Confine Turchia-Grecia: rifugiati come pedine

Più di 80.000 alla frontiera Nord. Ma tutto nasce dal conflitto in Siria

di Maurizio Sacchi

In quella che è dichiaratamente una mossa di pressione per ottenere appoggio alla propria offensiva in Siria, la Turchia ha annunciato di aver dato via libera verso l’Europa ai rifugiati di varia provenienza Sarebbero 80.888 ad aver attraversato il confine con l’Ue fino a questo momento.

Questo ha dichiarato la sera di ieri  il capo della comunicazione della presidenza turca, Fahrettin Altun. Ma è guerra di numeri con Atene: ai valichi di frontiera verso la Grecia e la Bulgaria, finora i due paesi non hanno segnalato l’arrivo di un alto numero di richiedenti asilo. Secondo il ministero delle migrazioni di Atene, la polizia greca avrebbe finora bloccato al confine 9.600 migranti.

Migliaia di rifugiati e migranti rimangono dietro una recinzione di filo spinato sul confine nord orientale greco-turco a Evros, nella speranza di poter varcare la frontiera con l’Europa. Il Paese ha rafforzato a più riprese  le forze di polizia e militari in tutto il paese per far fronte a una situazione senza precedenti. Domenica la mattina è stata tranquilla, senza che si sia verificato alcun incidente violento.

Ma venerdì e sabato la polizia e le forze armate greche hanno dovuto affrontare il lancio costante di pietre, pezzi di legno e bottiglie molotov provenienti dal lato turco del confine. Per questo motivo, la polizia greca ha risposto con gas lacrimogeni per scoraggiare la folla. Un totale di 136 persone sono state arrestate per aver attraversato illegalmente il confine dalle forze armate greche.Secondo quanto riferito, i detenuti sono entrati illegalmente nel territorio greco oltre la linea doganale, dove sono stati schierati forti eserciti e forze di polizia, creando un muro impenetrabile.

La reazione dell’UE

La leadership dell’UE si è affrettata a sostenere – verbalmente – la Grecia in questa situazione, impegnandosi in aiuti materiali. Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, ha dichiarato di essere in stretto contatto con i governi greco e bulgaro, mentre Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha affermato che l’Ue ha seguito da vicino la situazione e che la sua priorità è di assistere la Grecia e la Bulgaria. 

Una risposta puramente repressiva, perché nelle parole della der Leyen si tradurrebbe nell’invio di ulteriori guardie Frontex , la speciale forza europea  che dovrebbe rafforzarne le frontiere. Una misura risibile, se si pensa che, a fronte di un totale di circa 100.000 uomini adibiti attualmente dai governi europei alla sorveglianza dei confini, questa forza di emergenza europea conta in tutto su soli 3.000 effettivi.

Il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha affermato che “non saranno tollerati ingressi illegali in Grecia”, e che  si stava rafforzando la sicurezza delle frontiere terrestri e marittime. Il direttore delle comunicazioni turco, Fahrettin Altun, ha affermato che i migranti sono ora anche problema dell’Europa e del mondo. Ha detto che la Turchia non ha “altra scelta” se non quella di allentare i controlli alle frontiere perché non ha ricevuto abbastanza sostegno nell’ospitare i rifugiati siriani.

Tuttavia, c’è stata una certa confusione sulla politica turca dopo che Josip  Borrell, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’UE, ha dichiarato che il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu lo ha rassicurato sul fatto che la Turchia rimane impegnata a controllare il flusso di migranti verso l’Ue.

Ma i media internazionali concordano sul fatto che si tratti di una rappresaglia: l’allentamento dei controlli sul flusso dei migranti e rifugiati ha radici in Siria. Altun aveva precedentemente affermato che la Turchia non aveva la capacità di consentire a quasi un milione di siriani di fuggire dai combattimenti a Idlib. Ha invitato la comunità internazionale a proteggere i civili di Idlib dal “genocidio” imponendo una zona di non-volo. 

Tutto ciò è solo l’ultimo frutto della politica di contenimento scelto dall’Ue, che consiste in sostanza nello scaricare sugli stati confinanti o sull’altra sponda del Mediterraneo il problema dei rifugiati, in cambio di aiuti economici, ipocritamente definiti come fondi per la loro assistenza. Un cinismo a malapena nascosto dal linguaggio della dilpomazia.

La discrepanza di 70.000 persone fra i dati turco e greco è rappresentata da donne, bambini e uomini che si ammassano, senza cibo o riparo, alla frontiera. E che da entrambe le parti sono semplicemente pedine di quello che non è un’esagerazione definire un gioco al massacro.

Nell’immagine una foto tratta da Unsplash

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