Scontro al vertice Nato

Fra Macron e Trump scambio di accuse al summit di Londra dell'Alleanza atlantica

Il 3 e 4 dicembre si è tenuto a Londra il vertice della Nato, che celebra anche il 70° anniversario del patto atlantico. In un clima tutt’altro che concorde, grandi divergenze si sono manifestate fra i principali alleati. Hanno dato il via a una serie di scontri interni le dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron, che in un’intervista a  The Economist aveva definito come “morte cerebrale” lo stato dell’Alleanza, e aveva chiesto un radicale cambiamento nelle relazioni con la Russia.

Osservazioni che hanno  suscitato una serie di rimproveri da parte di altri alleati della NATO, tra cui la cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha definito inutili i “giudizi radicali” di Macron. Secondo il New York Times, “gli esperti hanno affermato che il leader francese ha espresso un punto valido, ma hanno avvertito che le sue parole sarebbero state prese a pretesto per uno dei tipici attacchi del signor Trump, che infatti ha subito colto l’occasione“.

In un incontro di 52 minuti martedì mattina con Jens Stoltenberg, il segretario generale della Nato, Trump ha definito i commenti del signor Macron il mese scorso “molto offensivi” e una “dichiarazione molto, molto maligna, nei confronti di 28 Paesi (il numero dei membri del patto)“.

Altri punti di attrito riguardano la Turchia,  e il tema delle spese miliari, che Trump vorrebbe scaricare il più possibile sugli altri soci. Tema che ha monopolizzato il discorso della Nato da quando Trump è salito al potere.  Martedì il leader americano si è mostrato più conciliante rispetto alle volte predenti, citando gli sforzi dei suoi alleati per raggiungere il 2% del prodotto interno lordo nella spesa militare nazionale nel 2024. Oggi ci sono nove alleati che raggiungono quella percentuale. Anche così, Trump ha fatto riferimento a “un paio di Paesi” che non raggiungono l’1% del loro Pil. Uno di essi è la Spagna, la cui spesa è dello 0,92%, e il Belgio, che registra un centesimo in più (e il Lussemburgo, che assegna solo lo 0,56%).

Sul ruolo della Turchia Macron e Trump avevano già avuto uno scontro duro. Se il presidente francese aveva criticato sia l’abbandono degli alleati curdi, che la carta bianca lasciata alla Turchia di Erdogan nel gestire i rapporti con l’alleato principale della guerra all’Isis, Trump aveva replicato chiedendo a Macron se volesse che gli “restituisse” i tanti combattenti per il califfato di nazionalità francese. E già la Turchia è oggetto di polemica, per avere acquistato un sistema balistico russo, i cui standard non sono compatibili con quelli degli armamenti -americani in quasi totalità- dell’Alleanza.

Ma lo scontro con Macron si è esteso, toccando un diverso tipo di conflitto: anche nel corso di questa riunione, il presidente a stelle e strisce ha colto l’occasione per ammonire la Francia, e con essa tutti gli europei, che se saranno applicate tassazioni sui guadagni europei dei giganti del web, da Facebook ad Amazon a Google, gli Usa risponderanno con tariffe -l’arma preferita di questa amministrazione- sul 100 percento dei prodotti francesi importati in Usa, a partire dai vini.

L’irruzione delle guerre commerciali nell’ambito di un’alleanza militare è propria dell’interpretazione dell’amministrazione Trump delle relazioni internazionali. Infatti, nel discorso introduttivo, l’ascesa economica e militare della Cina è stata considerata tutt’uno; e il suo “contenimento” , oltre che alle tariffe unilaterali imposte da Washington, è stato indicato come un obbiettivo primario a tutti i Paesi membri. 

(Red/Ma.Sa.)

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