di Raffaele Crocco
Lui magari si arrabbierà. Ma ve lo voglio raccontare. Un mese e mezzo fa, quando mi disse al telefono – il tono era un po’ incredulo – che aveva vinto il “Robert Capa Gold Medal Award”, il Nobel dei fotografi, per il reportage dalla Siria, aggiunse che a quel punto poteva smettere di fare il fotoreporter e magari dedicarsi al rock.
Per la fortuna di noi tutti, Fabio Bucciarelli, classe 1980, sanguemisto torinese, non smetterà di fotografare. E’ appena tornato da Haiti e state certi è pronto a ripartire. Ancora immagini e ancora racconti, è questo che conta. Perché Fabio con le sue foto spiega ciò che è la guerra in modo secco, netto, pulito. Fissa momenti e ti fa precipitare dentro ai drammi dei troppi che subiscono. Ti fa capire che la guerra è solo tragedia e che non si deve credere a chi ne racconta le ragioni geopolitiche.
Troppa roba per un fotografo? Forse, chissà. Noi dell’Atlante pensiamo di no. Fabio fa parte del gruppo di lavoro da due anni. E’ stato l’autore della copertina della terza edizione e del reportage sulla Siria nella quarta. Inoltre ha messo in questo progetto idee, suggerimenti, scelte e consigli. Il fatto che abbia vinto il “Robert Capa” ci esalta, ci commuove, ci fa capire che siamo sulla strada giusta, che questo mestiere lo facciamo bene, raccontando sempre e comunque quello che va raccontato. Esattamente come fa lui quando parte per “camminare nelle notizie”.
A me, Raffaele, come direttore di questo volume, avere Fabio come amico e “complice” rende semplicemente orgoglioso.