di Edvard Cucek
Finalmente siamo testimoni di una ribellione che ha come protagonisti gli studenti. Sono i ragazzi delle scuole superiori di Jajce, fortezza medievale dei Re bosniaci, città di AVNOJ (Consiglio Antifascista della Liberazione popolare di Jugoslavija) e forse l’unico sito al mondo che ha dovuto ritirare la propria candidatura per diventare il patrimonio dell’umanità. E ci sta dando un sorpresa. Proprio questa cittadina fu teatro dell’evento storico che poi diede il via alla creazione della Jugoslavia del dopo guerra. Nel 1943 i rappresentanti politici e i vertici della NOB (Movimento popolare della liberazione) si radunarono per decidere come e dove far nascere il nuovo “Stato di tutti i popoli jugoslavi”: una decisione da prendere dopo la liberazione dal nazismo e dal fascismo. Il Consiglio prevedeva di avere poteri, una specie di governo. Però, questa è la storia.
Che cosa è successo esattamente nei giorni scorsi? Nonostante alcune istanze del Tribunale e le proteste degli studenti, il Consiglio del Cantone della Bosnia Centrale ha stabilito di dividere per etnie una delle scuole superiori. In questo modo, come previsto da una legge ( molto discutibile), sono stati introdotti due programmi di istruzione scolastica, uno per i croati bosniaci e uno per i bosgnacchi (mussulmani). Ed è scattata la protesta. I primi a gridare, a non arrendersi, a non accettare la realizzazione di un altro progetto di pura segregazione, sono stati gli studenti stessi. Il malcontento, la rabbia e la sensazione di essere strumentalizzati ha trasformato un moto di ribellione in una protesta vera e propria. Un’opposizione dal basso, uscita dalle aule scolastiche contro il volere degli insegnanti e dei genitori. Era dal 1992 che non si vedevano segni di vitalità, di richiamo questi segni di richiamo all’unità e alla tolleranza. Questi coraggiosi ragazzi non hanno esitato a scendere nelle strade. Il numero dei partecipanti non rispecchia il numero dei sostenitori, molti dei quali sono stati ostacolati dalle famiglie. I ragazzi sono parsi determinati nel dire che a loro non servono altre due scuole sotto lo stesso tetto con due programmi scolastici “forzatamente” diversi. Loro non vogliono essere divisi perché queste divisioni sono le divisioni che determinano il loro futuro, che appartiene a loro, non ai politici. Come quasi sempre in Bosnia ed Erzegovina, non sono stati enti comunali e statali a dare l’ascolto a questa esplicita richiesta. La voce è arrivata ai vari rappresentati della comunità internazionale in BiH tra cui anche all’ambasciatore dell’OSCE sig. Jonathan Moore. L’ambasciatore Moore si è recato a Jajce ben due volte ed ha invitato le autorità locali ma anche il Ministero dell’ Istruzione scolastica a riflettere bene prima di prendere una decisione non condivisa da tutti. In questo caso da circa l’80% degli studenti delle scuole coinvolte. A lui di seguito hanno dato il pieno sostegno l’Ambasciata Francese in Bosnia ed Erzegovina, la rappresentanza dell’OHR di Sarajevo ed il direttore della missione di USAID in Bosnia ed Erzegovina.
Il sostegno è stato dato soprattutto ai ragazzi che credono profondamente che i sistemi scolastici, quelli nati dopo la divisione della BiH in due entità, possano essere modificati e adattati alle esigenze di tutti gli studenti.
La vedono come una soluzione dovuta e auspicabile, possibile raggiungimento dei livelli di civiltà basilari che negli ultimi decenni da quelle parti tante volte ha fatto fatica anche a ripristinare i valori e livelli raggiunti prima degli anni novanta. Mentre il sostegno e la solidarietà, da parte di intellettuali bosniaci, scrittori e qualche giornalista, molto lentamente si fanno sentire questi ragazzi non si rassegano. Sarà una battaglia persa? Non occorre nascere nel 2000 per avere il diritto di pensare che le eredità della guerra degli anni ’90 finalmente, una dopo l’altra, debbano essere riviste, con leggi volte alla convivenza. Gli studenti hanno deciso di non frequentare queste nuove scuole. E mentre sto scrivendo le ultime frasi ricevo una buona notizia: almeno per quest’anno scolastico i ragazzi hanno vinto.
Lunedì è iniziata la scuola e per ora non si parla di apertura del nuovo istituto scolastico. È vero che siamo in periodo di campagna elettorale e probabilmente per questo motivo i politici non hanno voluto fare mosse azzardate. Questi giovani sono senza dubbio il futuro della Bosnia ed Erzegovina. Io direi che sono i nostri EROI.
Buona fortuna ragazzi.