Situazione instabile nel Kurdistan siriano

Accordo tra Usa e Turchia per un cessate il fuoco nel nord-est della Siria. Ma sul terreno si combatte ancora. Amnesty: crimini di guerra

L’accordo mediato dagli americani con i Turchi ieri sera non dovrebbe consentire, secondo l’inviato speciale degli Stati Uniti per la Siria, James Jeffrey – citato dalla Bbc – alcun movimento in avanti di truppe sul terreno e nessuna azione militare oltre all’autodifesa. Il cessate il fuoco dovrebbe garantire in sostanza alle forze curde cinque giorni per ritirarsi dalla cosiddetta “zona sicura” che la Turchia vuole stabilire in Siria. Dovrebbe dunque valere per le zone di terra siriana che i turchi hanno invaso nell’ultima settimana, circa un quarto del territorio che alla fine Ankara vorrebbe avere come cuscinetto al suo confine. Ma la situazione sul campo è volatile e si registrano ancora combattimenti e i curdi accusano Ankara di violare l’accordo appena raggiunto oltre ad aver usato armi chimiche.

Il comandante curdo, generale Mazloum Kobani, ha detto che le sue forze si sarebbero ritirate da questa zona ma ha ha aggiunto che si deve ancora discutere di un cessate il fuoco per altre parti del confine. Intanto la posizione siriana non è chiara: Damasco non è stata consultata e così i suoi alleati maggiore, la Russia e l’Iran, che non erano presenti al negoziato tra il vicepresidente degli Stati Uniti Mike Pence e lo stesso Erdogan. E’ stato lo stesso Pence a dichiarare giovedi sera che Washington e Ankara avevano concordato un cessate il fuoco nel nord-est della Siria.

D’altra parte, i turchi hanno concordato di rendere permanente la tregua solo se i combattenti curdi se ne andranno ma per ora i soldati di Ankara non si ritirano. Inoltre sarebbero emerse visioni diverse all’interno dei curdi stessi sul comportamento da tenere rispetto all’accordo Usa-Turchia.

Tra le 160.000 e le 300.000 persone sarebbero fuggite dalle loro case da quando sono iniziati i combattimenti e si teme che l’operazione turca possa portare a una pulizia etnica della popolazione curda locale. Infine Amnesty International afferma di aver raccolto “prove schiaccianti di crimini di guerra e altre violazioni da parte delle forze turche e dei loro alleati”: esecuzioni sommarie e attacco indiscriminato ai civili. Crimini di guerra di cui Ankara si sarebbe resa colpevole.

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