Il cimitero Mediterraneo

Le rotte che attraversano il mare restano tra le più pericolose del mondo. Le denunce di Amnesty e Unhcr e alcuni dati che fotografano la situazione

Il Mar Mediterraneo si è trasformato per molti, troppi, in un cimitero. La rotta del Mediterraneo centrale è sempre più pericolosa e contraddistinta da un alto tasso di mortalità. Molte le organizzazioni che negli anni hanno denunciato la condizione di questi viaggi disperati. Tra queste Amnesty International Italia: “Le persone in fuga da guerre, persecuzioni e carestie che tentano la traversata del Mediterraneo – si legge – sono sempre più esposte al rischio di morte a causa della progressiva scomparsa di entità – internazionali, governative e non governative – dedite al soccorso in mare”.

“La sostanziale inattività delle missioni europee – continua Amnesty – come il decadimento della missione Sophia, e l’inasprimento delle politiche italiane in tema di migrazione, hanno di fatto posto le basi per quella che da più parti è stata definita una vera e propria “ecatombe” nel Mar Mediterraneo. Una responsabilità di tutta l’Europa e dell’Italia che, dal 2016, iniziarono a investire nel rafforzamento della capacità delle autorità marittime libiche di pattugliare le loro coste, intercettare in mare rifugiati e migranti diretti verso l’Europa e riportarli in Libia, oltre che a stringere accordi informali con milizie coinvolte nel traffico dei rifugiati e migranti”.

Sulla gestione dei soccorsi sulla rotta Mediterraneo e in particolare sul decreto sicurezza bis approvato dal Parlamento italiano si era recentemente espressa anche l’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati.

“L’Unchcr – scrivono – esprime preoccupazione a seguito dell’approvazione avvenuta ieri da parte del Parlamento italiano della legge di conversione del decreto sicurezza bis che impone sanzioni ancore più severe alle imbarcazioni e alle persone che conducono operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo”.

E ancora: “L’Unhcr ribadisce la propria preoccupazione in merito al fatto che l’imposizione di sanzioni pecuniarie e di altro tipo ai comandanti delle navi potrebbe ostacolare o impedire le attività di soccorso in mare da parte delle navi private in un momento in cui gli Stati europei hanno significativamente ritirato il proprio sostegno alle operazioni di soccorso nel Mediterraneo Centrale. Le ONG svolgono un ruolo cruciale nel salvare le vite dei rifugiati e migranti che intraprendono la pericolosa traversata per arrivare in Europa. Il loro impegno e l’umanità che guida le loro azioni non dovrebbero essere criminalizzati o stigmatizzati”.

Ma veniamo ai dati.

Dal rapporto ‘Viaggi disperati’ dell’Unhcr si evince che ogni giorno si perdono in media sei vite. Nel 2018 sono stati 2277 i migranti dispersi o morti in mare. Quella centrale è da anni la rotta più pericolosa. Solo nel 2018 su questa tratta hanno perso la vita 1279 persone, contro le 811 della rotta occidentale e le 187 di quella orientale. Al 14 agosto 2019 gli arrivi in Italia sono stati 4.240 e 50.886 in totale nel Mediterraneo. I morti e i dispersi (stimati) sono 839.

La tabella di Unhcr sugli arrivi, le morti e i dispersi dal 2014 al 2018.Nella tabella sottostante si mettono in relazione i morti i dispersi. Come si vede, nel 2019 si stima di essere arrivati a 839 vite perse nel mare. Per leggere al meglio questi dati è necessario compararli con il numero di arrivi e partenze, che sono negli ultimi anni diminuiti in maniera consistente.

Gli sbarchi infatti non riguardano solo l’Italia. Anche Spagna, Grecia, Malta e Cipro sono primariamente interessati dagli sbarchi e, nel caso di Grecia e Spagna, dai passaggi dei confini terrestri. I flussi che partono da Marocco e Algeria ovest (rotta Occidentale) vanno principalmente in Spagna, quelli che partono da Algeria, Tunisia e Libia (rotta centrale) sono quelli che riguardano maggiormente l’Italia, mentre i flussi che partono dalla Turchia e dai paesi del Vicino Oriente (rotta Orientale) interessano soprattutto la Grecia. Sempre l’Unhcr non si tratta comunque di rotte esclusive.

La rotta Centrale resta la più pericolosa:

Ma non si muore solo in mare. I morti stimati via terra nel 2018 sono stati almeno 136. Le principali cause di morte via terra nel 2018 è stata l’annegamento durante l’attraversamento di fiumi, gli incidenti d’auto o camion (31 casi nel 2018), investimenti da treno, aggressione da parte di gruppi criminali e condizioni meteorologiche avverse. Inoltre 12 migranti sono morti mentre erano nascosti in auto, camion o treni.

di Red/Al.Pi.

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