La Russia e il “turismo vaccinale”

La diffidenza tra Ue e Federazione russa impedisce il trasferimento di dati e piattaforme. E spinge tanti a vaccinarsi altrove

di Ambra Visentin

Al momento sono ben 4 i vaccini disponibili sul mercato russo: lo “Sputnik V”, il primo farmaco al mondo per la prevenzione del Covid19, sviluppato dal Gamaleya Research Center for Electrochemistry, “EpiVacCorona-N” della Vector di Rospotrebnadzor, “KoviVak” dal centro Chumakov ed infine il primo vaccino russo per adolescenti, il Gam-COVID-Vac M. Nei laboratori si lavora inoltre al perfezionamento del quinto prodotto concorrente, il “Konvasal”. Ciononostante, la popolazione adulta russa che si è sottoposta a ciclo vaccinale completo ad oggi raggiunge appena il 59%. Le ragioni del fallimento della campagna vaccinale risiedono, secondo gli esperti, nella scarsa trasparenza sui dati, nella sostanziale sfiducia dei cittadini nel governo e nella cattiva gestione della distribuzione dei farmaci nel Paese.

A metà dicembre 2021 Vladimir Putin ha presentato il progetto di legge sull’introduzione del QR-Code per l’accesso ai luoghi pubblici. Il 13 dicembre, il vice primo ministro Tatyana Golikova ha annunciato che i russi vaccinati contro il Covid con sieri stranieri potranno ricevere un certificato Covid dopo aver superato un test anticorpale. Il codice QR avrà una validità di sei mesi. Purtroppo le difficili trattative Russia-UE sul riconoscimento reciproco dei certificati di vaccinazione contro il Covid ostacolano ulteriormente il progredire della campagna interna. Come riferisce Interfax il QR-code russo è un link al Portale dei Servizi Pubblici della Federazione Russa, mentre il passaporto vaccinale europeo contiene già informazioni sui vaccinati o sui guariti. L’UE insiste nell’utilizzare la propria piattaforma, ma in questo caso “l’unificazione dei due sistemi è associata al trasferimento dei dati personali dei russi a terzi”, afferma la fonte citata da Interfax, secondo la quale il Cremlino ha espresso un veto categorico, impedendo così per ora il raggiungimento di un compromesso.

A causa di questi rallentamenti, a detta di Dmitry Gorin, vicepresidente dell’Unione russa dell’industria dei viaggi, la domanda di turismo dei vaccini verso mete quali Serbia, Croazia, Bulgaria e Grecia, potrebbe aumentare nei prossimi mesi e spiega come il turismo vaccinale sia gestito dalle società Russian Express e PAC GROUP. Quest’ultima, ad esempio, organizza tour in Serbia dove, come riferisce l’Associazione dei Tour Operator della Russia, vengono somministrati gratuitamente farmaci Pfizer, BioNTech, AstraZeneca e Sinopharm. Sarà un fenomeno, come precisa Sergej Voznesky, professore associato del Dipartimento di malattie infettive dell’Università RUDN, che andrà ad interessare non la popolazione renitente al siero, bensì le “ri-vaccinazioni”.

Il Partito Comunista si è fatto subito portavoce degli oppositori del green-pass, di cui i cittadini russi sembrano avere più timore rispetto alla malattia stessa. Di certo, come sottolinea in un’intervista rilasciata a Dozhd Ilya Yasny, responsabile della perizia scientifica della fondazione farmaceutica “Inbio Ventures” è venuta a mancare trasparenza nella comunicazione dei dati riguardanti i vaccini: “In Europa si può avere accesso ai dati e alle analisi riguardanti le vaccinazioni, l’andamento della malattia, le reazioni avverse (…) questo qui non accade”. Inutile si è rivelata anche la dura lingua delle pubblicità governative che ammoniscono: “In obitorio è tardi per cambiare idea, vaccinatevi”. Ulteriore scoglio della campagna, secondo il Data Analyst Alexandr Dragan, ha rappresentato la discontinuità dei prodotti vaccinali sul mercato interno russo, dovuta alle forti esportazioni decise dal governo, soprattutto verso l’Argentina, che a più riprese hanno causato l’interruzione del ciclo d’immunizzazione dei russi stessi.

 

 

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