Il peacebuilding è il grande assente della politica estera italiana, ma lavorare alla costruzione della Pace e sulla prevenzione dei conflitti, è fondamentale. Nasce da questa evidenza il rapporto “L’Italia e il peacebuilding” realizzato dall’Agenzia per il Peacebuilding nel maggio 2022, che è stato presentato il 5 luglio in una conferenza stampa alla Camera dei Deputati, moderata da Alice Pistolesi dell’Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo. “Nell’impalcatura istituzionale italiana il peacebuilding è assente – ha spiegato Bernardo Venturi, direttore dell’Agenzia per il Peacebuilding – Nonostante gli interventi di costruzione della pace realizzati con mezzi civili siano ufficialmente parte della cooperazione allo sviluppo dal 2007, questi strumenti non hanno un’attenzione particolare e specifica in Italia”.
Il Report, realizzato con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, fornisce un’analisi sul supporto ai processi di pace del sistema paese italiano, inteso come insieme delle istituzioni e della società civile. Si tratta del primo studio sul tema, e mette in luce che in Italia il peacebuilding riceve considerazione limitata, rimanendo spesso relegato a un ruolo marginale. Il rapporto suggerisce sia l’integrazione di nuovi strumenti civili all’interno degli interventi in essere da parte della politica estera, sia di porre più attenzione alle misure di prevenzione delle crisi e dei conflitti violenti rispetto a misure reattive e di intervento ex post.
La conferenza stampa alla Camera è stata anche l’occasione per evidenziare le raccomandazioni per un’azione di pace strategica per l’Italia, dai decreti missione al triplo nesso che unisce azione umanitaria, sviluppo e costruzione della pace. Il decreto sulle missioni internazionali che sarà discusso a breve in Parlamento, è infatti un passaggio fondamentale, perché è qui che, secondo l’Agenzia, sarebbe “importante valorizzare lo strumento del peacebuilding civile con uno stanziamento ad hoc”. “Riteniamo – hanno dichiarato – inoltre necessario istituire all’interno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale un desk o una task force dedicata al peacebuilding e alla prevenzione dei conflitti violenti”.
Un altro asse fondamentale di sviluppo è l’implementazione del Triplo Nesso che “rappresenta un’occasione unica per il sistema di cooperazione italiana per una nuova fase di integrazione strategica e operativa tra i tre ambiti”. Da ricordare, come terzo punto strategico, il progetto pilota sui Corpi Civili di Pace arrivato ora alla terza fase e dal quale è “fondamentale raccogliere le esperienze in una valutazione finale”.
Alla conferenza è intervenuta l’onorevole Emanuela Rossini, Vice Presidente della Commissione Politiche Ue alla Camera. “Se oggi è fondamentale prendere la parte dell’aggredito nella guerra in Ucraina – ha dichiarato – domani sarà fondamentale ricostruire le relazioni tra i popoli. A questo dobbiamo iniziare a prepararci. Il lavoro di pace e stabilità non è un orizzonte vago, ma un’ azione che va preparata nel tempo, con mezzi, formazione e principi. Per questo i Corpi Civili di Pace e i mediatori di pace dovranno diventare un pillar della difesa europea, professionalizzando queste figure e rendendo strutturali gli interventi. Credo che non abbiamo apprezzato l’eccezionalità storica e geografica degli ultimi 70 anni nell’Occidente. Su democrazia, libertà, diritti, dobbiamo investire concretamente, partendo dal basso, con le persone, secondo un approccio di peacebuilding che in territori post-conflitti ricostruisce relazioni e prospettive.”
Il rapporto L’Italia per il Peacebuilding sarà analizzato nel dossier di atlanteguerre.it in uscita martedì 12 luglio.