Dossier/ Verso le europee: i sistemi elettorali

a cura di Alice Pistolesi

Si conclude con un focus sui sistemi elettorali, il ciclo di approfondimenti dell’Atlante delle guerre in vista delle elezioni europee del 26 maggio.

In questo dossier si analizzano i tratti comuni e le differenze tra le varie leggi elettorali degli Stati membri con un occhio di riguardo alla norma in vigore in Italia. Come caso di studio abbiamo poi scelto il tema ambientale e della lotta al cambiamento climatico (tema a noi molto caro), dedicando un approfondimento ai programmi dei partiti (italiani, ma di conseguenza europei) che si occupano di questo tema. Nel box ‘chi fa cosa’, ci sono i link ai vari programmi, in modo da consentire di approfondire anche altri aspetti.

Qui le precedenti uscite:

Il Parlamento Europeo

La commissione Europea

Il Consiglio Europeo

Le alleanze politiche

I sistemi elettorali in Europa

Ogni Stato dell’Unione Europea ha la libertà di scegliere la propria legge elettorale. Tutti i Paesi membri adotteranno però un sistema elettorale proporzionale. A variare è il sistema delle preferenze e il listino bloccato e la soglia di sbarramento.

I Paesi in cui la soglia è prevista ed è fissata al 4 per cento sono l’Austria, l’Italia e la Slovenia. E’ fissata invece al 5 per cento in Belgio, Croazia, Francia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Ungheria. Per Cipro lo sbarramento è all’1,8 per cento, mentre è al 3 in Grecia. In tutti gli altri Paesi non sono previsti sbarramenti.

Nella maggior parte degli stati si possono indicare uno o più voti di preferenza, ma ci sono anche casi in cui si utilizza il cosiddetto ‘listino bloccato’. Questo vale per Francia, Germania, Portogallo, Regno Unito e Romania.

I tratti comuni e non

Nelle leggi elettorali europee ci sono alcuni tratti comuni a tutti i Paesi e alcune, anche sostanziali, differenze. Tra quelli comuni c’è il suffragio universale diretto: gli europarlamentari, fin dal 1979, sono scelti direttamente dai cittadini. La rappresentanza è proporzionale e le elezioni si svolgono nello stesso periodo, ma non esattamente nello stesso giorno. In tutti i Paesi per votare occorre avere compiuto i 18 anni, tranne in Austria dove ne bastano 16. Ogni elettore può esprimere un solo voto, in maniera libera e segreta. Lo spoglio delle schede non può iniziare prima della chiusura dei seggi in tutti gli Stati membri. Inoltre la soglia minima d’accesso è libera ma non può eccedere il 5 per cento dei voti validi. Vige, infine, il divieto del doppio mandato, nazionale ed europeo.

Tra i tratti non comuni a tutti ci sono invece i requisiti e l’età minima per candidarsi, la legge elettorale e le modalità di voto per i residenti all’estero. I deputati sono eletti con un sistema composto da regole europee e nazionali. Questo dovrebbe cambiare. Secondo quanto previsto dal Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Tfue) si dovrà infatti arrivare ad una legislazione che sia il più possibile uniforme.

L’articolo 223, infatti, prescrive: “ Il Parlamento europeo elabora un progetto volto a stabilire le disposizioni necessarie per permettere l’elezione dei suoi membri a suffragio universale diretto, secondo una procedura uniforme in tutti gli Stati membri o secondo i principi comuni a tutti gli Stati membri”.

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