L’Annus horribilis dei diritti umani

"La pandemia ha messo a nudo l’impatto sui diritti umani di anni di crisi politiche e finanziarie e i punti deboli dei sistemi di governance e cooperazione globali". Il rapporto 2020-2021 di Amnesty

“Il 2020 è stato un annus horribilis anche per i diritti umani”. Così Riccardo Nuory, portavoce di Amnesty Italia definisce il primo anno della pandemia da Covid-19, presentando il Rapporto sulla situazione dei diritti umani nel mondo 2020-2021. La pandemia, secondo Amnesty, si è infatti “insinuata in società afflitte da disuguaglianza e discriminazione, allargando solchi e divisioni già esistenti. La pandemia ha messo a nudo l’impatto sui diritti umani di anni di crisi politiche e finanziarie e i punti deboli dei sistemi di governance e cooperazione globali, che alcuni stati hanno reso ancora più evidenti sottraendosi alle loro responsabilità o attaccando le istituzioni multilaterali”.

Ma la pandemia non ha colpito tutti allo stesso modo “Ci sono stati gruppi – ha riferito Nuory alla presentazione del rapporto – che hanno subito gli effetti peggiori, ad esempio gli anziani decimati in molti Paesi all’interno delle rsa, ma anche gli assembrati contro loro volontà come carcerati sfollati, lavoratori”.

Il rapporto 2021-2021 rileva che in almeno 87 paesi si verificano torture e maltrattamenti sistematici, che in almeno 53 paesi sono detenuti prigionieri di coscienza e che in almeno 40 Stati avvengono le sparizioni forzate. Il rapporto è una sintesi del lavoro di ricerca e documentazione svolto da Amnesty International attraverso indagini effettuate sul campo ma anche attraverso contatti con organizzazioni, avvocati, detenuti, ex detenuti e media, fondamentali in un anno in cui gli spostamenti limitati. Il rapporto contiene un’approfondita analisi sulle tendenze globali nel campo dei diritti umani e schede su 149 stati.

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Nel rapporto si seguono alcune direttrici che riguardano le violazioni dei diritti alla vita, alla salute e alla tutela sociale, la violenza di genere e minacce ai diritti sessuali e riproduttivi e la repressione del dissenso.

Attacchi al diritto alla vita e alla salute

Il numero di persone decedute nel 2020 per Covid-19 ha superato nel mondo gli 1,8milioni. I sistemi sanitari e i programmi di tutela sociale, indeboliti da decenni di sottofinanziamenti e da mancanza di preparazione, si sono trovati mal equipaggiati per reagire alla situazione. In 42 dei 149 paesi monitorati, Amnesty International ha documentato casi di vessazioni e intimidazioni da parte delle autorità contro operatori sanitari e altri lavoratori essenziali nel contesto della pandemia. A essere particolarmente colpite sono state le donne impiegate come operatrici sanitarie e nei lavori di cura, in quanto a livello globale costituivano il 70 per cento della forza lavoro del settore sanitario e sociale, dove già subivano gli effetti di un significativo divario salariale.

In 42 dei 149 paesi monitorati da Amnesty International, sono stati inoltre segnalati casi di rifugiati e migranti sottoposti a respingimento. Mentre alcuni governi sono intervenuti disponendo il rilascio dei detenuti per contenere la diffusione del Covid-19, gli sgomberi forzati (Amnesty International ha ricevuto segnalazioni di questi casi in 42 dei 149 paesi monitorati) hanno esposto ulteriormente al rischio di contagio le persone rimaste senza dimora.

Più di 90 paesi hanno introdotto restrizioni all’esportazione di alcune categorie merceologiche con conseguenti effetti su attrezzature mediche, Dpi, prodotti farmaceutici e generi alimentari.

Violenza di genere

Kuwait, Corea del Sud e Sudan si sono dotati di nuovi strumenti legislativi per contrastare la violenza contro donne e ragazze. Paesi come Croazia, Danimarca, Paesi Bassi e Spagna hanno adottato misure per migliorare le leggi sullo stupro e basarle sul concetto di consenso. In diversi paesi africani ci sono stati sviluppi legislativi senza precedenti, che miravano a porre fine all’impunità per stupro e altre forme di violenza sessuale, in tempo di pace e di guerra.

Nella realtà però, gli episodi di violenza di genere, compresi i cosiddetti delitti “d’onore” e basati sulla casta, di violenza domestica e sessuale hanno continuato ad avere un’incidenza drammaticamente elevata in tutto il mondo e le autorità si sono dimostrate generalmente incapaci d’intervenire adeguatamente.

Amnesty International ha raccolto le testimonianze di persone Lgbti che sono state arrestate o trattenute in custodia nel 2020 a causa del loro orientamento sessuale o dell’identità di genere, in 24 dei 149 paesi monitorati.

Repressione del dissenso

In Asia e nella regione del Vicino Oriente e Africa del Nord, le autorità hanno perseguito e anche incarcerato difensori dei diritti umani e giornalisti, utilizzando imputazioni dalla formulazione vaga come diffusione di disinformazione, divulgazione di segreti di stato e insulti verso le autorità, o li hanno etichettati come “terroristi”.

Alcuni governi hanno investito in software di sorveglianza digitale per prenderli di mira. Altri hanno intralciato le attività delle organizzazioni per i diritti umani, compresa Amnesty International. In America Latina e nei Caraibi, ancora la regione più violenta per chi difende i diritti umani, decine di attivisti sono stati uccisi da gruppi criminali in operazioni collegate a interessi di stato o economici.

Alcune autorità nelle Americhe e nel Vicino Oriente e Africa del Nord hanno emanato legislazioni che criminalizzavano i commenti critici riguardanti la pandemia e hanno conseguentemente avviato azioni penali contro persone accusate di avere diffuso notizie false od ostacolato le decisioni del governo. Altre in Europa hanno messo insieme la crisi sanitaria con questioni di sicurezza nazionale, affrettandosi a varare norme in materia di sicurezza interna o a rafforzare misure di sorveglianza o minacciando di farlo.

Per far rispettare le misure restrittive contro gli assembramenti durante la pandemia, molti governi hanno imposto drastici divieti contro ogni tipo di manifestazione o hanno fatto ricorso all’uso illegittimo della forza, in particolare in Africa e nelle Americhe. Inoltre, le autorità hanno punito coloro che criticavano l’azione del governo contro il Covid-19, fatto emergere gli abusi compiuti nel contesto della risposta all’emergenza o messo in discussione la narrativa ufficiale sul tema, in particolare in Asia e in Medio Oriente e Africa del Nord. Centinaia di persone sono state arbitrariamente arrestate e, in alcuni casi, incriminate e perseguite. In altri paesi, il governo ha usato il pretesto della pandemia per reprimere opinioni critiche su altri temi.

*In copertina Photo by Jakayla Toney on Unsplash

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