L’onda lunga della Brexit e le due Irlande

Liz Truss, attuale Ministra degli Esteri del Regno Unito ed erede di Boris Johnson, sceglie la linea dura

di Maurizio Sacchi

L’ UE ha espresso il proprio disappunto per l’approvazione del Parlamento britannico di una legislazione che contrasta con gli accordi post-Brexit per l’Irlanda del Nord, ed ha avviato quattro procedure  legali contro il Governo di Londra per la mancata attuazione dell’accordo del 2019 concordato con Boris Johnson. L’UE è stata spinta ad agire dal passaggio in Parlamento di una legge che stravolgerebbe gli accordi attuali. Mercoledì, il disegno di legge sul protocollo dell’Irlanda del Nord ha superato la Camera dei Comuni con 267 voti favorevoli e 195 contrari, e arriverà alla camera dei Lord in autunno.

Liz Truss, attuale Ministra degli Esteri del Regno Unito, che ha redatto la legge, è considerata favorita  come leader del partito conservatore, e prossimo primo ministro, dopo le dimissioni di Boris Johnson, e cavalca  la legge sul protocollo dell’Irlanda del Nord come prova del fatto che prende “decisioni difficili”. Le quattro cause legali riguardano la mancata applicazione delle norme doganali, dell’IVA e delle accise dell’UE – si aggiungono ad altre tre cause già avviate che stanno per essere giudicate dalla Corte di giustizia europea. Maroš Šefčovič, commissario europeo per la Brexit, non ha escluso l’imposizione di tariffe sulle merci britanniche vendute nell’UE, definendo “illegali” i termini della legge sul protocollo dell’Irlanda del Nord.  In una dichiarazione del 23 luglio, la Commissione ha affermato di aver intrapreso l’azione legale anche alla luce del “ (…) passaggio del disegno di legge sul protocollo dell’Irlanda del Nord nel Parlamento britannico, (…) direttamente contrario” allo spirito di ricerca di soluzioni congiunte alle controversie.

La controversia ai basa sull’impatto che l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea avrà, al termine del periodo di transizione, sul confine tra la Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord, in particolare sull’economia e sulla popolazione dell’isola qualora venissero istituiti controlli doganali o sull’immigrazione al confine. La questione è stata considerata una delle tre aree più importanti da risolvere per raggiungere l’accordo definitivo  sull’uscita del Regno Unito e’Irlanda del Nord dall’Unione europea. Secondo alcuni osservatori, l’ambiguità determinata dalla situazione avrebbe già attirato l’attenzione di contrabbandieri sul triplice confine fra le due Irlande e la Gran Bretagna. Secondo il protocollo concordato da Johnson nel 2019, l’Irlanda del Nord rimane di fatto nel mercato unico e le norme doganali dell’UE vengono applicate lungo il Mare d’Irlanda per evitare un confine sull’isola d’Irlanda.

Allora tutte le parti coinvolte avevano dichiarato di voler evitare una frontiera “dura” in Irlanda, soprattutto a causa della natura sensibile del confine. La questione del confine è oggetto di un protocollo legato all’accordo di recesso, noto come Protocollo sull’Irlanda e l’Irlanda del Nord, o Accordo del Venerdì Santo e processo di pace in Irlanda del Nord. Al momento, la frontiera é appena percepibile dalla presenza dei cartelli stradali che indicano i limti di velocità in chilometri anziché in miglia.

Questo, mentre l’Irlanda del Nord e l’Irlanda stanno vivendo un boom degli scambi commerciali da  4 miliardi di euro (3,4 miliardi di sterline) tra i due Paesi dopo la Brexit.  I dati ufficiali del governo pubblicati a Dublino dall’Ufficio centrale di statistica dicono che le importazioni dall’Irlanda del Nord all’Irlanda sono aumentate del 23 percento, per un totale di 1,9 miliardi di euro tra gennaio e maggio 2022 ,rispetto allo stesso periodo del 2021, e anche Il commercio nella direzione opposta, dall’Irlanda all’Irlanda del Nord, è aumentato del 42 percento,  a 1,9 miliardi di euro nello stesso periodo .

Un aumento ancor maggiore  si é registrato nella vendita di energia, combustibili minerali, lubrificanti e materiali correlati, probabilmente relativa  al petrolio e al gas del Mare del Nord. La guerra in Ucraina sembra essere un fattore, con la vendita di carburanti e lubrificanti minerali in Irlanda dalla Gran Bretagna quasi quadruplicata. L’aumento  è dovuto in parte all’impennata dei prezzi dell’energia di quest’anno, ma suggerisce anche un cambiamento delle fonti, dato che l’Europa continua a staccarsi dalle forniture russe sulla scia della guerra in Ucraina. I dati mostrano anche che le importazioni dalla Gran Bretagna alla Repubblica d’Irlanda sono aumentate, passando da 5,2 miliardi di euro nel periodo gennaio-maggio 2021 a 9,3 miliardi di euro nel periodo gennaio-maggio 2022. I dati commerciali dell’Irlanda del Nord sono confermati da un rapporto di  Make UK, che mostra come il 63 percento  delle esportazioni nordirlandesi sia destinato all’Ue, più di qualsiasi altra nazione o regione del Regno Unito.  Il commercio dell’Irlanda del Nord con l’Irlanda non è stato ostacolato dalla Brexit, a differenza del resto del Regno Unito, dove gli esportatori devono affrontare una montagna di documenti e problemi di conformità per vendere nell’UE.

Il 23 giugno 2016 gli elettori del Regno Unito hanno deciso con un referendum di lasciare l’Unione Europea. Il 29 marzo 2017 il Regno Unito ha notificato ufficialmente al Consiglio europeo la sua intenzione di uscire. E Bruxelles espresse il suo “rammarico”, sottolineando che con tale decisione il Regno unito “perdeva i suoi diritti di membro dell’Unione”. La notifica ha fatto scattare l’articolo 50 del Trattato sull’Unione europea e ha aperto la strada ai negoziati per un accordo di recesso, che è entrato in vigore il 1° febbraio 2020. A questo è seguito un periodo di transizione che ha consentito un’uscita ordinata del Regno Unito e ha dato il tempo di negoziare un nuovo partenariato UE-Regno Unito. Il periodo di transizione è terminato il 31 dicembre 2020 e le relazioni tra l’Unione europea e il Regno Unito si basano ora provvisoriamente su quattro trattati, in particolare l’Accordo di recesso e l’Accordo commerciale e di cooperazione UE-Regno Unito.

Il tribunale dell’UE ha il potere di imporre multe giornaliere da milioni di euro al Regno Unito, e le sue sentenze potrebbero essere il primo passo verso l’adozione di misure punitive da parte del blocco attraverso i meccanismi previsti dagli accordi sulla Brexit. Un portavoce del governo britannico, a cui sono stati concessi due mesi per rispondere alle ultime richieste, ha dichiarato: “È deludente vedere che l’UE ha scelto di portare avanti un’ulteriore azione legale, in particolare per quanto riguarda le merci che lasciano l’Irlanda del Nord per la Gran Bretagna e che, evidentemente, non presentano alcun rischio per il mercato unico dell’UE. Esamineremo le argomentazioni dell’UE e risponderemo a tempo debito”.

L’immagine è tratta da Wikipedia

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