La “pedina” Aung San Suu Kyi

La giunta militare birmana sposta la Lady in una residenza della capitale fuori dalla prigione speciale dov'era rinchiusa. Gesto di apertura o calcolo politico?

La notizia era iniziata a circolare già giovedi scorso. Ed era stata presa come un segnale di buon auspicio. Secondo fonti della Lega nazionale per la democrazia (Lnd), il partito ormai fuori legge di Aung San Suu Kyi, la “Lady”, come la leader della resistenza birmana viene chiamata, era stata spostata all’inizio della settimana da un’isolatissima prigione della capitale Naypyidaw in una residenza più confortevole. Trasferimento interpretato come “arresti domiciliari”. Ma con l’andar del tempo le cose han preso un altro sapore benché anche ieri fonti della Lnd abbiano confermato all’Associated Press la nuova residenza. Presto per dire però se sarà temporanea o un gesto di apertura dopo che la Lady è stata condannata più volte a una somma di anni di prigione che equivalgono a un ergastolo. E’ sempre stato vietato incontrarla o poterla vedere in pubblico in tribunale. Nemmeno a Hun Sen, quando presiedeva l’associazione politica regionale Asean, era stato possibile vederla durante il suo viaggio in Myanmar in cui il vecchio premier cambogiano – appena uscito trionfante da elezioni farsa che ne hanno confermato il regime – sperava di ottenere almeno una visitina in cambio del suo seppur indiretto appoggio alla giunta militare birmana.

La giunta golpista, sin dalla presa del potere nel febbraio 2021, ha sempre messo in chiaro che il posto della Nobel birmana era la galera e ha sempre risposto no a ogni richiesta di vederla. Ma ultimamente qualcosa è cambiato: il 12 luglio il ministro degli Esteri tailandese Don Pramudwinai ha rivelato di aver incontrato tre giorni prima per un’ora Suu Kyi nella prigione speciale che le era riservata dove l’ingresso era vietato persino ai suoi legali. Una conversazione “amichevole”, ha detto il capo della diplomazia di Bangkok e comunque gestito dal ministro di un governo, quello del generale Prayut Chan-o-Cha, formato da fedelissimi delle Forze armate e che si è sempre sforzato di smorzare i toni di altri partner regionali – Malaysia, Singapore, Filippine e Indonesia – assai più duri, almeno a parole, con la giunta. Adesso, dicono ancora le indiscrezioni, c’è un’altra visita in agenda e di un certo peso: dopo che la Lnd ha confermato che Daw Aung San Suu Kyi ha incontrato il portavoce della Camera bassa birmana, Ti Khun Myat, fonti del partito hanno anche menzionato la possibilità che la Lady possa incontrare Deng Xijuan, l’inviato speciale della Cina per gli affari asiatici, che si trova in visita ufficiale in Myanmar.

Condannata a 33 anni di galera (ne ha 78) Suu Kyi è forse la pedina che la giunta vorrebbe giocare per negoziare in una guerra civile di cui non viene a capo. Già mesi fa aveva favorito un abboccamento con alcuni personaggi della Lnd favorevoli a presentarsi alle elezioni farsa che la giunta prima o poi dovrebbe indire. Ma la Lady, e la maggior parte del governo ombra clandestino che la rappresenta, ha sempre detto di no a ogni trattativa coi militari. Può essere che adesso la giunta cerchi di ammorbidirla tentando di trovare una soluzione per por fine al conflitto che, nonostante le armi russe e cinesi, l’esercito di Naypyidaw non riesce a vincere sul piano del controllo territoriale. Da questo punto di vista, l’incontro col ministro tailandese e adesso con un alto dignitario cinese sembra una strategia per tentare di cambiare la percezione che il mondo ha ormai della giunta militare che gode di scarsi appoggi internazionali (Russia e India soprattutto) ed è vessata dalle sanzioni. Inoltre lunedi scadono i sei mesi di stato di emergenza proclamati in febbraio. I militari si ritroverebbero – estendendola – nella condizione di violare nuovamente la Costituzione scritta proprio da loro.

(Red/Est/E.G.)

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