L’infanzia negata della Somalia

Armi al posto di giocattoli e scuola: la piaga dei bambini soldato. Sotto accusa la guerriglia ma anche polizia ed esercito nazionale. La presenza armata italiana

di Luciano Bertozzi

In Somalia la condizone dell’infanzia e quella di essere ” reclutati e usati, uccisi o mutilati, rapiti e sottoposti a stupri e altre forme di violenza sessuale a livelli impressionanti.” E’ quanto afferma il Rappresentante Speciale del Segretario Generale ONU per i bambini nei conflitti, Virginia Gamba in un nuovo rapporto, relativo al periodo ottobre 2019-settembre 2021.”La situazione dei bambini in Somalia è devastante e aggravata da un ambiente politico e di sicurezza altamente instabile – ha dichiarato Virginia Gamba – e da una terribile situazione umanitaria, esacerbata dalla pandemia di Covid19 e dalle ricorrenti inondazioni e siccità legate all’emergenza climatica”.

I crimini più diffusi? Il reclutamento e l’uso di bambini- soldato, che ha interessato quasi tremila ragazzini (di cui 100 femmine), alcuni di appena dieci anni! Al Shabaab è responsabile dell’ottanta per cento dei casi, “arruolati” mediante rapimenti, oppure persuasi da capi locali o da parenti. I piccoli sono utilizzati come guardie del corpo, messaggeri e nel controllo dei posti di blocco e le ragazze sono utilizzate in cucina e per le pulizie o come “spose” dei capi guerriglieri. Questi reati sono compiuti anche dalle forze di sicurezza governative: Polizia in 190 casi ed esercito nazionale in 121 casi. I minori nei ranghi delle predette istituzioni sono utilizzati per fare da guardie del corpo degli ufficiali, nel controllo di strade e a guardia delle basi.

I bambini-soldato catturati dagli apparati governative sono considerati colpevoli e non vittime, oltre 400 sono detenuti per la presunta associazione con gruppi armati. La detenzione dovrebbe essere usata solo in attesa dei programmi di reinserimento nella società. In questo senso è da sottolineare il prezioso lavoro dell’Unicef che ha permesso a più di milleseicento bambini di beneficiare di servizi di reintegrazione nella comunità. Nel Paese africano anche gli attacchi a scuole ed ospedali sono numerosi, circa cento; la negazione degli aiuti umanitari in 32 casi; le violenze sessuali sono state 701, in notevole aumento. Gli stupri sono sicuramente di più, visto il rischio di rappresaglie, della stigmatizzazione che colpisce le vittime, della mancanza di servizi alle vittime supporto di chi subisce tali violenze e all’impunità. Inoltre quasi duemila bambini sono stati uccisi o mutilati, con una crescita significativa rispetto al 2020, vittime di un un conflitto crescente, ignorato dai mass media.

Nell’ex colonia italiana sono presenti, in base al provvedimento governativo di proroga 2022 delle missioni militari, quasi settecento militari italiani, con un costo annuo di circa 70 milioni di euro, (rispetto ai 50 milioni del 2021): Eutm Somalia, per formare i soldati di Mogadiscio, con circa centosettanta connazionali e con un costo annuo di circa 16 milioni di euro; Eunvfor Atalanta per combattere la pirateria nelle acque antistanti il Paese, con duecento marinai, una nave e due aerei, con un costo di 27 milioni; la Missione Bilaterale di Addestramento delle Forze di Polizia somale e gibutiane (Miadit), operata da 75 Carabinieri, con un costo di 4,5 milioni, che ha formato, secondo il Ministero della difesa, dal 2013 circa 2.800 poliziotti di Mogadiscio e 80 nei primi mesi di quest’anno; infine la base di Gibuti, che si affaccia sullo strategico stretto di Bab el Mandeb (tra il Mar Rosso e l’Oceano Indiano), con la presenza di 147 uomini e con un onere di 13 milioni.

In copertina i dati dal  Report of the Secretary-General on children and armed conflict (A/76/871-S/2022/493) dell’11 luglio 2022

 

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