di Emanuele Giordana
Da diversi mesi in Myanmar è in corso una guerra per il controllo del centro frontaliero di Myawaddy sul fiume Moei, davanti alla città tailandese di Mae Sot. Quasi interamente conquistata dalla Resistenza Karen in aprile, la città è poi nuovamente tornata al centro di scontri dopo la controffensiva dell’esercito golpista birmano che, nel febbraio 2021, ha spodestato il governo di Aung San Suu Kyi. Il suo valore per i ‘ribelli’ è altissimo: se conquistata segnerebbe il loro controllo totale su tutte le frontiere del Paese.
Tuttavia, a rendere ancora più complesso la situazione a Miawaddy subentrano diversi elementi, tra cui alcuni piccoli agglomerati urbani affacciati sul fiume Moei che segnano il confine tra Myanmar e Thailandia. Sono le cosiddette Scam City – o “città della truffa” – una serie di luoghi costruiti e controllati dalla mafia cinese in combutta con compiacenti governi locali e funzionari corrotti, specializzate in cyber crimini via web e cellulare.
È una realtà diffusa soprattutto in Myanmar, ma presente anche in altri Paesi del Sudest asiatico e in continua espansione da est verso ovest: dall’Asia sudorientale all’India, ma anche a Dubai e in Georgia. A quanto sembra, sarebbero proprio le Scam City la vera posta in gioco della battaglia sul confine birmano-tailandese: centrali criminali che producono denaro a ritmo continuo e il cui controllo porterebbe guadagni miliardari….. Leggi tutto l’articolo su Ispionline
In copertina: Shwe Kokko (foto atlanteguerre)