreta. Una logica che allontana ogni forma di negoziato possibile. I comandi europei continuano a puntare sul possibile ingresso dell’Ucraina nella Nato. Una scelta che, a questo punto, appare incendiaria. A spingere sono soprattutto i Paesi europei dell’area, Estonia e Polonia, convinti che l’aggressione russa potrebbe non finire con l’Ucraina. Il ministro degli Esteri estone, Margus Tsahkna (sotto in una foto ufficiale), al termine di un incontro bilaterale con il collega polacco Rau, ha ribadito la necessità di mostrare chiara “la volontà di accelerare il percorso di adesione dell’Ucraina all’Alleanza. Al vertice di luglio sarà importante dare un segnale preciso”. Inoltre, Tsahkna chiede alla comunità internazionale che la Russia paghi per i crimini commessi e che la ricostruzione dell’Ucraina sia resa possibile scongelando i fondi russi bloccati con le sanzioni. Idee che hanno trovato d’accoro il ministro polacco, Rau, che ha aggiunto come “l’adesione di Kiev alla Nato sia nel nostro interesse strategico nazionale”.

Idee che sono state raccolte a Londra, nella Conferenza per la ripresa e la ricostruzione dell’Ucraina. Serviranno – dicono gli esperti – almeno 52miliardi di euro solo per affrontare il problema ambientale e cercare di rendere l’Ucraina vivibile: dati non ufficiali parlano di almeno 2milioni di mine seminate sul terreno. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha parlato dello strumento che l’Unione sta mettendo in campo per sostenere Kiev di qui al 2027. Sarà finanziato, ha spiegato, con “trasferimenti dal bilancio Ue, con prestiti finanziati emettendo titoli sui mercati dei capitali e, alla fine, con ricavi provenienti dagli asset russi”. Una proposta definitiva arriverà entro la pausa estiva, ma intanto altri Paesi hanno già messo sul tavolo pacchetti di aiuti.

La risposta di Putin alla mobilitazione internazionale non si è fatta attendere ed è nella minaccia – molto concreta – di dispiegare in combattimento i missili nucleari balistici intercontinentali, i Sarmat. Una risposta forte, del capo del Cremlino, che come spesso accade negli ultimi tempi deve però fare i conti con la “contro propaganda” di Eugeny Prigozhin, il capo della milizia privata Wagner. Nei giorni scorsi ha dichiarato che “vaste aree di territorio sono state occupate dagli ucraini. I russi un giorno si sveglieranno e si renderanno conto che la Crimea è ucraina. Questo è un tradimento degli interessi della Federazione russa”.

 

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